55. Scomparsa

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«Wen [T/n], non provarci nemmeno

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«Wen [T/n], non provarci nemmeno.»
I rami d'acero proiettano la propria ombra su Jiang Cheng, chiazzando il suo viso cupo di spifferi di luce microscopici.
«Di fare cosa?»
Quando serra la mascella, persino quei piccoli cristalli sembrano tremare terrorizzati. Muove un altro passo in avanti, assestando con un colpo solo lo stivale nelle profondità del prato.
«Ammesso che tu ce l'abbia a morte con me, non mettere Jin Ling in mezzo a tutto questo.»
«Che vuoi dire? Mettere Jin Ling in mezzo?»
«Se cerchi vendetta per l'Assedio ai Colli dei Sepolcri prova pure ad uccidermi, fallo tutte le volte che vuoi, ma sta' alla larga da lui» si sofferma sull'ultima frase, scandendo con cura ogni parola per assicurarsi che  mi raggiunga e si imprima nelle mie orecchie.

Un lato del mio labbro si solleva in un ghigno furente. Non sopporto che mi guardi così, non sopporto che proprio lui mi accusi di essere infida fino a tal punto. Non sono io quella che ha sacrificato decine di innocenti! Anziani, donne e bambini!
«Oh no, Jiang Cheng, credo che tu mi abbia confusa con te.»

Mi punta contro l'indice instabile. «Questo è il mio ultimo avvertimento» declama, e riesco a percepire il modo in cui la voce gli graffia la gola. Si volta di scatto, facendo sollevare la gonna dell'hanfu, e va via, spinto da pugni stretti e tesi. Scappa senza avermi ascoltata, senza lasciare spazio alla discussione, intollerante alla mia sola presenza.

Raggiungo la balaustra, raccolgo la freccia che ha spinto la mela nel fiumiciattolo. Giace ancora lì, esponendo la metà rovinata in superficie mentre l'acqua le scivola addosso. A vederla così, si potrebbe pensare che sia del tutto rovinata. Qualche carpa alla fine si è azzardata ad avvicinarsi per annusarla. Metto un piede oltre la riva. Il liquido mi inzuppa la tomaia, e come una pianta parassita attecchisce e si inerpica verso il gambetto. Ben presto anche l'orlo rosso dell'abito si bagna, facendosi scuro come un grumo di sangue. Raggiungo il frutto, mi accovaccio. Penso di raccoglierlo. Ma poi stringo l'asticella di legno e gli conficco la freccia nel cuore, colpendo la buccia raggrinzita, il suo punto più debole.

Dopo diversi giorni mi sento ancora agitata e insofferente come in quel momento. Continuo a rigirarmi sul trono tra respiri convulsi e pesanti. Stringo la guancia tra i denti anche se ormai fa male al solo sfiorarla con la lingua.

D'improvviso i miei sensi scattano sul portone. Alla più vaga sensazione ci si fiondano con disperazione, cercando di mettere da parte tutti gli altri pensieri.
Una presenza ostile. Anzi più di una. Scendo la scalinata e mi addentro nello spazio delimitato dalle colonne, passando per il rialzo sotto cui bolle lava rovente. Sollevo il palmo e le porte si spalancano, inondando la sala del trono di luce calda. Un'onda di clangore si propaga da destra a sinistra, e almeno venti paia di occhi si inchiodano a me. Li scruto uno ad uno, e infine maldisposta mi trattengo sulla figura che mi sta di fronte.

Un'aura più ardente della lava su cui poggio i piedi divampa quando ricambia. Nessuno di noi due dice una parola. Poi lui inizia a camminare. I passi decisi scoccano sul pavimento come se volessero far crollare l'intero palazzo. I suoi discepoli lo seguono, ma inizio a scendere gli ultimi gradini, accompagnandomi con un cenno della mano che fa richiudere il portone di scatto bloccandogli l'accesso. Jiang Cheng prosegue senza darci peso.

L'Ultimo Raggio [MDZS x Fem!Reader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora