40_

1.2K 20 1
                                    

«Rispondi a tuo padre, ti sta chiamando da tutto il pomeriggio.»

«Per favore, Roberto, evita di nominarmelo.»

«Dovrai chiarirci prima o poi. Non puoi ignorare tutti loro ancora per tanto. Anche Nicolò ti ha scritto.»

Osservo proprio le notifiche del cantante, su quello sfondo di una foto fatta a lui col figlio dormiente tra le braccia.

-Monica per favore
-Non lo rifare
-Dimmi dove sei
-Sono con Dylan che ti stiamo cercando
-Voglio solo sapere se stai bene
-Se vuoi stare da sola, lo rispetterò
-Hai ragione ad odiarmi, ma non sapevo come dirtelo

«Cosa dovrei fare?» sdraiata e raccolta sul divano, spengo il telefono accanto a me.

«Non continuare a scappare, potrebbe essere un inizio questo.» si accomoda ai miei piedi, e inizia ad accarezzarmi le gambe con dolcezza. «Non risolvi niente così.»

«Non voglio però nemmeno tornare a casa e fingere che niente sia successo. Ho anche paura di confrontarmi con papà. Dover avere una sua conferma, non so che reazione mi provocherebbe.»

«Magari c'è una spiegazione valida.»

«E se in realtà non ci fosse?»

Sento gli occhi bruciarmi, e il pianto silenzioso non riesco più a trattenerlo. Avevo anche accettato in qualche modo l'idea di essere orfana di madre, ma anche solo pensare che dietro la sua morte centri qualcosa mio padre, mi distrugge dentro.

«Monica, non fare così.» mi tira dal braccio per potermi abbracciare. «Smettila di piangere.» mi sussurra all'orecchio, mentre le sue mani mi pettinano i capelli neri dietro la nuca.

«Scusami.»

«Andiamo a fare un giro a piedi, qui intorno? Dell'aria fresca potrebbe farti bene.»

«Non voglio rischiare di incontrare chi non voglio.»

«Rimaniamo qui?»

«Sì, per favore.»

Sento la sua mascella irrigidirsi per qualche secondo, per poi tornare apparentemente rilassata. Mi sposto quanto basta per guardarlo negli occhi. Il suo sguardo è ricambiato, ma c'è qualcosa nelle sue pupille che non riesco bene a decifrare. La sue dita si abbassano fino alla zona centrale della schiena, e il suo cuore lo sento scoppiare. Cambia traiettoria degli occhi, puntandolo alle mie labbra semiaperte. Pericolosamente si avvicina, piuttosto calmo.

«Roberto...» riesco solo a sussurrare.

Mi zittisce con un bacio. Ci mette passione, ma senza esagerare. Come mi stesse assaggiando, e volesse assaporare ogni singolo gusto nel dettaglio. Non è tanto il suo comportamento a stupirmi, per quanto inaspettato da parte mia, piuttosto è alla mia reazione che non riesco a dare una risposta concreta. Perché sto ricambiando un bacio del mio migliore amico?

«È da troppo che lo sognavo.» mi sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mentre sorride.

Non lo so il perché, ok? So solo che dopo queste sue parole, l'unica cosa sensata che mi viene da fare e ritornare alle sue labbra. Bacio più duraturo, rispetto a quello di prima, durante il quale mi inginocchio sul divano, tenendo le gambe di Roberto tra le mie cosce. La mia bocca, da sola, decide poco più tardi di gustargli la pelle del collo, e le mie mani di spogliarlo della sua maglietta grigia.

«Dobbiamo fermarci.» quel che dice lui, dovrebbero essere in realtà le mie parole.

«Perché?»

«Ami Nicolò, e hai anche un figlio con lui.»

«Fammi prendere una pausa da tutto.» lo guardo dritta negli occhi.

Ora è lui che mi ribacia. È vero che amo Nicolò. Lo amo come non penso di aver mai amato nessun ragazzo. Mi sento meno in colpa a chiudere gli occhi e immaginare di starmi unendo  a lui, anziché Roberto. I nostri corpi caldi e spogli sono aggrovigliati tra loro, e c'è foga nei nostri movimenti, dal primo sino all'ultimo. 

ROBERTO

Monica ora sta dormendo, completamente nuda. È sdraiata sul suo lato destro, tra me e la testata del sofà, voltandomi la schiena. Se in qualche modo le sono stato da distrazione, son contento da una parte. Ma non è assolutamente così che doveva finire. Sapevo che, prima o poi, i miei sentimenti, iniziati a nascere all'inizio della sua gravidanza, sarebbero riusciti a darmi problemi. Queste ore di parentesi dal mondo, potrebbero portare molti guai, a me, ma soprattutto a lei. Non penso Nicolò ne sarebbe contento. E io non voglio si rovini il loro rapporto per questa virgola, a cui per di più ho portato io. È proprio il cantante a chiamarmi. A me personalmente, si sarà arreso a provarci con Monica. Sperando di far in tempo a rispondere, mi riprendo il mio braccio da sotto la nuca della ragazza, e mi sposto di stanza, così da non svegliarla.

«Pronto?» tento più che posso a mantenere un tono di voce basso ma ugualmente comprensibile.

«Ehy, Roberto. Scusami se ti disturbo, so che è notte fonda. Ma non riesco proprio a dormire. Ho solo bisogno di sapere se Monica stia bene. È da te, vero?»

«Sì, è venuta oggi da me.» no idiota, usa un altro verbo, ma non 'venire'.

«Come sta?» sembra sinceramente preoccupato nei suoi confronti.

«Ora sta dormendo, ma comunque è presa male, e in pensiero un po' anche per Mattia.»

«Il bambino sta bene, tranquillizzala su questo. Me ne sto occupando io, e ora sta dormendo anche lui. Stalle vicino per favore, sei l'unico che può in questo momento. Non lasciarla da sola.» tranquillo fratello, ho già provveduto.

«Certo, lo so.»

«Dille che mi dispiace, e che l'ho fatto solo perché non sapevo come dirglielo. Dille che la amo, per favore.» la sua voce appare rotta in mille pezzi di vetro.

«Ok.» non penso di essermi mai sentito tanto in colpa.

Il resto non mi importa ||Tony Effe||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora