Capitolo 1

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"Tu sei tutte le combinazioni di numeri. La vita. Il mio desiderio è capire la linea, la forma, il movimento. Tu riempi e io ricevo. La tua parola viaggia nello spazio e raggiunge le mie cellule che sono le mie stelle e arriva alle tue che sono la mia luce".
(Frida Kahlo)

L'orologio sulla parete segna le cinque del mattino.
Sto fissando il soffitto da quasi un'ora.
È strano, solitamente riesco a dormire ma non oggi.
Non oggi che ho ricevuto la notizia più bella che potessi sentire: diventerò padre.
Mi sembra assurdo dirlo ad alta voce. Per la verità, non l'ho ancora fatto.
Sono sposato con Giulia da un anno e il nostro amore cresce ogni istante di più e il nostro bambino, o bambina, sarà il manifesto di tutto.
Non avrei mai pensato di diventare genitore.
Se me lo avessero detto qualche anno fa, mi sarei messo a ridere.
Quando l'abbiamo scoperto ci siamo commossi entrambi, forse io quasi più di lei e mi ha persino preso un po' in giro per questo.
Sono diventato sentimentale, lo sono sempre stato magari, però ora non ho paura di farmi vedere nelle mie debolezze.
"Papi, perché non dormi?". Sospiro. "Sono agitato. E se non sapessi come comunicare col bambino? E se non mi volesse bene?". Mi accarezza una guancia. "Abbiamo nove mesi ancora per abituarci. Vedrai, sarai un padre magnifico".
Appoggio la testa sulla sua pancia, proprio come avevo fatto durante il nostro viaggio a Parigi e lascio un lieve bacio proprio lì.
"Non far disperare la mamma, mi raccomando. Noi siamo pronti ad accoglierti a braccia aperte piccolino, o piccolina". Con la coda dell'occhio noto che si sta asciugando alcune lacrime. "Saranno gli ormoni della gravidanza, ma già vederti così preso, mi fa scoppiare il cuore di gioia".
Se solo sapesse come mi sento io da quando l'ho saputo. Non sto più nella pelle.
"È nostro, l'abbiamo creato noi col nostro amore, ci credi?". Sorride. "Il nostro amore potrebbe creare qualsiasi cosa, papi". Mi accarezza i capelli. "E bisogna anche dire che da quando siamo sposati, non abbiamo fatto altro che fare l'amore". Rido. "Lo ammetto: è stato difficile staccarsi da te, mi luz".
Evidentemente la cosa è reciproca, perché lei non si è separata da me allo stesso modo.
Soprattutto durante la nostra stupenda luna di miele in giro per il mondo.
"Ho voglia di farti delle cosette, papi". Alzo un sopracciglio. "Che cosette esattamente, amore?". Sorride. "Mmh, prova a indovinare". Gli mordo il labbro inferiore. "Vuoi forse farmi le coccole?". Annuisce. "Ma non solo". Mi si siede a cavalcioni sopra e mi bacia con trasporto.
"Ho proprio voglia di scoparti".
Giusto per restare in tema col fatto che non ci separiamo mai.
A malapena abbiamo fatto visita ai nostri parenti e amici.
"Quieres follarme?".
Lo ammetto: so che impazzisce quando le parlo in spagnolo e io gioco bene le mie carte, come posso.
"Tu no?". Avvicino il mio volto al suo collo e lo bacio. "Yo también quiero follarte, mami". Ride divertita. "Sto per diventare davvero una mamma e tu un papà. Come ci faremo chiamare da nostro figlio? Perché questi soprannomi evocherebbero cose nostre intime e non mi pare il caso".
Effettivamente, se penso che mi possa chiamare 'papi' come fa Giulia nella nostra intimità, sarebbe strano.
Molto meglio che mi chiami semplicemente 'papà', senza abbreviazioni o nomignoli.
"E resterò sempre la tua bimba, anche se avremo un bambino?". Sorrido. "Sarai sempre la bimba del tuo papi Pedro. Non temere". Mi accarezza una guancia. "Ti amo, lo sai vero?".
Ogni volta che me lo dice, cammino sulle nuvole.
Vorrei che me lo ripetesse ogni istante, fino alla nausea se possibile.
"E io amo te".
Buffo, perché non credevo troppo nell'amore prima di incontrarla. Così come non credevo nel matrimonio e nella famiglia.
Non so cosa sia successo, ma so che è lo stesso che pensava anche lei e alla fine, due cinici come noi si sono trovati per non lasciarsi più.
Non solo ci siamo innamorati come due adolescenti qualsiasi, ci siamo sposati e stiamo costruendo una famiglia.
Come vorrei che mia mamma potesse vederci. Immagino che sarebbe andata d'accordo con Giulia. Per certi versi, me la ricorda leggermente. Può darsi che anche il nostro bambino, o bambina, me la ricordi.
"Vorresti che fosse una femmina o un maschio?". Mi domanda curiosa. "Non ho preferenze nette, mi basta che ti somigli e che sia splendido o splendida come te". Sospira. "Io vorrei che somigliasse a te e mi piacerebbe che fosse una piccolina, così da chiamarla come tua madre. Ricordi la prima volta che sono venuta a casa tua e mi hai raccontato quella storia di me scrittrice, con un marito artista e una figlia?".
Come potrei dimenticarmene. Mi stavo già innamorando follemente.
"Avevo detto che mi sarebbe piaciuto che fosse reale e lo è diventata, hai visto? Saranno stati i tuoi poteri da strega". Sorride. "Probabile. Magari li userò anche per decidere il sesso del nascituro".
Non mi stupirei se lo facesse.
In alcuni momenti ho creduto davvero che avesse qualche strano potere magico, che mi attirasse costantemente verso di lei inconsapevolmente.
"Davvero vorresti chiamarla come mia madre? Non ti obbligherei, lo sai". Mi bacia. "Sarebbe come averla con noi. Come se tornasse da te in una veste diversa, ma per amarti allo stesso modo".
È ufficiale: ha deciso di farmi piangere come un cretino.
"Hai detto una cosa bellissima. Sei una donna straordinaria e sono fortunato ad averti come moglie". Mi bacia il naso. "Può questa donna straordinaria fare l'amore con te adesso?". Annuisco. "Sono tutto tuo".
In ogni senso possibile.

TI CIELO II // Pedro Pascal Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora