6. Volontà

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Non posso crederci

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Non posso crederci. Lo hanno chiamato il "muro della disciplina", ma quella che si erge di fronte a me è l'intera fiancata di una montagna. "Il muro", una fandonia bella e buona.
«E devo leggerle tutte?»
«Impararle. Altrimenti come fai a rispettarle?»
Non riesco a quantificare il numero di regole iscritte sulla parete rocciosa. Saranno più di duemila, o forse il doppio.
«Come faccio a leggere lì su?» indico la cima, guardando Lan Qiren. Il mio corpo sembra aver assunto la stessa consistenza della pietra verso cui punto l'indice.
«Volando.» Le sue risposte continuano a scioccarmi, mentre lui accanto a me sembra così tranquillo. Parla come se mi avesse chiesto di bere un bicchiere d'acqua.
«Volando?» sibilo.

Occhi nocciola scivolano sul mio fianco e il lungo pizzetto nero si posa sul contorno della sua veste.
«Mmh, sarà meglio farti forgiare una spada.»
«E dovrei imparare ad usarla, temo.» L'idea di volarci sopra mi fa un po' paura, ma è una delle cose che ho più urgenza di apprendere.
«Significa che le leggerai dal rotolo.» Sento la mia volontà cadere a picco, cerco di riprenderla al volo e tenerla integra evitando di guardare la parete rocciosa. Non esiste che sia già in questo stato, non siamo nemmeno all'inizio. «Lan Zhan, accompagnala, per favore.»

Il volto del Secondo Giovane Maestro Lan si piega in cenno d'assenso, poi i suoi occhi si fissano su di me in attesa. In questo posto sono tutti troppo seri, credo che mi annoierò a morte. Beh, così sarà più semplice concentrarsi sulla coltivazione. L'odore soffocante di bruciato riempie l'aria. Qua e là tra la cenere spuntano ciuffi di verde, spaesati come passeri in un nido d'aquila. Un po' come me. Mi fanno una certa tenerezza. Non importa quante tempeste si abbattano su di essi, torneranno sempre vividi sulle schiene stremate di questi monti, ad accompagnare e subire le stessi sorti infauste dei loro cultori. E presto il profumo fresco degli steli d'erba salirà a consolare questa desolazione, quasi provassero compassione per quanto gli uomini hanno perduto nella catastrofe.

Mentre Lan WangJi cammina, il suo andamento fa vibrare le estremità del nastro sui suoi capelli. Si diramano lunghe e morbide sotto il nodo che glielo tiene fisso sulla fronte.
«Secondo Giovane Maestro Lan» mi velocizzo per raggiungere il suo fianco. La manica candida mi sfiora la veste. «Jiang Che... Il Capo Clan vi ha già spiegato la mia situazione?»
«Mmh.» Di certo non è un chiacchierone. L'aura austera che lo circonda per un attimo mi fa arretrare.
«Ecco, ho molto da recuperare, e il Clan Jiang ha bisogno di più supporto possibile ora. Mi chiedevo, non potremmo accelerare i tempi?»
Mi squadra con la coda dell'occhio. «Questo dipende da te.»
Sospiro e mi arresto, mentre lui scompare oltre l'ingresso di una stanza. Non era quello che intendevo. Non posso perdermi d'animo. Entro puntando alla sua figura bianca ferma davanti a degli scaffali. I segni della devastazione sono presenti anche qui.

Ok, forse dovrei essere più diretta. «Ad esempio, tutte queste regole, quanto credete che ci metterò ad impararle?»
Silenzio. Mi guarda inespressivo. Deglutisco. Il suo modo di fare inizia a rendermi nervosa. Inspiro. «Sono veramente tante, ci vorrà un po'. E capite, ho fretta di imparare le tecniche di coltivazione.»
Nessuna risposta. Inclino il capo, i miei occhi fissi nelle sue iridi ambra da cui non trapela alcuna emozione. Come dovrei comunicare con questo qui? Perché non risponde? «Oh, insomma! La guerra sarà finita e starò ancora imparando le regole di questo passo-»
«Due ore.»
«Eh?» mormoro. Che intende dire? Due ore cosa?
«Imparale in due ore. Poi vieni di là.»

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