20. Petali di peonia

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Lascio scorrere la porta della mia stanza

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Lascio scorrere la porta della mia stanza. Fin dal nostro arrivo a LanLing non abbiamo avuto un attimo di tregua. Dopo essere diventato Capo Clan, ho iniziato a sopportare sempre meno tutte queste consuetudini. Perlomeno oggi sono riuscito a risparmiarle a ShuiYi, è nella sua stanza già da qualche ora ormai. Si sarà addormentata? Siedo sul letto. L'oro sfavilla in ogni angolo di questa camera. Un odore delicato e dolce riempie l'aria. Trovo l'alto vaso aureo da cui sporgono cinque peonie bianche, due petali frastagliati sono caduti sul pavimento lucido. Sono stato ospite a LanLing fin troppe volte, eppure, non credo che riuscirò mai ad abituarmi a tanto sfarzo. Aspettavo con ansia di congedarmi, credevo di essere stanco, ma ora l'idea di dormire non sembra più tanto allettante. Il paesaggio notturno su cui affaccia la finestra mi attira decisamente di più. Una boccata d'aria potrebbe aiutarmi a ritrovare il sonno. L'anta era rimasta aperta. Poggio i gomiti sul davanzale ligneo. C'è la luna piena, e la sua luce fredda contrasta con quella delle lanterne appese agli edifici. Illumina le aiuole vaste, così bianche sembrano coperte di brina. Chissà quanto ancora resteremo a godere di questa vista dorata. Di sicuro aspetteremo la nascita di Jin Ling, come ha richiesto YanLi.

Quando mi volto i miei occhi rimangono incatenati alla presenza sulla finestra della stanza accanto. Stavolta mi sono assicurato che i nostri alloggi fossero adiacenti. E infatti, eccola lì. Lo sguardo fisso su quella luna tonda, come se le stesse parlando. O no, è serio e infranto, come se la stesse pregando. E quella luce le bacia il viso come fa con i fiori candidi. A cosa pensi sempre? È tornata da poche settimane, e sembra essere quella di sempre. Ma l'ho vista perdersi di continuo tra i cieli stellati. La domanda mai pronunciata sembra richiamarla, perché subito inclina la testa nella mia direzione. Dopo qualche istante di smarrimento, mi rivolge un sorriso stanco. Cauta guarda giù, al di sotto dei tetti spioventi che circondano l'edificio. Solleva l'indice, prima di scomparire nella sua stanza. È andata a dormire? No, con quel gesto intendeva chiedermi di aspettarla forse. Mi sporgo, sollevandomi sulle punte dei piedi. Non scorgo altro che una fessura scura. A questa altezza il fruscio del vento non mi permette di sentire altro. Poi, d'improvviso, la vedo sfrecciare giù da quell'apertura, tanto in fretta da riuscire a stento a riconoscerla. Le mie dita stringono con più forza il davanzale, mentre cerco in basso, scattando con gli occhi da una parte all'altra. Che diamine è successo? Le mie gambe si tendono, pronte a darmi la spinta per saltare fuori.

«Jiang Cheng,» la sua voce è vicinissima, «non riesci a dormire?» parla con nonchalance. Quindi ha calcolato tutto. Ma che bisogno c'era di lanciarsi dalla finestra in quel modo?! Tiro un sospiro, non saprei dire se di sollievo o rassegnazione. Le gambe pendono dallo stesso lato, mentre volteggia davanti a me seduta su HuiLai. Il suo corpo sembra lasciarsi trascinare dal movimento della spada e dal flusso del vento con troppa facilità. «Io non riesco proprio a prendere sonno», tiene la testa abbassata e mi guarda di sottecchi, sotto quelle ciglia che la fanno sembrare un cerbiatto. 
«Nemmeno io» rispondo dopo un po'.
Il suo viso si illumina. Tira su il braccio, lasciando ciondolare una giara beige. Oh, ecco perché è così instabile. Mi scanso da un lato, con un cenno del capo la invito ad entrare.

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