Sfumature D'amore

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Questa storia è scritta da : Ilaria

Julian stava finendo di dipingere l’enorme tela, chiuso nel suo studio. Nessuno poteva entrare lì senza il suo permesso, era il suo posto sicuro, il suo spazio personale, quello che nessuno poteva invadere.
Erano settimane che lavorava e non era ancora soddisfatto. Si allontanò di qualche passo per studiare meglio l’effetto generale del dipinto, quando sentì bussare alla porta.
“Julian, sei lì?”
Era Dru. Di cosa poteva aver bisogno a quell’ora? Avrebbe dovuto essere a letto da un pezzo.
“Arrivo. Allontanati dalla porta, per favore,” rispose Julian.
Posò il pennello e guardò il quadro un’ultima volta. La sfumatura dei capelli di Aline ancora non lo convinceva. Poi si decise a uscire, aspettare oltre non avrebbe fatto altro che stimolare ancora più domande.
Non appena comparve sulla soglia iniziò l’interrogatorio.
“Che stai facendo? Perché devo allontanarmi dalla porta? Posso vedere?” chiese su di giri la ragazza.
“Calma!” ridacchiò Julian. “Partiamo dalle cose importanti: cosa ci fai ancora sveglia a quest’ora?” chiese sollevando leggermente un sopracciglio.
Dru non si fece sviare né dalla domanda né dal tono del fratello: “Ho appena finito di vedere un film bellissimo, c’erano degli zombie che…”
Si fermò vedendo l’espressione un po’ schifata di Julian, che non era un fan dei film horror e meno ancora di quelli con gli zombie.
“Vabbè, comunque, quel film mi ha fatto pensare a un regalo per Helen e Aline!”
“Davvero?” chiese interdetto Julian
“Sì!” esclamò entusiasta Dru. “Potremmo fare una videochiamata per il giorno del loro anniversario tutti truccati da zombie, fingendo che ci sia stata un’apocalisse zombie qui a Los Angeles!”
Julian scoppiò a ridere sonoramente. Non avrebbe voluto ridere così, non voleva offenderla e l’ultima cosa che voleva era che lei pensasse di essere strana. Ma quell’idea era quanto di più lontano da un regalo di anniversario.
“Scusami, Dru,” disse tra i singhiozzi, “non restarci male, ma più che un regalo credo che per le due poverine sarebbe un pessimo scherzo,” concluse sempre trattenendo a stento le risate.
Dru lo guardava triste, senza capire. Julian s’impose di smettere di ridere e si avvicinò a sua sorella.
“Devi capire che non tutti riescono a cogliere la bellezza degli zombie, Dru. Helen e Aline credo non siano tra coloro che potrebbero apprezzarli, soprattutto finché stanno su quella lastra di ghiaccio e nulla che è Wrangel Island,” disse gentilmente, accarezzandole un braccio.
La ragazza si rianimò un pochino: “Forse hai ragione, però…non possiamo festeggiare con loro,” disse con lo sguardo triste. “Cosa possiamo trovare come regalo?”
Julian sorrise stringendole le spalle con un braccio e stampandole un bacio tra i capelli.
“Se hai pazienza fino a domani, forse io ho avuto un’idea,” rispose.
Dru lo abbracciò stretto, già eccitata. “Sei mitico Jules!”
“Adesso fila a letto, o il mitico Jules si arrabbierà parecchio,” concluse Julian con un mezzo sorriso.
Dru saltellò fino alla porta mandandogli un bacio con la mano e lo lasciò di nuovo solo.

***

Qualche ora dopo, quando mancava ormai poco all’alba, Julian s’intrufolò nella stanza di Emma, scuotendola piano per svegliarla.
“Emma, devo farti vedere una cosa,” bisbigliò per non svegliare tutti quanti.
Emma borbottò qualcosa nel sonno e si voltò dall’altra parte. Julian odiava doverla svegliare così presto, lei amava dormire; ma durante la notte gli erano venuti mille dubbi su quel dipinto e aveva bisogno del parere di qualcun altro, qualcuno come la sua parabatai che sarebbe stata sincera al cento per cento.
La scosse un po’ più forte. “Emma, svegliati!” disse con tono un po’ più deciso.
Lei si sveglio di soprassalto, afferrando Cortana accanto al comodino e balzando giù dal letto. Julian si ritrasse, spalancando gli occhi per lo spavento.
“Che c’è? Chi è entrato nell’Istituto?” chiese Emma con i sensi all’erta.
Guardandola così, in pantaloncini e canottiera, mentre impugnava Cortana ma aveva ancora i segni del cuscino sul viso, Julian non riuscì a frenare una risata sommessa.
Emma lo guardava sconvolta, reggendo la spada e pronta a difendersi.
“Julian! Ti pare il momento di ridere?” esclamo alzando un po’ la voce.
Julian si mise un dito sulle labbra, senza smettere di sorridere. “Abbassa la voce o sveglierai tutti,” le rispose. “Ho bisogno di farti vedere una cosa, metti giù Cortana e vieni con me,” la incalzò.
Emma lo guardò sbalordita, per poi guardare fuori dalla finestra.
“È buio, Julian! Non potevi aspettare domattina?” si lamentò Emma.
“È già mattina,” ridacchiò piano lui. “Vieni con me, pigrona.”
Quando giunsero davanti alla porta dello studio, Julian era agitato come poche volte gli era capitato nella vita, un po’ perché farla entrare nello studio era un po’ come farla entrare dentro di sé; e un po’ perché non era convinto che quel dipinto fosse abbastanza buono.
“Ho pensato ad un regalo per l’anniversario di Helen e Aline,” esordì prima di aprire la porta.
Emma lo guardò in attesa. Julian non aggiunse altro e infilò la chiave nella toppa, trattenendo il respiro.
Aprì la porta e lasciò che si spalancasse davanti al dipinto, colpito dalle primissime luci dell’alba.
Emma sospirò così sonoramente che Julian si voltò di scatto, pensando avesse visto qualcosa di strano. Invece stava fissando il dipinto con le mani sulla bocca e gli occhi lucidi.
“Come…come ti sembra?” chiese lui titubante.
Emma si voltò lentamente, togliendo le mani dal viso.
“Julian!” esclamò estasiata. “Sono senza parole! Sembrano vere, sembrano…qui,” concluse tentennando.
Julian arrossì appena. “Dici che gli piacerà?”
“Che succede? Perché siete qui?” mormorò Ty assonnato, strofinandosi gli occhi. Subito dietro comparve Livvy, seguita da Dru e Tavvy.
“Ma non dorme nessuno stamattina?” chiese Julian stupito di vederli tutti lì.
“Ho sentito un rumore venire dalla stanza di Emma e ho svegliato Livvy,” disse Dru preoccupata.
Julian guardò Emma, che era un po’ dispiaciuta di aver svegliato tutti. Dru invece si accorse che la porta dello studio era aperta e guardò Julian.
“Cos’è?” chiese.
“Quello di cui ti parlavo stanotte,” disse lui raggiante.
Dru iniziò a saltellare, dirigendosi verso lo studio. E lì si fermo, immobile, spingendo anche gli altri ad avvicinarsi.
I fratelli Blackthorn rimasero fermi a guardare la sorella più grande insieme alla moglie, dipinte nel momento in cui si scambiavano le promesse di matrimonio, per un tempo che sembrò infinito.
Poi Ty si voltò verso Julian e disse soltanto: “Julian, è perfetto!”

***

Helen andò ad aprire la porta. Lei e Aline si erano prese la giornata libera per festeggiare il loro anniversario, per quanto si potesse festeggiare in mezzo alla desolazione di Wrangel Island.
Davanti alla porta si trovò un fattorino con un pacchetto rettangolare.
“Helen Balckthorn Penhallow?” chiese l’uomo.
“Sono io” rispose Helen titubante.
“Questo è per lei, deve firmare qui” disse guardandosi in giro, probabilmente chiedendosi come si potesse vivere in un luogo del genere.
Helen firmò e l’uomo si allontanò; mentre chiudeva la porta notò il biglietto attaccato su un angolo del pacco, riconoscendo subito la scrittura di Dru.
“Aline, è arrivato un pacco da Los Angeles,” esclamò diretta alla moglie che stava in cucina.
“Cos’è?” rispose Aline affacciandosi in salotto.
“Non lo so, ma non aspettavo nulla.”
“Aprilo!” esclamò Aline entusiasta. Era sempre bello ricevere qualcosa da casa.
Helen prese il biglietto, prima, sfiorando la scritta e pensando alla piccola Dru, che ormai non era più così piccola. Lo aprì emozionata e dopo qualche secondo sentì una lacrima scivolarle sulla guancia.
“Ehi, che succede?” bisbigliò Aline raccogliendo quella lacrima con un dito e stringendo dolcemente la moglie.
Helen le porse il biglietto, sospirando. I suoi fratelli avevano mandato un biglietto di auguri per il loro anniversario e un regalo. Non se l’aspettava, non aveva pensato che qualcuno avrebbe mandato loro dei regali. Aveva sempre pensato che il loro anniversario sarebbe stata una ricorrenza intima, solo per loro, ma era felice di essersi sbagliata.
Mentre Aline leggeva il biglietto, iniziò a scartare il pacco. Era pesante e ingombrante, sembrava essere avvolto in qualcosa di morbido. Forse era un oggetto delicato.
Quando finalmente riuscì a strappare la resistente carta da pacco che avvolgeva il pacco, tirandola di lato, lasciò andare un gridolino sorpreso, facendo sobbalzare Aline.
“Aline! Ma siamo noi!” gridò emozionatissima, voltando quello che si era rivelato essere un dipinto di loro due verso la moglie. Era opera di Julian, Helen lo sapeva. Aveva colto tutti i dettagli: i morbidi capelli di Aline che le ricadevano sulle spalle, il suo sorriso estatico mentre guardava la moglie, le loro mani intrecciate mentre si scambiavano le promesse. E i colori! Vividi, intensi, sembravano vibrare insieme alle emozioni che trasparivano dai loro visi.
Aline guardava il dipinto a bocca aperta. Nessuna delle due si era aspettata un regalo, meno che mai un regalo così bello e così sentito. Helen piangeva senza più trattenersi. Era il loro primo anniversario, erano isolate in un luogo dimenticato da tutto e tutti, e in quel momento si sentiva la persona più felice del mondo.
“Buon anniversario, tesoro,” mormorò Aline al suo orecchio.
Helen si voltò, raggiante, e baciò con trasporto la moglie. Poi sussurrò, con il cuore che traboccava di gioia: “Buon anniversario, amore mio.”

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