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Entrai nel ristorante e vidi subito due figure femminili all'entrata che stavano in piedi ad aspettare qualcuno.
"Robin!" esclamai attirando la sua attenzione.
Lei si girò e, appena capì che fossi stata io a chiamarla, mi venne incontro per abbracciarmi.
Successivamente si staccò e tornò accanto alla rossa che stava guardando tutto da lontano.
"Andiamo" dissi avviandomi verso un tavolo.
Ci accomodammo vicino ad un muro.
"Da quanto vi conoscete?" chiesi a Vickie.
"Oh circa, un mesetto però ci sitamo ancora conoscendo" disse timidamente.
"Voi?" domandò Robin accanto a me.
Guardai Eddie che si trovava seduto davanti a me e sorrisi maliziosamente dicendo "Un mese però ancora non ci conosciamo abbastanza".
Rise sotto i baffi delicatamente e si sitemò meglio sulla panca imbottitita di cuscini.
Mise più davanti il suo bacino scivolandosi lentamente sul mobiletto sul quale si trovava il suo corpo.
Poggiò le mani sotto la tovaglia e continuò ad osservarmi.
"Però state insieme" affermò Robin cuttarando la mia attenzione.
"Si" mormorai girandomi verso di lei.

"Ordiniamo?" chiesi cercando di deviare la conversazione.
Tutti annuirono.
Chiamai la cameriera con il cenno della mano e lei arrivò subito.
"Vorrei una pizza con pomodori e prosciutto" affermai cortesemente.
"Anch'io" disse Vickie guardando me e poi la donna.
"Voi?" domandò lei.
"Io gradirei una diavola" disse Eddie scrutandomi.
"Io una semplice margherita" dichiarò Robin.
"Da bere?" domandò la donna.
"Acqua naturale" dissero Robin e Vickie insieme.
"Una bottiglia di vino, preferibilmente Chianti" spiegò Eddie alla cameriera.
"Va bene, arriveremo tra un po' di minuti" parlò la donna.

Nel frattempo che aspettavano il cibo abbiamo parlato del più e del meno.
"Come sta Dustin?" chiese Robin girandosi verso di me.
"Un po' male" affermai sinceramente.
"E' per la storia di vostro padre?" domandò.
"Si, si è presentato a casa nostra e sì, credo tu possa immaginare la sua reazione" spiegai.
"E se tipo, lo licenziassimo?" progettò.
"E come?" chiesi.
"Basta fargli perdere la pazienza" affermò Eddie ancora scrutandomi.
"E come...?" domandai inesperta.
"Solo tu sai la risposta" mormorò lui guardandomi.
"Ok, ma voi non fate niente, farò tutto da sola, visto che si tratta di mio padre. Vi chiedo già scusa per quello che farò" sussurrai.
"Cosa hai intenzione di fare?" chiese Eddie preoccupato.
"Te lo dirò dopo" affermai con lo sguardo perso.

Per farlo andare via dovevo fargli capire che a causa sua sto male e faccio cazzate. E che quindi la sua preseza influisce parecchio sulla mia salute mentale. C'era un'unica cosa che dovevo fare.

"Eccco a voi!" disse la cameriera con le pizze in mano.
Appoggiò successivamente l'acqua e la bottiglia di vino.
Eddie prese in mano il mio calice e ci versò delicatamente all'interno del Chianti, guardandomi negli occhi.
Sorrisi e sorseggiai lentamente.
Tagliai la pizza mentre continuavamo a parlare.
"Pensavo di tingermi i capelli" creai un argomento.
"Di che colore" chiese Vickie.
"Pensavo rosso scuro" risposi sorridendo confidentemente.

"Stasersti bene con il rosso come con tutti gli altri colori" mormorò Eddie scendendo di più col bacino.
Un leggero rossore spuntò sulla mia faccia, quando all'improvviso sentì una presenza sotto il mio vestito. Mentre Robin parlava un secondo con la rossa, alzai un po' la tovaglia e vidi la scarpa di Eddie che si trovava tra le mie cosce.
Iniziò a muovere la punta su e giù strusciando la suola sul mio intimo e causandomi subito una sensazione stupenda per tutto il tempo.
Riposi la tovaglia apposto e ritornai a Robin.
"Anche secondo me staseresti bene da rossa" disse lei mentre il mio corpo formicolava dall'eccitazione.
"La farò, grazie" balbettai.
Sorseggiai altro vino mentre guardai attentamente lo sguardo di Eddie che sorrise maliziosamente.
Capì subito il suo gioco, quindi mi avvicinai di più con i fianchi alla sua scarpa che giaceva ormai sulle mie mutande.
Continuai a mangiare silenziosamente mentre mi concentravo a trattenere l'adrenalina che trasaliva la mia spina dorsale.
Mi stimolò così tanto che ad un certo puntò non ne potei più, il mio inguine pulsava e la mia fronte sudava.
"In difficoltà?" domandò Eddie mentre le altre due erano prese tra loro a ridacchiare e a raccontarsi vicende.
"Cosa ti fa pensare che sia così?" chiesi maliziosamente.
Lui continuò a muovere la punta della sua scarpa sul mio clitoride facendomi sussultare per un secondo.
Mi staccai dal piatto, ormai vuoto, e sorseggiai lentamente altro Chianti.
Dopo posi la mia schiena sulla parete dietro di me e con il bacino ancora attaccato alla sua suola, coperto dalla tovaglia stroppicciata.
Le mie mani sudate finirono per stringersi sempre di più.
"Sicura?" demandò lui guardandomi compiaciuto.
Incontrai di nuovo il suo sguardo, l'euforia prese così tanto il sopravvento che i miei arti superiori si avvicinarono alla zona della gonna.
Mi strinsi al tavolo e alzai la gonna sotto al tovagllia, rendendomi solo in mutande.
Lui da davanti, mi osservava attentamente notando ogni mia espressione.
Il mio respiro si fece sempre più intenso.
La sua punta mi fece arrivare al mio climax, posi la testa dietro le spalle e finì per toccare la parete nuovamente.
"Tutto bene?" chiese Robin guardandomi.
"Si, fa solo caldo" risposi cercando di riprendere fiato.
"Visto che abbiamo finito, andiamo a pagare. Vi va di andare ad un drive-in?" propose lei.
"Certamente" dissi guardando maliziosamente Eddie che tolse la scarpa dal mio interno coscia.

Ci alzammo subito e con fatica mantenni l'equilibrio.
Eddie pagò la mia parte.
"Lasciami pagare almeno in vino" mormorai.
"Nonono, mia regina, oggi è tutto scontato per lei" sussurrò al mio orecchio.
Sorrisi alle sue parole ed uscimmo dal ristorante.

"Seguite la nostra macchina, ci vediamo lì ok?" spiegò Robin mentre Vickie entrava silenziosamente in macchina.
Eddie mi aprì la portiera cortesemente ed io mi sedetti sul sedile dei passeggero.
Mi raggiunse subito dopo e avviò la macchina.
Nel frattempo che guidava, accesi una sigaretta aprendo il finestrino.
"Ti dispiace?" chiesi.
"Passami un tiro" affermò lui.
Misi la sigaretta tra le sue labbra che dopo un po' di minuti buttarono il fumo fuori.
Successivamente la posi tra le mie. Aspirai ed adagiai delicatamente il mio busto fuori dal finestro scompigliando i miei capelli biondi.
Buttai fuori il mio fumo mentre il mio vestito si alzava sempre di più.
"Lo fai apposta?" domandò Eddie guardandomi.
Ritornai con la testa in camera e lo guardai aspirando altro fumo.
"E' una domanda retorica Munson?" ridacchiai per poi tornare fuori con metà corpo.
Il vento scompigliava la mia chioma tanto che, appena riposi il mio capo all'interno, Eddie si mise a ridere sotto i baffi.
"Ti sembro divertente?" chiesi sorridendo.
"Lo sei sempre, Henderson" mormorò continuando a guidare.
Aspirai altro fumo e mi avvicinai al finestrino ma senza uscire.
Gettai fuori l'emissione e poi posi la sigaretta tra le sue labbra.
"Grazie" sussurrò lui con le mani sul volante.
"Siamo quasi arrivati" disse sempre lui mentre io mi sedetti composa sul sedile.

La sua mano invece di finire sulla leva del cambio, comparse sulla mia coscia.
Il mio cuore perse un battito. Mi girai con poca velocità incontrando il suo sguardo perso.
"Hai cenato bene?" chiese malizosamente.
"Il cibo era molto buono peccato che non abbiamo avuto il tempo per gustare il dessert" mormorai mettendolo in difficoltà.
"Avremo la possibilità dopo" mormorò lui massaggiandomi la pelle delicatamente.

"Siamo arrivati" affermò spegnendo la macchina.








EUNOIA - Eddie MunsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora