39. Segreto

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Ho passato l'intero viaggio di ritorno a riflettere

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Ho passato l'intero viaggio di ritorno a riflettere. L'immagine di quella piccola macchia di sangue mi ha tenuta sveglia durante la notte e monopolizzato la mia mente mentre camminavamo lungo i boschi e i sentieri che separano YiLing da Gusu. E quell'acre sapore di amarezza mi è rimasto attaccato alle labbra da allora. La consapevolezza che se solo lo avessi scoperto prima, forse qualcosa avrebbe potuto essere evitato. Un altro passo falso che non avrei dovuto commettere.

Poso la testa sul bordo circolare della finestra. Il granato grigio e laccato che lo riveste è freddo. Certo, facile a dirsi dopo averla vista. Ma non posso fare a meno di pensarlo. Se solo fossi stata più attenta. Se solo fossi andata lì almeno un'altra volta. Se solo, se solo. Il mio sospiro si materializza in una nebbia fumosa sul calare della sera.

«Lady Wen» mi chiama con la solita voce calma e monotona, ovattata dalla porta sottile.
«Avanti» dico voltando solo il capo verso l'entrata.
Fa scorrere l'anta e avanza lasciandola aperta. Mi aspettavo di vederlo tornare con qualcosa tra le mani, invece le tiene libere, scese lungo i fianchi coperti dall'abito bianco e morbido. Nessun rotolo o strumento magico che possa darmi delle risposte su quello che ho visto ai Colli dei Sepolcri.

«Allora? Credevo volessi mostrarmi qualcosa» scendo dal davanzale, sistemo la gonna lisciandola con i palmi. Quando incrocio di nuovo la sua figura, lo trovo a guardarmi incerto.
«Dovete promettermi il vostro silenzio.»
Assottiglio lo sguardo, scrutandolo meglio.
«Nessuno sa la verità, per questo credo sia meglio parlarvene adesso che siamo al sicuro da occhi indiscreti.» Viene interrotto da una vocina acuta. «HanGuang-Jun!»

Subito risponde a quel richiamo voltandosi.
«HanGuang-Jun!» ripete dall'esterno con quella cadenza bambinesca, che per qualche motivo mi lascia interdetta. Passi leggeri e rapidi battono sul corridoio ligneo. Una testolina fa capolino dallo stipite e un paio di occhi cinerei dal basso si sollevano sui miei. Il mio respiro si arresta. È un'allucinazione? Sono io a vederlo? È che gli somiglia così tanto, ma come può essere?

Per una frazione di secondo, il mondo sembra distanziarsi. Le immagini traballano, i suoni si assottigliano.
«SiZhui,» fa Lan WangJi in tono più controllato, «entra». SiZhui? Mentre il bimbo si fa avanti, osservandomi con quegli occhioni attenti e le sopracciglia che si inarcano perplesse di tanto in tanto, HanGuang-Jun muove svelto qualche passo indietro per richiudere la porta.

Deve avere circa sette anni, persino la sua età. Più lo scruto, più me ne convinco. Sto distorcendo la realtà? Lo vorrei tanto, ma non riesco a permettermi di crederci. No, perché la delusione farebbe un male cane.
Schiude le labbra e prende un piccolo respiro, come se avesse appena realizzato qualcosa. «Sorellona?»

Le mie ginocchia cedono, quella semplice parola mi costringe ad accovacciarmi per sorreggermi con l'aiuto di una mano. «A-Yuan» sussurro incredula, «tu, come?»
Mentre tutto si sfoca, sento quel corpicino scagliarsi contro il mio, stringermi le braccia attorno al collo, strofinare la fronte sulla mia spalla. Sto solo sognando. «Dove sei stata? Non ti vedevo da tanto tempo.»
«Anche io volevo vederti. Mi manchi tanto» la mia voce trema. Non svegliatemi. Ma questo tocco sembra così vero. Le manine sono un po' fredde e umidicce, il codino mi solletica la guancia e sento persino il suo odore anche se coperto dal profumo d'orchidea.

L'Ultimo Raggio [MDZS x Fem!Reader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora