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Alzarmi senza svegliarlo è un'impresa. Sono solo un paio d'ore che dorme. Ma io ho fame, e inoltre so che Marianna è sola in salotto, e la cosa mi dispiace.

«Buongiorno, bimba.» mi sorride dal divano, ma noto subito i suoi occhi lucidi.

«Buongiorno. Perché hai pianto?» mi metto accanto a lei.

«Niente. Gli ormoni sballati, e sono contenta di vedere di nuovo la famiglia insieme.» l'abbraccio.

«Oggi dovevo aiutarti, scusami.»

«Non ti avrei mai fatto uscire sapendo che Nicolò era appena venuto.»

«Ora però sta dormendo. Possiamo andare adesso. Mi ha anche detto di uscire e comprarmi un vestito, e mi serve il tuo aiuto.»

«Un vestito?» inarca un sopracciglio.

«Mi ha invitata a cena stasera, fuori. Penso sia una serata speciale.»

«Aw, che carino. Non mi ricordo neanche più quando ho fatto una cena romantica con tuo padre.»

«Quindi mi aiuti?»

«Certo, devi essere bellissima stasera.»

Mi cambio, ed esco. Prima passiamo dalla posta e dalla banca, per sbrigare le sue commissioni. Poi la guido fino ad arrivare all'outlet di Roma.

«Se sei stanca, non ti preoccupare.» dico mentre cerco parcheggio.

«Guarda che sono solo incinta.» sorridiamo.

«Chissà come sarebbe stato se fossi ancora incinta. Sarebbero cresciuti come fratelli, magari.»

«Ne avrai altri.» mi stringe la mano. «Io e tuo padre sono anni che ci proviamo. Sai quanti test positivi abbiamo visto?»

«Non lo sapevo.»

«Avevo tanta di quella paura, che potessi perdere pure questo. Ma tutte le volte mi sono tirata su perché c'era tuo padre. Tu hai Nicolò. È la tua persona.»

«Non so cosa farei senza di lui. Non mi sono mai legata così velocemente e così tanto a qualcuno, e mi spaventa questa cosa.»

«Perché?»

«Se dovesse finire, tra me e lui, non so come reagirei. Non conosco quell'aspetto di me. È praticamente il mio primo ragazzo.» mentre finalmente parcheggio la macchina, con la coda dell'occhio vedo che Marianna mi sta scrutando.

«Monica, se lui è il tuo primo fidanzato... con chi l'hai avuto quel figlio?» mi si gela il sangue, non la guardo nemmeno, ma mi blocco semplicemente. «Monica?» mi giro verso lei, tremando.

«Lui mi ha davvero salvato da tante cose. Da tutto quello che facevo.» anche la voce trema, come in procinto di piangere. «Ad alcuni non bastava la droga.»

«Perché non hai chiesto aiuto a noi?»

«Come facevo a venire da voi e dire 'sono senza lavoro né una casa, per vivere spaccio e mi prostituisco'?»

«Avremmo trovato una soluzione.»

«Mio padre mi ha cacciata di casa proprio per questo motivo.»

«C'ero io.»

«Non mi hai mai cercata.» non riesco più a trattenere le lacrime.

«Io ti ho cercata dappertutto. Ho chiesto alle tue vecchie amiche, sono andata nei posti dove andavi sempre, nei bar. Non ti ho mai trovata. Anche sui social. E non penso ti avrei mai trovata, sapendo ora quello che facevi. Frequentavi posti che non saprei dove trovare. Non è vero che non ti ho cercata, sei la mia bimba.» mi asciuga le lacrime.

Il resto non mi importa ||Tony Effe||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora