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«Dai, fammi entrare.» chiede Giovanni.

«No.» ripeto più decisa, magari stavolta riesco a convincerlo.

«Non puoi comportarti così proprio quando mi devi i soldi per la roba.»

Mio malgrado ha ragione. Ho un debito con lui, che voglio saldare il più presto possibile.

«Entra.» dico scocciata. «Ma non ti muovere da qui.» indico la zona davanti la porta.

Cammino poco più in là, per raggiungere la mia borsa sul divano. Mentre é distratto, mi viene un'idea vedendo il telefono qui dentro. Non mi fido di Giovanni, neanche un po'. Forse è il caso di attivare il registratore.

«Il cantante ti ha lasciato da sola?» lo prende in giro.

«Te non ti preoccupare.» borbotto mentre prendo i soldi dal portafoglio e li porgo a lui. «Siamo a posto ora?»

«Veramente questi sono la metà.»

«Non prendermi per il culo, non possono essere la metà.» divento ancor più fredda.

«Posso chiudere un occhio stavolta.» mi ridà indietro le banconote.

«Cioè?»

«È vero che sei una prostituta?» nella sua domanda c'è tutto fuorché curiosità.

«Chi te l'ha detto?» mi si gela il sangue.

«Quindi è vero.»

«Non più.»

«Non sei credibile.»

Nonostante le mie parole si sente comunque in diritto di avvicinarsi e toccarmi. Le sue mani assaporano il mio seno. Qui gli do uno schiaffo, allontanandomi leggermente. Ma questo lo fa innervosire ancor di più. Tirandomi per i capelli mi fa inginocchiare di fronte a lui. I tentativi di dimenarmi sono completamente inutili. Abbassa poco i suoi pantaloni, insieme ai boxer. Poi avvicina con forza la mia faccia al suo pube, ma la mia bocca non ha intenzione di aprirsi o anche solo di sfiorare il suo corpo. Mio malgrado però Giovanni ha decisamente più forza rispetto a me. Pochi secondi dopo mi ritrovo protagonista in un rapporto orale contro il mio volere. Non c'è ombra di delicatezza nei movimenti guida delle sue mani, dietro la mia nuca. Finito questo primo passaggio, mi tira i capelli portandomi sdraiata sul divano, in pancia in giù. Riesce a lasciarmi in mutande in pochi secondi. E subito dopo lo sento dentro di me. Già dai primi movimenti usa velocità e forza, come il mio corpo fosse la sua mano. Mi blocca il collo sul divano con la sua mano per fermarmi, quando cerco di liberarmi. Sono i minuti più brutti che io riesca a ricordare. Gli imploro in lacrime di fermarsi, ma il suo istinto animale si sta sfogando su di me sempre di più.

Non ho chiuso occhio, a momenti dovrebbe tornare Nicolò e io sono ancora chiusa in camera, da ore ormai. Al buio. Non smetto di piangere, né di tremare. Indosso i vestiti che ieri Giovanni mi ha tolto. Gli stessi. Seduta sul pavimento, sento la porta aprirsi, è Nicolò spero. La sua voce lo conferma, ed è insieme a Dylan. Mi vergogno a farmi vedere in queste condizioni, e provo un tremendo senso di colpa nei confronti del mio ragazzo. Quello di stanotte è stato un tradimento ai miei occhi. Lo sento chiamarmi per diverse stanze, non cerco nemmeno di risistemarmi. Finalmente mi trova. So che si trova alle mie spalle, mentre davanti la porta, Dylan è rimasto in piedi fermo. Nicolò si accovaccia accanto e me, e guardandolo negli occhi scoppio ancor più a piangere. Lui mi abbraccia visibilmente confuso, e cerca di tranquillizzarmi.

«Cos'è successo?» mi sussurra dolcemente.

«Scusa.» lo stringo forte.

«Per cosa?» mi guarda in viso e asciuga le lacrime dalle mie guance.

Il resto non mi importa ||Tony Effe||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora