07. Una cena inaspettata

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「✾」

Ormai erano anni che abitava in quel palazzo, in quell'appartamento, e si è sempre trovato bene; nessun vicino troppo invadente, nessun rumore eccessivo e nessun'altra problematica. Dopo essersi separato dai genitori, i quali dopo poco tempo dalla sua nascita avevano dato attenzione più ai loro lavori che al loro unico figlio, decise di andare ad abitare da solo.

Quando è cresciuto e ha avuto la maturità per comprendere che dopotutto la sua stessa nascita fosse stata «uno sbaglio», decise di ignorarli completamente, dentro e fuori casa. Erano così tanto impegnati che non riuscirono neanche a vedere quanto male provasse il loro unico figlio; lo distruggeva vedere quell'indifferenza. Al primo posto il lavoro, al secondo il loro matrimonio, poi i loro problemi personali, al quarto posto sé stessi e alla fine della ruota il loro figlio.

Non poteva sopportare quella situazione; si sentiva ogni giorno sempre peggio, ma non diceva mai nulla. Tratteneva sempre le sue emozioni, le sue lacrime e specialmente i momenti di rabbia. Quando però usciva da casa tutta la sua frustrazione purtroppo la ricevevano le persone che incontrava, pur sapendo che nessuno fosse il colpevole.

Nessuno lo avrebbe potuto aiutare e per questo si rifugiò in brutte amicizie, diventando giorno dopo giorno sempre più distaccato, freddo e indifferente con tutti. I suoi genitori non erano mai stati interessati alla vita del figlio e mai l'avrebbero voluto fare.. o almeno finché non scoprirono che i suoi amici non fossero eteri. E la cosa peggiore fu quella di scoprire la verità anche sul loro stesso figlio.

Non potevano crederci, non poteva essere vero; dovevano fare il possibile per far ritornare normale il loro figliolo e lo avrebbero fatto a qualsiasi costo. Loro conoscevano tutti i suoi amici ed era strano perché non avevano mai avuto interesse nella vita di Jungkook; lui stesso non era atto ad avere amici.

Aveva trovato felicità, spensieratezza e affetto in quei ragazzi, sentimenti che fu più che felice di provare. Andava tutto bene, o almeno finché i suoi genitori non decisero di rovinargli la vita. Dovette abbandonare gli studi, dovette rinunciare ai suoi amici e in particolar modo dimenticare la sua felicità.

Si lasciò indietro i suoi genitori e si trasferì in un nuovo appartamento, poco più distante dal centro città. Aveva poco più di 19 anni quando entrò per la prima volta nella sua nuova casa; inizialmente ottenne un lavoro presso un negozio, ma purtroppo non fece per sé: la gentilezza in quel periodo non sapeva cosa fosse. Riuscì a trovare un secondo impiego aiutando un suo amico da remoto, potendo così pagare la sua casa.

La spensieratezza non sapeva più cosa fosse, la felicità si era trasformata in sofferenza, il sorriso non c'era più sul suo volto e ormai il suo carattere non era più lo stesso. Jungkook era cambiato e in sé ormai il vecchio ragazzino felice non era più presente.

Quella luce infondo al tunnel,
tra un problema e l'altro,
si spense senza lasciare traccia.

Con il passare del tempo trascorsero sette anni, passati tra un problema e l'altro. I suoi genitori non si erano fatti vedere neanche una volta e di questo Jungkook ne fu felice: sapeva cosa sarebbe successo se si fossero presentati davanti a casa sua e di certo non avrebbe trattenuto tutta quella rabbia.

Tutti questi pensieri nacquero nel momento in cui aprendo gli occhi vide sul proprio petto una testolina bionda: Jimin stava ancora dormendo. Non capiva perché fosse così propenso a parlare con lui nonostante non potesse; era diverso dagli altri e ne era più che certo.

Portò una mano tra i capelli del suo hyung e lo coccolò per qualche minuto; guardandolo ripensò a cosa fosse successo la sera precedente: «kookie», così lo aveva chiamato. Ma perché, perché lo aveva fatto? Come sapeva quel nome? E specialmente perché avrebbe voluto sentire di nuovo il suono di quel nome detto dal suo hyung?

love will remember | kookminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora