11. Abbracciarlo nuovamente

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Confuso, è così che da minuti si sentiva. Non comprendeva perché i suoi amici lo stessero guardando in quel modo, ormai erano minuti che lo osservavano così.

Quella mattinata si era messo d'accordo con Taehyung e Yoongi per vedersi durante l'ora di pranzo e passare del tempo insieme. Da quando mise piede all'interno dell'azienda aveva veramente pensato di non uscirne fino alla sera: c'erano tanti progetti da revisionare e altrettanti erano quelli da modificare. E ovviamente una parte di essi doveva essere modificata da Jimin.

Era uno dei migliori lì dentro e se da una parte fosse una buona cosa, dall'altra lo teneva impegnato molto più degli altri suoi colleghi. Nemmeno lui aveva capito come avesse fatto a terminare una parte, ma non appena arrivò l'ora di pranzo scattò fuori dall'ufficio come un razzo. Non aveva neanche fatto colazione in mattinata e tutto a causa del suo essere sempre in ritardo.

Si incontrò con i suoi amici in un bar, nel quale ovviamente fu l'ultimo ad arrivare. Aveva ordinato una semplice insalata mista per far veloce e non entrare tardi come al suo solito. Erano passati almeno dieci minuti da quando iniziarono a pranzare e lo sguardo del suo migliore amico su di sé si fece sempre più profondo.

Perché lo guardava così? Non aveva fatto niente di che da ottenere quel tipo di sguardo. In teoria di cose ne aveva fatte ⎯ e parecchie anche ⎯ ma decise di non dire a nessuno cosa fosse successo due giorni prima con Jungkook; chissà poi come l'avrebbe presa Taehyung. Non si fece altre domande e continuò a mangiare, non facendo però sparire il sorriso dal suo volto.

Era così tanto felice che nessuno gli avrebbe rovinato la giornata. D'altra parte Taehyung aveva notato il sorriso raggiante sul volto del suo migliore amico ⎯ e non solo quello; si era fatto delle idee e aveva pensato a varie ipotesi, sperando che però nessuna di esse fosse vera. Ma dal momento che Jimin non avrebbe parlato, decise di intavolare lui stesso quell'argomento.

«Che cosa è successo l'altra sera?» parlò Taehyung, facendo stupire il suo amico. «Non guardarmi così, so che non sei andato via dal locale quando Yoon mi ha riportato a casa.»

«Non è successo niente.» disse il biondo portando lo sguardo sulla sua insalata. «Ho bevuto un bicchiere, sono andato al bagno e sono tornato a casa. Nulla di eclatante.»

«Il tuo collo la pensa diversamente.» chiarì l'azzurro, vedendo subito il biondo portare la mano sulla parte indicata. Scosse la testa, prese un grande respiro e aspettò una risposta.

«P-Penso di aver baciato qualcuno.» rispose il biondo in imbarazzo, guardando il piatto davanti a sé. Ma nel momento in cui vide il suo migliore amico tentare di parlare, lo precedette. «Tae, non è successo nulla. Non ci sono andato a letto, puoi stare tranquillo. E poi so badare a me stesso, ricordatelo.»

Non appena finì di parlare continuò a pranzare e un silenzio imbarazzante si fece strada tra i tre ragazzi; una volta terminato venne accompagnato dai due fino all'azienda, i quali, dopo averlo salutato, andarono via. Doveva stare più attento, doveva coprire quei segni e doveva sapere che prima o poi Taehyung gli avrebbe detto qualcosa.

Eppure, per una volta, non gli era
importato nulla delle conseguenze.

Dal momento in cui si sedette sulla sedia fino a pomeriggio inoltrato il lavoro in ufficio fu davvero un inferno per Jimin: troppi fogli, troppi progetti e troppe modifiche, ma non si sarebbe fatto mai mettere i piedi in testa dal suo lavoro. No, avrebbe vinto lui. E così fu.

Erano quasi le otto di sera quando finalmente uscì dall'ufficio: si diresse verso la sua auto, accese il motore e partì con in mente una direzione specifica. Fece ritorno a casa dopo una ventina di minuti con un sacchetto in mano e con un grande sorriso sulle labbra: parcheggiò la macchina, aprì il portone e andò verso l'ascensore.

love will remember | kookminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora