12. Tensioni

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Non riesco ad evitare di dondolare le gambe

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Non riesco ad evitare di dondolare le gambe. I miei stivali si trovano a pochi centimetri dall'acqua, di tanto in tanto fanno vibrare i fiori rosati e le larghe foglie. Immersa nel profumo dei loti, osservo il mio riflesso deformato dalle piccole onde. È così che sono. Sbiadita e adombrata. Qualunque cosa io faccia, i miei contorni non saranno mai netti, mancherà sempre una parte. E credevo andasse bene anche così. Ma non per loro. Loro non possono tollerare qualcosa che non riescono a definire e a governare. Fin dalla caccia sul Monte Baifeng, non sono riuscita a scrollarmi quello sguardo penetrante di dosso. Il Capo Clan Jin non mi è mai piaciuto.

La prima volta che l'ho visto eravamo ai Meandri delle Nuvole, il giorno in cui fu decretato l'inizio della guerra. Si capiva chiaramente, a lui non importava quanto fosse indispensabile combattere, voleva solo sedere nel posto più comodo, correndo il minor rischio possibile. Fintanto che lui restava a corte, che importanza aveva quello che succedeva intorno? Agli altri, alle persone appartenenti al suo stesso clan. Potevano morire, essere ridotte in schiavitù o costrette alla prostituzione. Lui avrebbe sempre avuto il bicchiere pieno e i suoi svaghi. Ma non con la guerra, no, la Campagna dell'Eclissi significava portare alla ribalta quella postazione, tirarsi indietro perdere l'occasione di salire ancora più in alto. Ed era questa la sua preoccupazione.

È stato più furbo e più viscido del Capo Clan Yao, che ha continuato a strillare stizzito dall'inizio alla fine del convegno. Jin Guangshan è stato cauto. Il Clan Lan di Gusu è al vertice tra i clan di coltivazione, eppure guardate i risultati. Ma come andremo contro Wen Ruohan con la forza di così pochi clan? Quale clan si prenderebbe un così grande rischio? Ha sollevato i dubbi, lasciando che fossero gli altri a gridarli, e solo dopo essersi assicurato che fosse la scelta migliore, ancora titubante, ha ceduto. Senza mai dire no, senza mai dire sì. E guarda ora dov'è. Forse proprio in cima alla piramide. Un uomo del genere, con così tanto potere.

Credo che lo stesso gioco potrebbe funzionare anche contro di me. Aizzare i sospetti, le frasi giuste al momento opportuno, e saranno tutti gli altri a condannarmi. Un'altra parola e prenderà in mano la situazione nel modo più conveniente possibile. Magari pensando di non aver macchiato la sua bella faccia nemmeno ai miei occhi. Quante volte durante la guerra ha cercato di portarmi tra le sue file? E ora potremmo arrivare al punto limite. Scuoto il capo scacciando quei pensieri. Prendo un bel respiro.

«Ultimamente sospiri spesso» una macchia violacea si forma accanto al mio riflesso sulle acque di Yunmeng.
«Jiang Cheng.» Un colletto bianco gli lambisce il collo come fosse uno stelo.
«ShuiYi, tu» siede accanto a me sul legno polveroso del pontile, «ci stai ancora pensando, vero?»
Esito prima di distogliere lo sguardo dalle sue iridi grigie.
«Ti ha solo detto di fargli sapere se cambi idea, non devi preoccupartene così tanto.» Si sporge nella mia direzione. «O forse, pensi di cambiare idea?» la voce meno salda.
«No, assolutamente,» mi affretto a dire «ma se non dovesse piacergli questa risposta?»
«Che importa?»
Lo sai benissimo.

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