2. Il mondo senza colori

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La puzza di acqua stagnata inizia a darmi la nausea

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La puzza di acqua stagnata inizia a darmi la nausea. Se l'odore del bosco era penetrante, quello che si propaga tra i vicoli di questo piccolo centro mercantile è pestilenziale. Stringo ancora più le gambe al petto. Sono rimasta rannicchiata in questa posizione per almeno quindici minuti.

Di fronte a me, Jiang Cheng siede spossato su delle casse. Nessuno di noi due ha osato interrompere il silenzio. Eppure vorrei avere il coraggio di parlargli, ma cosa dovrei dire ad una persona che ha perso tutto? Non ricordo la sensazione che si prova ad avere ancora qualcosa, non riesco ad immaginare quella che si prova ad essere consapevoli di ciò che si è perso. Si strugge sempre più, ad ogni giro che l'anello con cui gioca compie tra le sue dita. Le radici marce che si irradiano invasive sul muro alle sue spalle sembrano assorbirgli ogni forza vitale.

E io non posso far altro che guardarlo in silenzio, sospirare senza trovare alcuna parola di conforto da rivolgergli. Jiang Cheng. Ho il timore di lacerare le sue ferite aperte al solo chiamarlo. Se ripenso alla sua espressione quando Wei WuXian mi ha rivelato i loro nomi...

Ha inspirato schiudendo le labbra, gli occhi traditi, pronto ad opporsi, ma poi non ha detto nulla. Rassegnato ha distolto lo sguardo, richiuso la bocca e rilassato le spalle. Non voleva che lo sapessi, immagino sia difficile fidarsi di una sconosciuta in questa situazione. Allora Wei WuXian è andato avanti, senza accorgersene.
«Tu... be', dobbiamo pur chiamarti in qualche modo.» Si è fermato a riflettere per pochi secondi, l'indice piegato premuto sulle labbra. «Ah!» ha esclamato infine. «Shui-Yi. ShuiYi. Sì, mi piace. ShuiYi suona bene, che dici?»

ShuiYi. Shui come acqua. Yi come ricordo. Un nome unico, come la mia condizione.

«Non ti piace?»
«Sì, va bene. ShuiYi.»
Affettuoso mi ha posato la mano sul capo. «E poi, un giorno, mi dirai il tuo vero nome.» Un altro sorriso triste. Questo però mi è sembrato in qualche modo più sincero. Una promessa.

Dei passi. Wei Wuxian ci viene incontro immerso nel vicoletto stretto da mura grigiastre. Si arresta nel varco tra me e Jiang Cheng, con una mano si toglie il cappello di bambù, con gli occhi smaniosi scruta ancora la strada da cui proviene. Nessuno dovrebbe averlo seguito. Da qui il villaggio sembra deserto, il cielo annuvolato deve aver convinto la maggior parte degli abitanti a chiudersi in casa.

«Ho esplorato la zona. Siamo a qualche giorno di distanza dal Monte Mei. Stiamo attenti a quei dannati dei Wen che pattugliano le strade e presto incontreremo Shijie.»
Jiang Cheng non apre bocca, non alza lo sguardo, è come ipnotizzato dal movimento che continua a ripetere con l'anello tra l'indice e il pollice.

«Il Pontile di Loto... torneremo lì un giorno, ma non ora.» Gli posa la mano sulla spalla. «Zio Jiang e Madame Yu hanno dato le loro vite per salvarti. Se morissi per niente, non sarebbe stato invano il loro sacrificio?» Non è la prima volta che ripete queste parole. Né la seconda. Lo corrodono, la sua voce nel pronunciarle si raschia sempre più, eppure continua a farlo.

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