Capitolo 7.

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Non ci posso credere. Seriamente, è la cosa più piacevole che ho visto nelle ultime quarantotto ore. Non perché il tipo davanti a me sia un particolare spettacolo per i miei eclettici gusti in fatto di uomini, ma perché è nudo nel bel mezzo di un salotto amish. Nel ridere, sputo anche la mia anima bruciata dagli inganni della mia migliore amica pazza.

Anne si accinge subito a voltarsi e a coprirsi gli occhi, casomai quelli sulla schiena le fossero spuntati all'improvviso, va a chiudere la porta a chiave e poi inizia a sibilare: «Oh, Maria Verginissima di Pompei» impreca, se così posso definire quest'invocazione candida. «Vestiti, santo cielo.»

Il ragazzo davanti a me mi fissa senza dire niente, anzi, sembra quasi divertito e non accenna a volersi coprire. Magro magro, si accarezza i punti della pelle dove questa tira per via delle costole sporgenti. Oggettivamente, comunque, è un bellissimo ragazzo. I capelli neri a caschetto sono la chiave del suo fascino, credo. Mi fa l'occhiolino e io, sempre sguaiata, ricambio e gli porgo l'asciugamano che ho sulla sedia accanto a me, evidentemente lasciato lì da lui prima che entrassimo. Se lo annoda attorno ai fianchi stretti e poi si gira verso di noi.

«Anne?» la chiama lui. «Puoi girarti. Abbiamo sventato il peccato dell'incesto. Sia mai che il buon Signore venga a sapere che hai visto tuo fratello nudo dopo un bagno.»

«Fratello?» mi accerto. «Evan? Quello dell'emporio?»

Anne si gira lentamente e, quando appura che lui è coperto, rimane un po' in disparte, ma inizia a fissarlo. Il ragazzo fa la stessa cosa e io riconosco subito quello sguardo: non sanno cosa inventarsi. Mi succedeva spesso, a tirocinio. Chiedevi alla sedicenne terrorizzata all'idea di essere incinta che cosa avesse fatto e lei, sul lettino, guardava il suo fidanzatino o, peggio ancora, sua madre in cerca di risposte che non arrivavano mai. Alla fine, veniva quasi sempre fuori che si fossero baciati e toccati. Gli spermatozoi assassini di lui avrebbero effettivamente potuto attraversare due paia di mutande, due paia di jeans e la cavità vaginale per arrivare a fecondare lei, no? Nella maggior parte dei casi, rispedivi tutti a casa – madre compresa – con un volantino per gli incontri consultoriali sull'educazione sessuale nella speranza di contribuire a sdoganare un taboo, ma in questo caso non credo ci siano depliant da poter fornire.

Nel silenzio tombale che ho creato, aggiungo: «Mi basta anche un sì, eh.»

Anne inizia a balbettare. «Ehm... Grace, ti presento...»

Non continua la frase. Faccio due più due. Nudo liberamente in una casa amish, non si scompone quando vede due donne davanti a lui, caschetto nero, imbarazzo totale. Incrocio le braccia.

«Marcus.»

Lui mi porge una mano, come se ci fossimo appena incontrati al supermercato. «Piacere di conoscerti, Gracy.»

Mi mordo la lingua. «Numero uno, mi chiamo Grace. Numero due, sei un maledetto bastardo. Numero tre, dove diavolo è Rachel? Numero quattro, ora prendo la cosa più appuntita che trovo in questa casa delle bambole e te la infilo dove ha appena battuto il sole e in realtà non dovrebbe.»

«Mi dispiace» inizia a dire lui. «Avrei dovuto avvertirti, ma sono stato impegnato con la band.»

Gli mostro l'indice destro. «Un minuto. Ti ci sarebbe voluto un minuto a dirmi che stavo finendo in mezzo a gente che si fa il bagno con l'acqua del pozzo due volte a settimana. Uno, di numero. E poi, dimmi che diavolo di lavoro fai davvero per potermi dare diecimila dollari al mese e coprire tutte le stronzate che stai raccontando in questo paese dei balocchi.» Respiro di nuovo, uscendo dalla mia apnea. «Sei un trafficante di organi, vero?»

«Io vorrei anche sapere cosa ci fai qui. Ce l'avrei fatta anche da sola, avevamo detto» fa Anne.

Marcus si getta con pochi discorsi sulla poltrona grigia, a gambe leggermente divaricate. Un caminetto a fargli da sfondo e un quadro con il ritratto della famiglia a carboncino; conto sei persone e un cagnolino. Madre e padre in un austero rigore, la donna con la mano sulla spalla di lui. Davanti, due bambine e due ragazzini in piedi, con le mani lungo i fianchi.

Out of place - Questione di "ovunque".Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora