13.

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«È già qui.» entra nella stanza Marianna, riferendosi a Nicolò. Era tornato a casa sua per lavarsi e prepararsi.

«Sì, sono quasi pronta.» lei mi ha già piastrato i capelli dopo la doccia, mi mancano solo le scarpe ormai. Ho volutamente scelto di non truccarmi.

«Li vuoi?» apre la mano e vedo dei bellissimi orecchini pendenti.

«Posso?»

«Certo.» sorride e mi aiuta a metterli. «Nicolò è con papà, non so di cosa stiano parlando.»

«Allora devo muovermi.» velocemente mi infilo le scarpe e li raggiungo in sala.

Nel momento in cui arrivo, Nicolò è seduto sulla sedia tenendo alla sua sinistra il tavolo, e con gambe aperte. Sta ridendo con mio padre, di fronte a lui, e non si accorge subito della mia presenza. Il suo outfit in tinta nera, formata da camicia e pantaloni eleganti, con cintura, gli dona molto.

«Andiamo?»

Finalmente si volta a guardarmi. Mi sento un po' a disagio, per come mi guarda imbambolato in silenzio. Ma al tempo stesso mi piace, sembra si sia fermato il tempo.

«Sì.» si alza, e per la prima volta siamo alla stessa altezza, grazie solamente ai tacchi.

«Ti do le chiavi, così puoi entrare. Magari fate tardi e noi siamo già a letto.» mio padre si alza per andare ai vari mazzi di chiavi appesi.

«Non c'è bisogno, hanno casa loro.» Marianna mi fa l'occhiolino, e lui la fulmina con lo sguardo.

«Perfetto, allora a domani. Buonanotte.»

«Arrivederci.» saluta anche Nicolò.

Superiamo la porta, e rimaniamo un po' fermi. Mi prende la mano e mi fa girare su me stessa.

«Allora? Com'è? Ti piace?»

Non mi risponde, si morde solo il labbro inferiore. Poi si avvicina per baciarmi, ma veniamo interrotti dalla porta che si riapre. Mio padre ci stava spiando. Che imbarazzo.

«Vieni qua.» richiude Marianna.

Scoppiamo a ridere, e poi andiamo in macchina.

«Come faccio a starti lontano tutta la sera?» borbotta e lo guardo contenta, godendo delle sue crisi.

La cena è stata fantastica, abbiamo recuperato i tanti discorsi persi. Ora stiamo andando a casa nostra, in macchina. È quasi mezzanotte. Prima di scendere, prende dal portaoggetti una fascia e mi chiude gli occhi. Sento che chiude la sua portiera, poi apre la mia e mi aiuta a camminare fino alla porta. Vedo tutto nero, assolutamente niente. Il rumore delle chiavi mi fa pensare stia aprendo per entrare, e il calore della casa mi accoglie.

«Arrivo subito, non spiare.»

«Ok.»

I suoi passi si fanno sempre più lontani, e un rumore di accendino, ripetuto più volte, mi confonde.

«Eccomi.»

«Posso toglierlo?»

«Un attimo.»

Insieme camminiamo, poi slega finalmente la fascia. Siamo davanti la camera da letto, con la porta aperta. L'ha decorata romanticamente, con candele e petali.

«Non sono bravo in ste cose, ma so che a te piacciono. Spero di averlo fatto abbastanza carino.» da dietro mi stringe i fianchi e mi sussurra all'orecchio.

«È bellissimo.» rimango estasiata da quel che ha fatto, e dall'impegno che ci ha messo.

Mi unisce i capelli e me li scioglie insieme dalla mia spalla destra, facendoli arrivare al mio seno. Poi con passione mi bacia il collo. Mi volto, e le sua labbra si spostano sulle mie. Mi prende in braccio, portandomi solo fino il bordo del letto, poco più in là. Mi siedo, mentre lui chinato non si stacca dal bacio, anche se costretto a tenersi con i suoi palmi sul materasso. Mi toglie le scarpe, io gli slaccio i bottoni della camicia. Si toglie la cintura, e io lo lascio a petto nudo. Viene tutto buttato sulle piastrelle del pavimento. Si allontana leggermente dal mio viso. Guarda il mio corpo, mentre con delicatezza mi sfila il vestito, lasciandomi in perizoma. Ricomincia a baciarmi. Col mio aiuto, anche lui si toglie pantaloni, scarpe e calze. Ci spostiamo dal bordo del letto, finendo io con la nuca sul cuscino, e lui sopra di me. Le sue labbra scivolano sul mio collo, dove la lingua assapora la pelle calda. Poi calano sempre di più. Come sosta trovano il seno. I capezzoli vengono stuzzicati un po' dalla sua lingua, un po' dalle sue dita. Quelle stesse dita però poco dopo cambiano ruolo. Mi sfilano l'intimo, e io rimango completamente nuda. Scivolano più basse, e la lingua di Nicolò torna a incontrare la mia.

«Fammi quello che volevi stanotte.» gli sussurro all'orecchio.

Quei suoi comandi, dati in videochiamata, diventano, nuovamente, concreti, ma stavolta grazie alle sue dita. Mi bacia dietro l'orecchio. Non sono più in grado di resistere ai gemiti. La schiena mi si inarca leggermente, quanto basta per risaltare il seno, e le mani stringono il cuscino su cui sono sistemata.

«Continua.» riesco a dire solo questo.

Le sue dita si muovono sempre più velocemente. Sia fuori che dentro di me.

«Ti piace?» la sua voce roca che mi sussurra dal lobo mi fa venire ancor più brividi di quanti già non ne avessi, e annuisco.

Lui ferma le mani, e raggiunge le dita con il viso. La lingua sostituisce le dita. Fatico a non stringere le cosce, ma Nicolò mi aiuta a tenerle aperte quanto basta. Mi sento bruciare, da quanto piacere mi provoca tutto questo. Poi vedo che si toglie i boxer, finalmente. E si allunga verso il cassetto del comodino, accanto al letto.

«Facciamolo senza, solo per questa volta.»

«Domani però andiamo in farmacia.»

Annuisco e torniamo a baciarci. Si stacca qualche secondo per guardarmi negli occhi mentre entra dentro di me. Poi si muove con dolcezza e calma, ma sembra trattenersi dal fare come vorrebbe.

«Voglio stare sopra.» gli dico, lui mi guarda e si ferma.

Si sdraia in pancia in su e io a cavalcioni mi siedo poco più giù dei suoi fianchi. Di nuovo lo sento dentro di me. Mi muovo con costanza, stringendo le dita di Nicolò sul suo basso ventre. Ma per poco. Infatti gli porto entrambe le mani sulle mie natiche, subito dopo, dove inizia a palpare con voglia. Con schiena eretta, punto il naso al soffitto, ad occhi chiusi e gemendo. Diversi minuti dopo invece avvicino i nostri petti, senza fermarmi.

«Sto per venire.»

A queste mie parole, Nicolò porta il suo dito destro medio e quello anulare sul clitoride, e mentre entra ed esce dal mio corpo, li muove con velocità. Sento che anche lui geme. Stringo le lenzuola sotto il suo corpo, cercando invano di resistere al piacere.

«Lasciati andare.» ansima, ma scuoto la testa, fermandogli solo la mano. «Vuoi smettere?»

«No.» continuiamo a muoverci insieme.

«Allora perché non ti lasci andare?»

«Voglio che duri di più.»

«Possiamo continuare anche dopo.» sorride contagiosamente.

Ora è lui a guidare i movimenti, agitandomi con velocità e forza dalle natiche. Poi la frequenza si abbassa, ma riesco a sentirmelo dentro bene. I miei gemiti ormai sembrano piccole urla, che rendono fiero Nicolò.

Il resto non mi importa ||Tony Effe||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora