24. Qual è l'incubo ricorrente?

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Non è mai stato un colore che riuscì ad attirare la sua totale attenzione e la sua predisposizione nel poterlo accettare, il nero.

Era il colore dell'oscurità, del mistero, della riservatezza; troppe erano le persone che vestivano dello stesso colore. Sin da sempre il nero si è contraddistinto per i suoi aspetti negativi e misteriosi; basti pensare anche alle superstizioni legate a quel colore oppure a quelle determinate espressioni idiomatiche che trapelano un presagio negativo.

Il nero è il colore dell'ignoto: quello che abbiamo davanti è ciò che conosciamo e assume il colore bianco, il colore della conoscenza, della luce. D'altra parte quello che rimane dietro le quinte è ciò che si trova dall'altro lato del muro e pertanto qualcosa di nuovo. Qualcosa che potrebbe essere misterioso, qualcosa di inaspettato.

Per antonomasia, il nero, ha sempre avuto quello stereotipo di "qualcosa di cattivo, di oscuro, di misterioso". Allo stesso tempo, però, viene associato anche alla tecnologia: dallo schermo di un portatile a quello di un cellulare o a esso stesso, dal cavo elettrico agli auricolari. E Jimin lo sapeva, aveva parecchie cose in casa di quel colore, contrariamente a quanto pensò anni prima.

Per lui, il nero, era riservatezza ed eleganza allo stesso tempo e ha iniziato a pensarla così proprio quando vide per la prima volta Jungkook: questo incontro a distanza era avvenuto molto prima di quello reale.

Era una giornata piovosa quella e Jimin era arrivato in ritardo per la sua prima lezione settimanale; l'autobus aveva avuto dei problemi a causa del terreno troppo bagnato e pertanto era giunto in ritardo. Inoltre quando finalmente poté entrare a scuola dovette rimanere in un'aula in disparte perché ormai le lezioni erano ormai cominciate.

Posò lo zaino e l'ombrello sul tavolo, si sedette e, alzando lo sguardo, lo vide: quel ragazzo indossava solo vestiti neri. A primo impatto pensò che fosse come tutte le altre persone, ma quando posò lo sguardo sul suo volto intravide tutto purché eguaglianza.

Per la prima volta il nero aveva attirato la sua totale attenzione e fu quello il momento in cui comprese che dopotutto, esso, non fosse solo l'ignoto, il mistero e la negatività. No. Il nero era ed è anche eleganza, compostezza, intimità, fragilità.

In una stanza chiusa dove nessuno parlava e dove il silenzio regnava sovrano Jimin poté udire tutto il rumore che quel ragazzo emetteva: paura, aiuto e tristezza alternate da orgoglio ed eleganza. E quando ha avuto l'opportunità di averlo accanto quasi non gli scoppiò il cuore.

Quel colore nero che mostrava quotidianamente all'esterno non era niente in confronto al bianco che aveva dentro sé: poteva sembrare riservato, freddo e distaccato, ma Jungkook era l'opposto.

Quella sua corazza aveva il solo compito di proteggerlo dalle intemperie esterne, mantenendo invece calde le emozioni. Molto probabilmente Jungkook neanche ricordava di averlo incontrato in quella mattinata uggiosa e forse era meglio così. Era certo che non avrebbe voluto che lo vedesse in quello stato, per niente al mondo.

Jimin aveva ripensato a quel momento, a quel colore, per un semplicissimo motivo: la scelta tra un pantalone nero o blu. E direte, "così tanti pensieri per una semplice scelta di pantaloni?". Beh, ovviamente no. Il suo era un semplice fattore di indecisione tra il suo colore preferito e quello del suo ragazzo.

Amava il blu, ma ormai gli piaceva molto anche il nero. Strano visto i suoi precedenti con quest'ultima tonalità, no? Eppure era così: l'eleganza di quel colore così scuro lo aveva stravolto e come esso anche la persona che quel giorno piovoso gli fece pensare parecchio agli aspetti positivi del nero.

Proprio a causa della sua indecisione scelse di prenderli entrambi, sperando che il giorno in cui avesse dovuto indossarne uno dei due non sarebbe stato così tanto indeciso. Così, dopo aver preso i due capi, si avviò con un sorriso sulle labbra verso un altro angolo di quel negozio.

love will remember | kookminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora