17. Io non ti ho lasciato

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Rabbia, tutto quello che provò Jimin in quel momento. Quella mattinata si era addormentato nuovamente non appena salutò i suoi hyung e rientrò in letto accanto a Jungkook. Fu il primo a svegliarsi e pertanto, dopo aver fatto colazione, decise di sistemare quella confusione nell'appartamento. Qualche ora prima aveva spiegato ai suoi amici come fosse, in generale, la situazione; li aveva visti molto provati e confusi, ma a parte quello almeno non avevano fatto nessuna domanda scomoda.

Raccolse i libri per terra e li posizionò nelle mensole della libreria; poi passò a raccogliere i cocci dei vasi gettati per terra e, facendo attenzione a non farsi male, li gettò nella spazzatura. Andò in bagno e non appena vi mise piede il ricordo della sera prima di Jungkook per terra lo colpì in pieno. Scosse la testa e mise da parte quel pensiero; si inginocchiò e recuperò i pezzi di vetro, per poi andare in cucina a gettarli nella spazzatura.

Ritornò in bagno, pulì la parte intatta dello specchio e quando terminò aprì l'armadietto dei medicinali per prendere nuove garze; nel momento in cui lo fece però vide di nuovo quella medicina, quella che gli venne prescritta dal suo medico, quella che avrebbe dovuto aiutarlo a star meglio. Allungò la mano e prese quel piccolo flacone.

Guardandolo meglio capì subito chi glielo diede, solo una persona avrebbe dato le stesse medicine ad entrambi. Se quella medicina non ci fosse stata si sarebbero incontrati prima e di questo ne era certo; avrebbe rivisto anni prima Jungkook, lo avrebbe vissuto di più e specialmente avrebbe avuto più tempo per amarlo.

Scosse la testa, si mise il flacone in tasca e andò dal castano; non dovette far nulla però perché una volta messo piede fuori dal bagno lo vide in piedi in cucina. Andò da lui sorridendo e abbracciandolo non appena gli arrivò davanti; dopo aver pranzato insieme Jimin decise di uscire: doveva mettere un punto a quella situazione.

Fece varie raccomandazioni al minore, chiedendogli di chiamare per tutto e di rimanere in casa a riposarsi fino al suo ritorno; dopo avergli dato un ultimo bacio uscì, dirigendosi verso il centro città. Erano passati moltissimi anni dall'ultima volta in cui lo vide: fra tutte le persone che in passato lo aiutarono continuò solamente a incontrare lo psicologo, l'unico che cercava veramente di dargli una mano.

Dopo mezz'ora si trovò davanti a quel palazzo, ormai lontano dai suoi pensieri da qusi tre anni. Fece un respiro e si diresse verso l'entrata; era certo che l'avrebbe trovato lì dentro. Era fortunato perché nella hall la segretaria aveva chiesto se avesse un appuntamento, ma non appena lo riconobbe lo lasciò andare nel suo ufficio. La ringraziò, si diresse verso l'ascensore e in pochi secondi si trovò davanti alla sua porta.

Non sentì voci e quindi, senza aspettare altro tempo, aprì la porta con rabbia, vedendo poi il suo dottore seduto sulla sedia della scrivania alzare subito lo sguardo. Lo vide posare la penna sul tavolo, togliersi gli occhiali e fissarlo; ormai non si stupiva più delle sue entrate, non era di certo la prima volta. Jimin chiuse la porta dietro e si avvicinò alla scrivania; portò la mano nella tasca, prese quella medicina e la posizionò sul tavolo.

«Le sembra giusto? Mi dica, le sembra fottutamente giusto?!» disse il biondo alzando la voce, puntando lo sguardo negli occhi del suo dottore.

«È un piacere rivedere anche lei dopo anni signorino Park, il tempo non l'ha cambiata.» rispose il dottore. «Mi sembra di averglielo spiegato parecchie volte ormai, deve bussare prima di entrare nel mio studio.»

«Non mi importa niente di queste sue pretese, non sono di certo qua per questo.» rispose serio. «Deve subito togliere a Jeon Jungkook la prescrizione di questo farmaco. E non mi guardi così, so che le ha prescritte lei.»

Il dottore lo guardò attentamente, portando poi lo sguardo sul flacone posato in precedenza sul suo tavolo, riportandolo poco dopo sul volto di Jimin. Non poteva annullare una prescrizione senza prima visitare il paziente e poi non avrebbe neanche potuto; quella medicina doveva essere presa quotidianamente e per sempre.

love will remember | kookminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora