14. Circondato da bugiardi

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Era ormai passata una settimana da quando Jimin aveva incontrato Namjoon per parlare; quello che gli aveva detto l'aveva fatto ragionare non poco i giorni successivi, pensando pertanto anche a degli eventi passati. Quelle parole lo colpirono molto.

Non era stupito tanto dal suo racconto e di come si fosse sentito in passato quanto per le sue ultime frasi: Jungkook andava ancora dallo psicologo dopo tutti quegli anni. Non si sentiva bene ancora con sé stesso allora, altrimenti non ci sarebbe più andato. Ecco perché ascoltando parlare il suo hyung strinse il tessuto dei suoi pantaloni: non poteva e non voleva crederci, eppure era così.

Fece altrettanto male sentir dire che «i fantasmi del suo passato continuano a irrompere nella sua testa». Questa frase, queste parole, fecero sì che Jimin iniziasse a comprendere che quel ragazzo avesse ancora in sé ricordi vividi del passato, purtroppo però non felici.

Questo fu il pensiero che lo spaventò maggiormente: perché ricordava i momenti bui del passato e non i momenti gioiosi? Perché ricordava il passato quando era tenuto a dimenticarlo? Come mai ricordava il dolore e non la felicità? Perché lo aveva chiamato Jimin-ssi? Perché lo illudeva in quel modo?

Jungkook gli aveva detto che se avesse saputo i problemi che causò in passato non sarebbe stato lì con lui. Bello scherzo del destino quello, perché, dopotutto, sapeva esattamente cosa fosse successo. E gli importava? No, certo che no. Gli bastava vederlo per essere felice. In quella settimana aveva pensato altrettanto anche a quello che il suo migliore amico gli avesse detto in quei mesi.

《 Sono anni che non parli così tanto
di un ragazzo e io sono felice nel sapere
che ti piaccia qualcuno, davvero tanto. 》

Aveva parlato con Taehyung del suo vicino di casa senza volere durante un discorso e da quel momento il suo amico iniziò a pensare che gli piacesse. Di certo non poteva negare che quel ragazzo fosse bellissimo, ma il suo carattere proprio non combaciava con il proprio. E poi, come poteva piacergli se fosse l'opposto di chi voleva come ragazzo?

Era esattamente il suo opposto: maleducato, antipatico, stronzo, poco cordiale e chi più ne ha più ne metta. Davvero, come poteva solo pensare che quel ragazzo gli potesse piacere? O meglio, non era piacere quello che provava nei suoi confronti; non era piacere quello che sentiva ogni volta che lo guardava, ogni volta che lo vedeva, ogni volta che lo pensava o ogni volta che lo baciava. Non gli piaceva, per niente.

《 Ti avevo chiaramente detto di
smettere di cercarlo; quel ragazzo non
fa bene né a te né tantomeno alla tua
salute. Ma ci pensi a quanto ti è costato
il tuo passato? Non dovevi Jiminie. Devi
smetterla di comportarti in questo
modo, te l'ho già detto mille volte. 》

Non comprese come e quando successe, ma all'improvviso Taehyung cambiò. Iniziò a essere più apprensivo, gli parlò in un modo diverso, cercò di controllare di nuovo la sua vita come fece in passato. Per quanto ringraziasse il suo migliore amico per essere stato con lui in quel brutto periodo, ormai non era più tenuto a controllare la sua vita.

In quel periodo Jimin dipendeva quasi totalmente da lui, ogni scelta che prendeva dipendeva dalle sue parole. Taehyung faceva quello per il suo bene, perché non voleva che stesse ancora male, ma inconsciamente stava controllando tutta la sua vita. Era sempre stato premuroso, ma [combinazione] da quando gli iniziò a parlare del suo vicino di casa, iniziò a cambiare modo di porsi nei propri confronti.

Ormai era finito il tempo di stare ai suoi ordini, di certo non si sarebbe allontanato dal castano sotto richiesta del suo migliore amico; non era nessuno per dirgli cosa fare e con chi parlare, ormai non dipendeva più da lui. A ciò che pensò maggiormente però, in quella settimana, fu una frase che sentì dire dal suo hyung.

love will remember | kookminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora