Quando vivevo con i miei, la domenica cucinava papà. Era il suo unico giorno della settimana libero, mentre mamma non aveva neanche quello.
Lei, però, portava sempre i fiori freschi dal suo negozio e mi sgridava perché io li facevo morire in due giorni e mezzo. Non ho mai avuto il loro pollice verde, il fatto che mia madre fosse una fiorista e mio padre un giardiniere non aveva implicato in me una predisposizione ai fiori. Però ero bravissima con le piante aromatiche: ci avevo costellato il mio balconcino, salvia, timo e coriandolo erano agli angoli e, poi, tutto pieno di basilico. Sì, io amo il basilico. I miei vicini di casa sono italiani e hanno un esercito di nipoti che una volta l'anno arrivano dritti da Firenze. Quando accade ciò, Clara si mette immediatamente dietro i fornelli e si sente urlare in italiano di prima mattina. Col tempo, abbiamo anche capito cosa dice: urla a suo marito cose come "Stefano, sei un buono a nulla" e "Pela i pomodori".
Ogni volta siamo invitati anche noi e, ogni volta, mangiamo le stesse, incredibili delizie: pasta al pomodoro con aglio e tanto, tanto basilico, carne alla brace e patate arrosto con il rosmarino.
Sono gli stessi odori quelli che sento provenire dalla casa di John, a pochi metri da me.
Io ed Evan abbiamo camminato in silenzio, distanti da non sfiorarci nemmeno, e siamo arrivati al pranzo con un intermezzo di qualche ficcanaso.Un signorotto impettito, calvo e non esattamente nella migliore salute possibile a giudicare dal colorito giallastro, ha chiesto: «Chi è questa? Una della riabilitate?»
Posso dirlo? Sì. Avrei voluto tirargli un calcio nei denti e atterrare sulla sua pancia prominente dopo un triplo carpiato, ma è stato Evan a prendere la parola.«Questa» aveva sottolineato. «Questa si chiama Grace e, sì, aveva perso la retta via.»
Lo scambio si è interrotto con qualche convenevole che non ho ascoltato.
John è sulla sua veranda bianca, si è cambiato, e porta un paio di pantaloni azzurri con una camicia ruvida blu. Si è tolto il cappello, ma mi sta porgendo un copricapo.
Salgo i gradini sollevando il vestito e lui mi sorride, illuminando, credo, da qui a circa sei chilometri.
Afferro la stoffa bianca che ha tra le mani e lo ringrazio.«Non c'è di che» mi dice. «È una stoffa particolare, altrimenti con tutti questi capelli soffocheresti in estate.»
«Ah, beh» ridacchio. «Non è che puoi fare lo stesso con il mio vestito? Tipo, che ne so, farlo venti centimetri più corto e con una stoffa che non sembri la pelliccia di un orso?»
Abbassa la testa, ridendo. «Vedrò che posso fare.»È in quel momento che Evan fa un passo in avanti. «Lancaster.»
«Evan» lo saluta. «Come sempre ti vedo sereno.»
«Come un romanzo di Stephen King» sussurro, ma nessuno dei due sembra sentirmi.
«Dove hai lasciato la tua adorabile sorellina?» gli chiede, infilando il coltello nella piaga.
«La tua adorabile futura moglie è a casa con Beth, grazie di averlo chiesto.»
Proprio quando John è sul punto di rispondermi, una chioma identica alla sua sbuca dalla porta in un fruscio di stoffe. «Oh» esclama questa bellissima donna. «Ci siamo tutti.»Il suo sguardo passa da John a Evan con lentezza fulminante e, poi, con calma, arriva a me. Le labbra si schiudono e io non so che altro fare se non legare alla bell'e meglio il copricapo e ricambiare il sorriso.
Viene verso di me. «Ciao, cara.» Mi tocca un braccio, così delicatamente che a fatica riesco a sentirne la presenza. «Sono Linda Lancaster.»
Okay, la mamma di John. Santo cielo, ho capito da dove viene tutta la bellezza del ragazzo: i suoi geni sono al cinquanta per cento quelli di una sorta di fata dei boschi.Ricambio il tocco sul suo avambraccio. «Salve, io sono Grace.»
«Lo so chi sei» mormora. «Andiamo, starai morendo di fame.»
«In effetti mangerei anche tuo figlio» ironizzo. Pessima, pessima idea. Come diavolo mi è venuto in mente? Non ho mai detto niente di così stupido in vita mia in un momento così sbagliato.
«Da quanto è carino, intendi? Lo hai già visto?»
Considerando che John è lì accanto, non capisco cosa stia dicendo, ma quando vedo che ha la stoffa dell'abito umida, tondeggiante all'altezza del seno destro, capisco che non sta parlando dell'obelisco alto un metro e ottanta accanto a me. Pericolo scampato, anche stavolta ci siamo evitati la prigione amish. Ora, Grace, inventati qualcosa.
STAI LEGGENDO
Out of place - Questione di "ovunque".
ChickLitGrace è un'ostetrica disoccupata che sta per essere sfrattata dal suo appartamento; salvezza e condanna è la sua migliore amica Rachel, una ricercatrice filosofica a cui piace sparire per giorni, alla soglia del matrimonio, che si innamora di un met...