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Passiamo l'intera notte a fare l'amore, stuzzicarci e giocare come bambini. Alla fine ci siamo addormentati intrecciati e nudi, dopo aver spento tutte le candele, ovviamente. Mi sveglio sentendo il mio telefono vibrare sul comodino. Apro gli occhi, e con la guancia sul petto di Nicolò, ancora dormiente, cerco di raggiungere il cellulare.

«Pronto?» non ho nemmeno controllato chi fosse a chiamarmi.

«Bambina...» Marianna sembra in panico.

«Ehy, tutto ok?» ancora assonnata mi alzo leggermente, per camuffare il biascicare della mia voce.

La sento urlare, come di dolore. «Gabriel.»

Capisco subito, e mi alzo di scatto, perdendo un attimo l'equilibrio.

«Hai chiamato papà?»

«Non risponde.»

«L'ambulanza?»

«Non voglio andare da sola.»

Scrollo Nicolò, per svegliarlo.

«Che c'è?» si sveglia finalmente.

«Vestiti veloce, dobbiamo andare.» dall'altra parte del telefono sento le urla. «Ehy, ascoltami. Mi senti?»

«Sì.»

«Sto arrivando. Tu respira. Ok? Inspira, espira.» mi sbrigo a vestirmi e sembrerebbe si sia calmata, nonostante la velocità del suo respiro. «Nico', accompagnami a casa da Marianna, poi vai subito da mio padre, nel ristorante. Sai dov'è?»

«Sì, ma sta partorendo?» domanda a voce bassa, già vestito.

«Penso di sì.»

«Stai da sola con lei?»

«Per forza, poi comunque chiamo l'ambulanza.»

Siamo pronti per uscire, e durante il tragitto in auto cerco di tenere viva la conversazione con Marianna. La porta d'ingresso è già aperta, e la trovo a terra in camera, con la schiena appoggiata al letto e le gambe leggermente divaricate. Sta piangendo, o forse ha già pianto.

«Ho male.» inspira rapidamente.

Sul telefono digito 118 e quando rispondono spiego loro la situazione. Mi assicurano di essere sul posto in pochi minuti.

«Sono contrazioni, hanno detto.»

«Ma é troppo presto.» va in panico.

«Stai tranquilla.» le asciugo il volto, anche dal sudore.

«Ho paura, è la prima volta.» scoppia in una crisi di pianto. Sembrano inutili gli anni che ci separano, in questo istante mi pare di avere accanto a me un'amica coetanea.

«È normale, andrà bene però.»

Le porgo la mano, che stringe tra le urla e i lamenti. Finalmente arrivano i medici e gli infermieri. Non sono molti, ma quanti bastano per regolare la situazione. Mi lasciano comunque rimanere accanto a Marianna, su richiesta sua.

«Non possiamo rischiare di portarla in ospedale.» avvisa un giovane dottore.

«Quindi?» domando confusa.

«Sta già per partorire, non mancherà tanto. Al massimo qualche ora. Ma dobbiamo rimanere qui.»

Marianna segue le istruzioni che le vengono date, su come comportarsi e come posizionarsi. Ma dove sono Nicolò e papà?

NICOLÒ

«E dove posso trovarlo?» chiedo al cameriere.

«È appena andato via, a prendere quello che mancava. Ci metterà un paio d'ore.»

Il resto non mi importa ||Tony Effe||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora