Onore E DOVERE

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Questa storia è scritta da : Ilaria


C’era una bella e strana atmosfera quella sera. Il salone era pieno di gente; il suo Circolo, venuto a festeggiare la nascita del suo primogenito.
Avevano dovuto attendere un po’ prima di organizzare quella festa. Jocelyn aveva avuto qualche difficoltà con il bambino dopo il parto e non aveva voluto vedere nessuno, a parte i suoi genitori. E lui, ovviamente, perché non sarebbe mai riuscita a tenerlo lontano da suo figlio.
Valentine li guardava con attenzione, dietro una maschera di benevolenza. Alcuni di loro erano con lui dai tempi della scuola, era sicuro della loro cieca fedeltà. Altri, invece…seppure al suo fianco da anni, ancora non aveva trovato la chiave giusta per renderli davvero obbedienti.
E il più difficile di tutti, in quel senso, non era ancora arrivato.
Si voltò quando un brusio si levò dal fondo della sala. Jocelyn stava entrando nel salone portando Jonathan tra le braccia.
Era a disagio, riusciva a vederlo anche da lontano. Non sembrava contenta di partecipare a quella festa. Eppure, gli invitati erano raggianti mentre la guardavano, incapaci com’erano di vedere oltre le apparenze. E lei era bravissima a nascondere quello che stava provando in quel momento.
Lo stava facendo per lui, lo sapeva. Ed era così orgoglioso di lei, nonostante la paura che aveva avuto nei giorni subito dopo la nascita di Jonathan. Jocelyn sembrava rifiutarlo, all’inizio. Colpa degli ormoni, sicuramente, ma per qualche giorno la sua vita era stata in bilico, sempre più timoroso di dover salvare il suo miglior esperimento dalle mani della donna che amava e che gli aveva permesso di realizzarlo.
Ma alla fine era passato tutto. Aveva dovuto aiutarla con qualche tonico di sua produzione, certo, ma andava molto meglio ora. Non aveva più parlato di un figlio non suo, non aveva più dato segni di considerare il bambino nient’altro che quello, un neonato con un sacco di bisogni. Ed era stanca, quello sì, ma era normalissimo per una donna che aveva partorito da poco.
Adesso era circondata da persone tese a toccare il piccolo e lei, a ricevere complimenti su quanto fosse tornata subito in forma, su quanto fosse buono Jonathan. Solo lui riusciva a vedere la fatica dietro a quei sorrisi e alle parole di ringraziamento.
Lo sentì, prima di vederlo. Lucian si era posizionato al suo fianco, guardando in direzione di Jocelyn.
“Sei felice, Val?” chiese con tono pieno di orgoglio.
Valentine si voltò a guardarlo, cercando di cogliere un’eventuale ironia. Non ne trovò.
“Sono felice, sì. Anche se vedere Jocelyn così stanca non mi piace,” rispose misurato.
Lucian si voltò verso di lui. “È normale, lo sai, i primi mesi sono i più difficili. Passerà,” disse rassicurante. “Stalle vicino, in questo momento sei tu la sua forza.”
Valentine fece un cenno di assenso, domandandosi silenziosamente dove trovasse la forza di parlare in quel modo nonostante quello che provava. Sapeva perfettamente che Lucian era innamorato di lei, da ben prima che lui stesso lo capisse e lo accettasse. Era uno dei motivi che l’avevano spinto a guardare Jocelyn con più attenzione, per capire in che modo una donna potesse scatenare tali emozioni e sentimenti. E aveva compreso benissimo, visto che alla fine l’aveva sposata.
Sapeva anche però che in un amore non corrisposto la cosa più dolorosa è vedere l’oggetto del proprio amore soffrire; sapeva che in una situazione del genere chiunque, e più di tutti Lucian, si sarebbe chiesto se non fosse stato meglio salvare la persona amata, se non fosse stato meglio intervenire prima, se non fosse stato meglio non farsi da parte.
Lo vedeva da tempo nei suoi occhi e lo notò di nuovo, più intensamente, in quel momento.
Era solo una questione di tempo prima che il suo parabatai si facesse avanti e lo affrontasse direttamente, convinto com’era che il bene che cerchiamo di fare per amore sia sempre giusto. Convinto che la loro vera missione non fosse riportare la purezza e la rettitudine tra gli Shadowhunters ma quella di imparare a rispettare il diverso e ad accettarlo.
Ne avevano già discusso, diverse volte. E invariabilmente a Valentine sfuggiva la chiave, quella piccola chiave, per portare Lucian dalla sua parte; quella leva che gli avrebbe fatto lasciare la presa sulla propria coscienza affidandola invece a lui. Era un pericolo che a quel punto non poteva più correre.
Amava il suo parabatai. Ma proprio per questo non poteva permettergli di rovinare i piani che avrebbero permesso agli Shadowhunters di tornare ad essere quello che Raziel aveva voluto quando li aveva creati.
E mentre lo osservava vicino a Jocelyn, mentre notava il modo in cui le si faceva vicino, cercando di sfiorarla ma non di toccarla apertamente, un’idea si fece strada dentro di lui. Un’idea che avrebbe portato il suo parabatai a non poter più avvicinare nessuno, non in quel modo. E soprattutto non la sua Jocelyn.
Tutto quello per cui Lucian viveva era in quella stanza. E le persone che amava e che lo amavano erano lì. Ma cosa sarebbe successo se, d’un tratto, si fosse trovato dall’altra parte della barricata?
Era un’idea rischiosa, difficile da applicare, ma lui era un uomo dalle mille risorse e sapeva bene come manipolare le situazioni perché volgessero a suo vantaggio. Sarebbe stato doloroso, certo. Ma alla fine sarebbe stato un bene per tutti: per Jocelyn, che non avrebbe più dovuto porre tanta attenzione a non ferire i sentimenti del suo amico. Per il Circolo, che non avrebbe più avuto una voce tanto vicina alla sua che gettava costantemente il seme del dubbio nelle menti più deboli.
Per suo figlio, perché Lucian sarebbe stato il più attendo osservatore della crescita del bambino e non poteva rischiare che la vita di Jonathan fosse in pericolo per colpa di una moralità distorta come quella del suo parabatai.
Mentre si avvicinava a sua moglie, l’idea prese definitivamente forma nella sua mente. E l’avrebbe messa in atto subito, pochi giorni dopo, per non perdere quella determinazione che gli aveva permesso di arrivare fino a lì, a creatore e capo del Circolo.
Avrebbe costretto Lucian a tirarsi fuori dai giochi, a rinnegare le sue idee sui Nascosti e su quanto non fossero poi così diversi da loro. L’avrebbe costretto a diventare uno di loro. E poi l’avrebbe condotto sulla strada della vergogna per se stesso, eliminando così un pericolo e una tentazione.
E non avrebbe nemmeno dovuto sporcarsi le mani.
Sorrise a sua moglie e poi al suo parabatai. “Ho una nuova missione, Lucian, una importante. E mi fido solo di te per coprirmi le spalle,” disse con tono solenne e sguardo serio.
L’emozione negli occhi di Lucian era palpabile, quasi quanto la preoccupazione sul viso di Jocelyn.
“Sono onorato, come sempre, parabatai.”
Valentine, per la prima volta quella sera, sorrise per davvero.

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