18. L'amore vince su tutto

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« Omnia Vincit Amor »
⎯⎯ l'amore vince su tutto. ⎯⎯

Anche Jungkook per un breve periodo della sua vita ci ha creduto e lo ha fatto davvero con tutto sé stesso. Ha pensato che, dopotutto, nulla avrebbe sconfitto l'amore che due persone provavano, ha creduto che esso potesse essere l'unica arma innocua da utilizzare contro un mondo ingiusto. Ha creduto che fosse diventato la sua stessa armatura, grazie alla quale non aveva più paura; ha creduto che l'amore fosse la sua ragione di vita, ma purtroppo ha scoperto che non sempre avrebbe vinto su tutto il resto.

Jungkook sin da piccolo non aveva mostrato un livello elevato di affetto verso il prossimo: quando serviva sorrideva, quando voleva abbracciava, quando stava bene faceva i salti di gioia. Era nato in una famiglia normale, dove entrambi i genitori lavoravano e dove il lavoro stesso veniva prima di qualsiasi altra cosa. Inizialmente non era così, affatto, ma per qualche motivo inspiegabile dopo pochi anni andò tutto a rotoli.

Il loro lavoro era diventato sempre più presente nella loro vita, il matrimonio sempre più complicato; poi vi erano i problemi personali di entrambi, i loro genitori, i loro amici e infine, come ruota di scorta, Jungkook: avevano dato più attenzione ai fogli di lavoro che al loro unico figlio. Molte volte quest'ultimo aveva provato a chiedere se potessero giocare insieme a lui, ma dopo poco i loro occhi erano ritornati sui fogli.

Suo padre era più clemente e molte erano le volte che aveva lasciato la moglie per stare con il figlio, ma il piccolo aveva bisogno anche di una madre. Molto probabilmente i suoi genitori, se così possono essere chiamati, non avrebbero voluto avere un figlio e questo poté constatarlo quando lo sentì uscire dalle loro bocche: aveva 5 anni, sua nonna lo aveva portato a casa da scuola quando li sentì ⎯ inutile dire che la donna lo portò a casa con sé.

In quel periodo a scuola aveva stretto amicizia con un tenero bambino, Kim Namjoon, e da quel momento diventarono inseparabili: Jungkook aveva ripreso a sorridere, si divertiva e non pensava ai problemi che aveva. Namjoon era diventato tutto per lui, era la sua àncora di salvezza dai suoi stessi genitori.

Gli anni passarono, le medie cominciarono e in Jungkook si cominciò a far strada la maturità: stava capendo veramente cosa volesse dire vivere in casa con dei genitori, ma senza sentirli tali. Quando si svegliava raramente trovava la colazione, quando arrivava andava sempre in camera sua e alla sera era spesso solo: la verità è che per quanto fuori casa stesse bene e per quanto Namjoon lo facesse divertire, una volta arrivato a casa non poteva negare la verità.

Un giorno il suo hyung gli aveva fatto conoscere qualche suo amico, tre per la precisione, Hoseok, Seokjin e Yoongi: con i giorni, con le settimane e con i mesi scoprì che essi fossero persone molto brave, simpatiche, coerenti e speciali. Proprio per quest'ultima ragione decise di raccontare cosa dovesse sopportare giorno dopo giorno in casa: questo accadde anche perché Hoseok e Seokjin lo avevano visto piangere in un angolo deserto della scuola.

Dopo aver saputo la verità nessuno di loro si separò dall'altro: uscirono, si divertirono e cercarono di rendere eterni i momenti passati insieme. Non avevano mai avuto l'occasione di parlare con i suoi genitori e quando successe [perché tutti in casa di Jungkook] nessuno ebbe una buona impressione. In quel periodo Jungkook aveva preso una decisione, ignorare i suoi genitori fuori e dentro casa: e mai, mai più avrebbe osato chiamarli ancora così.

Non vedevano quanto male stesse il loro figlio, che alla fine scoprì essere uno sbaglio: quando era in camera sua liberava tutte le lacrime trattenute in una giornata. Improvvisamente però quella frustrazione uscì anche all'esterno nel momento in cui iniziò a rispondere male ai suoi amici: loro sapevano molte cose [non tutte però], ma stavano male nel sentire quelle tristi parole.

love will remember | kookminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora