16. Macchiare

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[immagine di marribun, Twitter]

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Durante il viaggio di ritorno, io e Jiang Cheng non ci siamo rivolti la parola. In realtà, non parliamo dal giorno del matrimonio. Forse è meglio così. È così che dovrebbe essere. Sola nella mia stanza buia, stringo le gambe più vicine al petto, le mie ginocchia lo premono come a cercare di frenare l'emorragia. Se lo avesse saputo non mi avrebbe mai aiutata. Deve essere così, non voglio dargli nient'altro di cui pentirsi. Anzi, se potessi cancellare quello che c'è stato in questi anni, io lo farei. Lo farei... ma io non voglio questo. Come se le forze mi abbandonassero, mi lascio cadere sul letto, i capelli scompigliati mi solleticano il viso. Che cosa devo fare? Che cosa devo fare? Ad ogni pasto, ogni volta che lo incrocio nei corridoi, anche se tengo la testa bassa e non dico nulla, mi sembra di pugnalarlo. Non riesco a togliermi quegli occhi dalla testa. Stringo i denti fino a farli stridere. Non ce la faccio, non posso restare con lui.

Scatto in piedi. Mi guardo attorno. Raccolgo qualsiasi cosa mi capiti alla vista. L'arco. La faretra. Il campanello della lucidità. Le frecce. La spada. Afferro tutto in una corsa che mi toglie il fiato. Ogni cosa di questa stanza, dai tendaggi lilla al pavimento ligneo, dallo stemma del Clan Jiang sulle pareti alle acque su cui affaccia la finestra a nove petali, mi ricorda che non è il mio posto. La mia sola esistenza in questo luogo è un peccato oltraggioso. Le stesse fiamme che lo hanno divorato mentre ero su quella barca, ora sembrano dimorare in me. Senza arrestarmi, spalanco la porta e mi dirigo verso il pontile. Non posso restare un momento di più.
«ShuiYi.» La sua voce che mi chiama è l'unica cosa che riesce a scuotermi. «Dove vai?»
Deglutisco. Attende in silenzio una risposta che non sono capace di formulare.
«È per Wei WuXian?»
«Cosa?» il mio tono è più brusco di quanto vorrei, ma se non lo forzassi non ne uscirebbe nulla.
«Ti comporti così da quando sei andata a Yiling. È per lui? Credi che sia colpa mia?»

Sono io a voltarmi per incontrarlo, per la prima volta dopo tanto tempo. Colpa tua? «Jiang Cheng.» Non dovrei pronunciare il suo nome.
«Credi che mi sia arreso troppo presto? O che non mi importi? Credi che io non abbia fatto abbastanza?»
«Tu non hai nessuna colpa!» il suo flusso aspro e scottante si interrompe solo quando urlo queste parole. Persino parlargli mi affatica, ma non riesco a farne a meno. «Tu non hai nessuna colpa» ripeto con più calma. Sul suo viso, due occhi dilatati cercano di leggermi, si muovono nei miei incapaci di restare fermi. Allo stesso modo, le mie gambe si muovono per raggiungerlo come falene attratte dalla luce. «Tu hai fatto, tu sei abbastanza. Sei molto più di abbastanza. Non credere che io abbia mai pensato il contrario, non provarci nemmeno.» Ogni altro pensiero muore prima di realizzarsi quando mi rendo conto che la mia mano rovinata stava per sfiorargli la guancia. Non toccarlo, non osare macchiare la sua pelle limpida più di quanto tu non abbia già fatto.

Ritraggo il braccio e mi volto, tornando subito sui miei passi. «Wei WuXian non c'entra nulla.»
«ShuiYi!» Non mi volterò. «ShuiYi! Aspetta!» Non tornerò indietro.
Mentre corro, lascio che sia l'energia spirituale a sfoderare HuiLai e a porla davanti a me. Rallento appena per saltare sulla lama. Sotto la suola è più fredda che mai. Non capisco se sta continuando a parlarmi o è solo la mia mente. Quando mi sollevo in volo, premo con forza i palmi sulle orecchie. Non chiamarmi. Liquido caldo trascinato dal vento mi sfiora le dita. Le stelle nel cielo sono ridotte a sbavate scie luminose. Non penso nemmeno a dove stia andando, troppo occupata a sopportare il dolore sul petto.


L'Ultimo Raggio [MDZS x Fem!Reader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora