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«Andiamo a fare una passeggiata?» chiede Nicolò, mentre, sul divano, allatto Mattia da sdraiata e con la capa sulle sue gambe. 

«Devo andare da mio padre.» rispondo senza ombra di voglia. «Vieni con me?»

«Facciamo una passeggiata e poi ci andiamo insieme, allora.» non so se se ne sia reso conto o meno, ma da tutto il tempo, con una mano mi coccola la nuca, e con l'altra accarezza le guance del bambino. 

«Sono così tanto comoda, non puoi farmi alzare ora.» brontolo risistemandomi la canottiera, una volta che Mattia ha finito. «Quanto sei bello, amore mio.» riempio di baci il piccolo, finché la sua risata infantile non fa sorridere anche noi poco più grandi. «Andiamo a prepararci?»

«Andiamo, io vesto Mattia.»

Rimango ancora un po' sul divano, sdraiata a vedere Nicolò, con in braccio il piccolo, dirigersi verso la camera da letto. Ci mettono poco a esser pronti, tra tutte e due. Manco solo io. Ci scambiamo i ruoli, con me che raggiungo l'armadio della stanza matrimoniale e loro che si riposano questi ultimi minuti in salotto. Davanti il letto, mi incanto ad analizzare le forme del mio corpo coperto solo dall'intimo, così cambiato rispetto a un anno fa, prima della gravidanza. Il seno sembra essere cresciuto notevolmente, la pancia è leggermente cadente e di quel fisico di cui andavo tanto fiera non ne vedo più ombra.

«Sei pronta?» mi interrompe Nicolò.

«Sì, un attimo.» inizio solo ora a cercare in maglietta e un paio di pantaloni adatti per uscire in famiglia.

«Che stavi facendo?» mi domanda con Mattia tra le braccia impegnato col suo ciuccio.

«Niente, ora mi vesto e andiamo.»

Chiude le ante dell'armadio, non mi aspettavo fosse vicino, appoggiato con una spalla al muro. Ha un sorriso contenuto sul volto, non ne capisco la ragione. Poi si avvicina, mi porge il bambino che tengo tra le braccia. La curiosità che riflette dagli occhi del piccolo, è molto simile a quella mia.

«Che facevi?» ripete dopo essersi seduto sul bordo del letto e avermi portata sulle sue gambe.

«Mi guardavo un attimo allo specchio.» ammetto imbarazzata.

«E perché non lo facevi sorridendo?»

«Una persona normale non sorride se si guarda allo specchio.»

«Tu lo facevi, me lo ricordo bene.»

«Prima ne avevo motivo.»

«Ora?»

«Guardami.»

«Cosa non va?»

«Prima ero bellissima.» si direbbe io parli con Mattia anziché con Nicolò.

«Pensi davvero di essere brutta, ora?»

«Posso venire in palestra con te?»

«No.»

«Dai.»

«No, perché tu vuoi solo cambiarti, non capisci che sei perfetta così.»

«E tu per quale motivo avresti iniziato ad andarti ad allentare? Sentiamo.» dico ironica, e mi guarda in silenzio.

«E Mattia?»

«Non lo possiamo portare con noi?»

«No, ma possiamo lasciarlo a tuo padre e Marianna, per quelle volte.»

«Già, mio padre.» alzo gli occhi al cielo.

«Forza, vestiti.» mi bacia sulla fronte prima di riprendersi il bambino e aspettare io mi alzi in piedi.

Il resto non mi importa ||Tony Effe||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora