Epilogo

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Città del Messico, un anno dopo.

Giulia che gioca con la piccola Veronica a bordo piscina è l'immagine che preferisco.
Sta iniziando a muovere i primi passi e noi cerchiamo di non perderci alcun momento.
La nostra vita è cambiata, lo ammetto, dormiamo di meno e siamo apprensivi, ma il nostro rapporto non è cambiato affatto.
Di tanto in tanto, ci ritagliamo dei momenti intimi solo per noi. Soprattutto quando la piccola dorme.
Man mano che cresce, noto la somiglianza con Giulia. Persino i capelli li hanno simili.
Il colore degli occhi, invece, è un ibrido tra i suoi verdi e i miei marroni. In alcuni giorni tendono verso un colore, in altri verso l'altro.
Sarò di parte, dato che è nostra figlia, ma è veramente la bambina più bella che abbia mai visto.
Tutta la nostra famiglia è impazzita per lei. Purtroppo ci vediamo poco, a causa della lontananza, però durante le festività tendiamo a rincontrarci tutti.
A Giulia devono mancare parecchio le sue amiche e mi dispiace averle fatte allontanare. Lei non si lamenta mai, anzi adora la sua vita qui. Come me d'altronde.
Non vorrei essere in nessun altro luogo.
"Non ti fai il bagno?". Annuisco. "Lo facciamo fare pure a lei?". Scuote la testa. "Ha sonno, la porto a letto poi torno qua. Tu aspettami pure in piscina, senza costume ovviamente". Alzo un sopracciglio. "Non vuoi nuotare, quindi". Era scontato.
Venti minuti dopo, come promesso, è di nuovo di fronte a me. Non indossa nulla, a parte le ciabatte.
"Sei una visione divina, amore". Entra piano in piscina e mi raggiunge. "Tu lo sei, papi. Abbiamo fatto bene a non metterci l'acqua col cloro, così possiamo usarla per altri scopi". Rido. "Ho pensato a tutto, hai visto?". Avvicina il suo volto al mio. "E hai pensato pure al fatto che ho una terribile voglia di fare l'amore con te?". Le mordo il labbro. "Mi sa che è la stessa mia voglia".
Mi accarezza la testa bagnandomi tutti i capelli.
"Con i capelli tutti all'indietro sei molto sexy. Ma adoro pure i tuoi ricci. Diciamo che sei sexy sempre". Sogghigno. "La bimba del papi è follemente innamorata, a quanto pare". Sorride. "Pazzamente, terribilmente, tremendamente". Mi bacia. "Proprio come il mio papi lo è di me". La stringo a me. "Più tardi andiamo tutti e tre alla Casa Azul di Frida Kahlo?".
Ricordo quando ci siamo andati durante il nostro primo viaggio di coppia, e di come quei turisti francesi credevano che stessi per farle la proposta di matrimonio, viste le nostre effusioni.
Sarà divertente per la piccola Veronica vedere tutti quei colori, quelle piante e quei dipinti.
Sicuramente finirà per essere un'appassionata di arte, come la mamma.
"E me lo chiedi? Amo quel posto! Comunque, prima per addormentarla le stavo cantando la nostra canzone, quella della Casal". Le bacio la punta del naso. "Siempre fuiste la razón de mi existir, adorarte para mi fue religión, en tus besos yo encontraba el calor que me brindaba, el amor y la pasión".***
Non canto quasi mai, non mi piace la mia voce, però lei ne sembra colpita, in positivo.
"Ogni volta che siamo in Messico mi canti qualcosa, come la serenata al ristorante". Che è finita in modo appagante. "Perché ti amo, amore".
Una volta arrivati al museo, Giulia non fa altro che scattare delle foto a me e alla piccola.
"Eccoli gli amori della mia vita". Sorrido. "Voi lo siete della mia". Bacia prima la fronte di Veronica, poi me. "Vi cielo, ad entrambi".
Incredibile come il nostro verbo 'ti cielo' prima usato solo al singolare, adesso si sia esteso al plurale.
Non ha mai avuto un significato migliore.
Probabilmente, per me, per noi, non lo avrà mai.






***"Sei sempre stato la ragione della mia esistenza, adorarti per me era una religione, nei tuoi baci io trovavo l'amore che mi offriva il calore della tua passione".

TI CIELO II // Pedro Pascal Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora