Capitolo 14

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L'indomani mattina sono costretto a lasciare casa, per raggiungere Roberto e il suo 'misterioso' amico che vuole offrirmi il lavoro.
Sono emozionato, spero di fare una buona prima impressione.
Sono una frana in questo genere di cose.
Cerco di apparire tutto d'un pezzo, ma sono un tipo fin troppo emotivo.
Non so come sono riuscito a parlare con Giulia la prima volta senza balbettare o dire idiozie. Deve essere stato l'effetto del whisky che stavo bevendo.
"Eccolo il futuro papà. Come sta tua moglie?". Sorrido. "Benissimo. L'ho lasciata che dormiva. Soffre un po' di nausea e riesce poco a riposare".
Se poi ci aggiungiamo i momenti in cui facciamo altro, oltre che parlare, dorme ancora meno ore.
"Le hai parlato del progetto?". Annuisco. "Mi ha spronato ad accettare e anzi, ha insistito affinché la portassi con me. O meglio, li portassi, visto che c'è pure il bambino". Mi da una pacca sulla spalla. "Sei stato benedetto, amico mio, solo una persona che ti ama davvero si comporterebbe così". Mi gratto la testa. "È proprio una donna straordinaria. Spesso penso di non meritarmela".
Io sono mediocre in confronto a lei, in ogni senso.
Se mi sentisse, mi direbbe che sono troppo duro con me stesso e probabilmente è la verità, eppure non mi sento lo stesso alla sua altezza.
"Io dico che siete fatti l'uno per l'altra. Era destino che vi incontraste".
Ci sediamo al tavolo continuando a chiacchierare animatamente, fin quando una persona ci si avvicina.
"Laura?".
Abbraccia Roberto, poi mi saluta con un cenno del capo.
"Ti sono mancata, Pedrito? Non potevo farti sapere subito che ero io, sennò non avresti accettato neppure di incontrarmi per discuterne". Sospiro. "Non so se voglio farlo, dopo quello che hai fatto con le foto soprattutto".
Okay che ha chiesto scusa a Giulia, ma il suo è stato un comportamento indecente, per non dire altro.
E l'ha anche etichettata in modi molto poco carini.
"Lo so, non avrei dovuto. Mi dispiace, sul serio. Vorrei davvero che accettassi questo lavoro, Giulia potrà restare a casa tranquilla: terrò le mani a posto".
Onestamente, non le credo granché.
"Lei verrà con me, aspettiamo un bambino". Sbarra gli occhi. "Stai scherzando? Non bastava il matrimonio? Adesso pure la famiglia? Sei diventato una specie di pensionato? Non ti riconosco. A New York non puoi portarti la famigliola, dai".
Mi sta dando sui nervi. Capisco come si sia sentita Giulia. Vorrei dirgliene quattro.
"Laura, basta. Parlargli del progetto". Scuoto la testa. "Grazie per il drink e per avermi chiamato Rob, ma non me la sento di lavorare con una persona che disprezza me, ma soprattutto mia moglie e la mia famiglia".
Esco da lì quasi correndo e ancora furioso: che faccia tosta! Invece di sentirsi in colpa, ha continuato ad infierire.
Per fortuna che Giulia non c'era, altrimenti sarebbe finita male per lei.
Non mi capacito di come le persone possano essere così cattive gratuitamente.
In aggiunta verso altre persone che neppure conoscono.
Lo trovo assurdo.
"Com'è andata, amore?". Quando nota la mia espressione, mi si avvicina e mi abbraccia. "Che è successo? Sei sconvolto". Le accarezzo una guancia. "Non andiamo più a New York, possiamo pensare al nostro trasferimento".
L'unica cosa bella di questa mattinata.

TI CIELO II // Pedro Pascal Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora