10. Mi stai pregando, piccolo?

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「✾」

Erano anni che non si sentiva più così tanto bene come in quel momento, nonostante il suo imbarazzo fosse alle stelle. Non percepiva più quelle emozioni semplicemente perché non c'era nessuno per cui sentirsi così, non aveva accanto qualcuno che gli facesse provare quelle bellissime emozioni.

E chi mai avrebbe detto che quella persona sarebbe stata proprio il suo vicino di casa? Nessuno, se non Jimin stesso.

Ci aveva sperato, aveva sperato così tanto che potesse essere lui quella persona che quando quella serata piovosa litigarono quasi perse tutte le sue speranze. Da quando lo aveva conosciuto mai, se non una sola volta, aveva osato sfiorarlo; Jungkook stesso non lo aveva toccato se non per portarlo nella sua stanza a dormire, per aiutarlo quella stessa sera nel bar e per farlo entrare in ascensore.

Quando neanche un'ora prima si trovava tra le braccia di quello sconosciuto che lo voleva baciare, sperava solo che qualcuno entrasse in quei bagni e mettesse fine a quella situazione scomoda. Forse aveva sperato che presto Jungkook avrebbe fatto la sua apparizione, ma sapeva che mai sarebbe arrivato; eppure non fu così perché non appena sentì la sua voce, iniziò a rilassarsi, anche se lacrime scesero ancora dai suoi occhi.

Voleva solo abbracciarlo: non era mai stato tra le sue braccia e voleva provare quell'emozione nel trovarsi a stretto contatto con il suo cuore. Mezz'ora prima Jungkook lo aveva stretto a sé, ma si era subito staccato; Jimin invece aveva bisogno di un suo abbraccio vero, lo necessitava.

L'unica cosa di cui aveva bisogno era che lo stringesse a sé; non gli importava se poi una volta solo nel suo appartamento sarebbe stato male, quello che voleva era solo sentirsi al sicuro tra le sue braccia. Non vedeva proprio l'ora di poter essere abbracciato, aspettava solo quello.

Voleva averlo vicino: sperava di poterlo stringere a sé, stropicciando però la sua maglietta per averlo il più vicino possibile. A Jungkook avrebbe dato fastidio, ma non gli sarebbe interessato; gli importava solo di quello, null'altro. Voleva con tutto sé stesso di nuovo provare felicità, ma non quella momentanea o quella periodica.

Voleva essere e rimanere felice per moltissimi anni e non voleva sentirsi spensierato da solo o con altre persone; lui voleva essere felice con Jungkook, con lui e con nessun'altra persona. Ecco tutto quello che desiderava, ma che purtroppo sapeva non poter avere ⎯ o almeno, fino a quel momento.

Quando si sentì prendere per un braccio non provò paura come quella che sentì con il ragazzo di prima; sapeva benissimo chi avesse fatto quel gesto. Divenne ancora più confuso quando si trovò con la schiena al muro e con Jungkook [per la terza volta] a pochi centimetri dal volto.

Gli piaceva? Lui davvero era così egocentrico da pensare di piacergli? E da cosa lo aveva intuito, dagli insulti che riceveva quotidianamente? Certo che no. Come poteva solo pensare che gli piacesse? Era completamente l'opposto del suo prototipo di ragazzo: era scontroso, arrogante, antipatico, non sorrideva, parlava poco, insultava tanto e non era dolce.

Non gli piaceva affatto, proprio per niente; il suo carattere era opposto al suo e avevano poco in comune [per quello che pensava]. Non gli piaceva Jungkook e mai, mai gli sarebbe potuto piacere. Eppure, mentre lo guardava negli occhi, non aspettava altro che le loro labbra si incontrassero e nell'attesa che questo avvenisse, le sue gote assunsero un colore rossastro.

«Sei ancora più bello quando non parli.» parlò Jungkook respirando sulle labbra del biondo.

«Me.. me lo hai già detto.» rispose Jimin arrossendo, cosa che però non sfuggì al minore. «Ma tu rimani lo stesso uno stronzo, sappilo.»

love will remember | kookminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora