41. Dio degli inferi

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«Com'è andata?» è la prima cosa che Jin GuangYao mi chiede una volta entrata nella sua stanza

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«Com'è andata?» è la prima cosa che Jin GuangYao mi chiede una volta entrata nella sua stanza. Siedo accanto al tavolino di legno di zitan. Un paio di banchetti sono stati aggiunti lì dove si trovava il mio letto, quando Jin GuangShan si è convinto di potermi dare abbastanza fiducia da concedermi una camera mia. Anche se, il fatto che la mia nuova stanza sia proprio adiacente a questa, mi fa pensare che continui a non fidarsi del tutto di me. E come biasimarlo?

«Ho fatto tutto quello che dovevo, perciò direi bene» rispondo accingendomi a prendere il bicchiere di infuso.
«È stato difficile prendere accordi?»
«Ho mostrato il gettone come mi hai detto, e il proprietario è stato discreto e accondiscendente.» Se quell'uomo dopo aver udito la mia voce ha storto il naso a patata, tra la sorpresa e la diffidenza, dopo averlo visto e aver sentito che ero stata mandata da LanLing ha completamente cambiato faccia. Ha mantenuto un atteggiamento di riguardo nei miei confronti persino a discapito dei suoi clienti più sfacciati e impudici. Vedendoli avvicinarsi incuriositi, li ha subito liquidati lasciandoli alle cure di alcune sue "sottoposte", e mi ha guidato tra i tendaggi rosso fuoco, i veli semitrasparenti e le camere chiuse, in una dimensione immersa nelle note soavi dei guqin e dei liuti pipa, fino a raggiungere uno stanzino in cui discutere in tranquillità. Nonostante la richiesta insolita, non ha posto alcuna domanda.

«Perciò cosa ha detto? Riesce a trovarne abbastanza?»
A quella domanda sporgo indietro il busto e mi lascio scappare una breve risata. «Quanto credi che possa durare?»
Jin GuangYao solleva le sopracciglia, tentennante. Quando alza le spalle capisco che è davvero incerto riguardo i limiti di suo padre, al che non riesco ad evitare di rispondere con un verso di ribrezzo.
Tornata seria specifico «Siamo rimasti d'accordo per una ventina».

Tiro fuori la piastrina dalla manica, e prendo un altro sorso osservando il disegno dorato della peonia. «Pensi davvero che non sia stata una cattiva idea mostrare questo?»
«Qualcuno ha forse visto il tuo volto?»
Schiocco la lingua, smentendo. «Il cappuccio mi copriva abbastanza da rendermi irriconoscibile.»
«Allora non ci sono problemi. Se anche sospettasse l'omicidio, penserebbe che una delle tante abbia voluto vendicarsi, e non potrebbe comunque averne alcuna prova. Hai idea di quante donne ne abbiano uno?»
«No, ma se diffondesse dei dubbi potrebbe diventare scomodo. Avremmo rischiato meno se io lo avessi messo a tacere, così non avrebbe osato parlare per certo. L'unico modo per tenere a bada qualcuno è terrorizzarlo.»

Sento una mano calda posarsi sul mio capo. Quel gesto mi zittisce all'istante. Sollevo lo sguardo sulle sue iridi ambra. Il solito sorriso dolce gli tinge il viso. «Quante volte devo dirti di non esporti così tanto?»
«Con Chang Ping ha funzionato.»
«Avevamo l'appoggio di mio padre, che detiene ancora una certa influenza, nonostante tu gli abbia messo i bastoni tra le ruote. Ma in un momento di disordine come quello che verrà, non devi rischiare in quel modo.»

Mi sfila il bicchiere vuoto di mano. «Di dubbi e speculazioni vaghe posso occuparmene io poi. Non preoccuparti» mi rassicura. Quando le nostre mani si sfiorano, abbassa lo sguardo, accigliato. Lascia la stoviglia di porcellana sul tavolino per afferrarmi il polso. Me ne rendo conto troppo tardi e quando tento di ritrarre il braccio, la sua presa è già salda attorno alla mia pelle arrossata.
«Questa?» chiede indicando con il mento i segni di bruciatura.

L'Ultimo Raggio [MDZS x Fem!Reader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora