23. Sei il meglio per me

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Non è mai stato troppo difficile esprimere le sue emozioni durante gli anni passati; non si era fatto nessun problema a mostrare la sua felicità, la sua tristezza, la sua stanchezza o la sua rabbia. Jimin è sempre stato un libro aperto agli occhi di tutti quanti. E come con un libro, tutti leggevano le pagine a loro modo.

Alcune pagine erano colorate e quindi il tono utilizzato fu allegro; altre invece erano divertenti e quindi vennero lette in modo giocoso. In altre pagine, invece, vi erano dei momenti tristi e pertanto la tristezza, unita alla compassione, fu l'emozione più provata nella lettura. Ai momenti tristi venivano alternati momenti di rabbia e questo fece cambiare drasticamente il tono. Infine, le ultime pagine, erano le più importanti: oserei dire le più speciali, ma difficili da assorbire.

Quelle righe di parole molte volte espressero così tante cose insieme che fecero solo aumentare le emozioni provate. La lettura di quelle pagine non fu semplice, per niente; sembrava quasi impossibile, ma invece fu proprio un problema leggerle. E tutto a causa delle sensazioni che circondavano quel grande sentimento: l'amore. Quelle pagine si che furono ardue: forse la scalata verso il monte sarebbe stata più facile.

Molte, però, erano le volte che desiderava non essere così visibile agli occhi altrui. Se fosse stato triste per qualcosa di troppo personale tutti se ne sarebbero accorti e magari qualche domanda scomoda sarebbe presto giunta alle sue orecchie. E, sinceramente, non voleva rispondere. Adorava i suoi amici, ma certe volte non capivano che dovessero lasciarlo stare; o almeno per un pò.

E quando giunse anche l'amore non poté non mostrare la sua felicità nel poterlo vivere pienamente; era tutto così bello quello che stava provando che gli sembrò quasi surreale. Era veramente tutto tranquillo, troppo tranquillo per i suoi gusti. Ma per una volta non gli importò: lasciò stare quelle sensazioni e si concentrò sui suoi stessi sentimenti.

Mai nessuno era stato in grado di trattarlo come fece Jungkook, nessuno riuscì ad aprire il suo cuore come fece lui; tantomeno aveva provato così tante emozioni in così poco tempo. Proprio come quella volta. Era passato un anno da quando i due avevano iniziato a uscire insieme e non si era mai sentito così tanto al sicuro come quella giornata tra le braccia del castano.

Era un pomeriggio invernale quello che stava terminando e Jimin era stato invitato a casa del suo ragazzo. Sapeva dei problemi che il minore aveva con i genitori e per questo fu titubante all'inizio, ma poi cambiò idea quando gli venne detto che in casa sarebbe stato solo. Il sorriso che si formò sulle sue labbra fu veramente grande e per questo non pensò a nient'altro se non a Jungkook.

Quando mise piede fuori casa la felicità che provò fu immensa, peccato che presto si sarebbe trasformata in timore e orrore.

Una volta arrivato suonò subito il campanello e aspettò che il suo ragazzo lo venisse ad accogliere: ciò che però trovò fu altro e il suo sorriso si spense all'istante. Jungkook aveva detto che sarebbe stato solo, aveva detto di non preoccuparsi, aveva detto che sarebbero rimasti insieme, ma quando vide il volto della madre la paura prese il sopravvento.

Non sapeva né perché né tantomemo come, ma all'improvviso una serie di insulti uscì dalla bocca di quella donna, tutti indirizzati verso Jimin e i suoi simili. Non sapeva nulla di loro ed era meglio così: Jungkook aveva preferito rimanere in silenzio e Jimin era d'accordo: quindi perché trattava lo così? Alcune lacrime scesero improvvise dai suoi occhi e se ne andò, non riuscendo così a vedere né Jungkook litigare con la madre né le lacrime scivolare sulle sue gote.

In quella zona c'era una parco dove spesso andava con il minore: era un posto che lo faceva sentire al sicuro, lo tranquillizzava quando il suo ragazzo non era lì con lui. Corse finché raggiunse l'interno del parco, si sedette sotto un albero e continuò a liberare sé stesso tramite le lacrime: capiva sempre di più come Jungkook si sentisse tutti i giorni. Quella donna [perché chiamarla madre rappresenta un'offesa a tutte le vere madri] era un mostro e da tale trasmetteva solo paura.

love will remember | kookminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora