Capitolo 31

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– Ma di quanti mesi sei veramente? – domandò Giulia preoccupata.

- O-otto! – rivelò la bionda tra un sospiro e un altro, per poi lasciarsi andare ad un grido liberatorio quando sentì una fitta fortissima al basso ventre. Giulia le strinse un mano, cercando di reprimere il senso di rabbia che provava in quel momento. Avrebbe rimandato tutto il resto a dopo la nascita del bambino, Federica ora aveva bisogno di una mano, era assurdo che lei fosse lì a pensare di aiutarla dopo tutto quelle che le aveva fatto passare, ma se Federica le aveva rivelato tutti quei segreti, significava che realmente era dispiaciuta e voleva redimersi, che anche lei era solo una vittima della mente malata di sua madre. Dalla porta dell'appartamento che Giulia aveva lasciato aperta entrarono i soccorritori del 118 con la barella per caricare Federica.

- Lei viene con noi? – chiese l'infermiere dell'equipe dopo che la bionda era stata assicurata sulla barella. In tutto il caos del 118 Giulia non aveva staccato la sua mano da quella di Federica ed ora la bionda la guardava implorante. La castana passò lo sguardo all'infermiere che attendeva una risposta, per poi annuire.

- Prendo la borsa! – disse quasi giustificando alla bionda il perché le avesse lasciato la mano. Recuperò il cellulare dal divano che proprio in quel momento aveva preso a squillare. Il nome di Niccolò lampeggiava sul display e Giulia non sapeva cosa fare. La chiamata si chiuse prima che lei riuscisse a rispondere, ma subito il telefono ricominciò a squillare. Lo portò all'orecchio sentendo la voce preoccupata di Niccolò dall'altro capo.

- Perché ci hai messo tanto, è tutto ok? Se già partita? Perché non mi hai avvisato? – le disse a raffica non dandole modo di parlare.

- Nic, sta calmo è tutto ok, diciamo... - aggiunse poi, vedendo il 118 uscire dall'appartamento e iniziando a seguirlo, chiudendosi distrattamente la porta alle spalle.

- Che vuol dire diciamo? Sei partita? – domandò ancora più preoccupato Niccolò.

- No, non sono partita Nic, Federica si è presentata a casa! – rispose iniziando a scendere a due a due le scale.

- Cosa? Che diavolo vuole? Non mi dire che l'hai lasciata entrare Giulia! – disse con tono grave il moro, mentre si passava una mano tra i capelli disordinati, scompigliandoli ancora di più.

- Si l'ho lasciata entrare. Nic, mi ha rivelato delle cose, ma la questione è lunga e ne parleremo più tardi ora devi venire immediatamente in ospedale! –

- In ospedale? Giulia cosa è successo me stai a fa preoccupà! – si agitò ancora di più il moro rientrando nello studio per recuperare le sue cose.

- È entrata in travaglio, ci vediamo all'Umberto I. Riattacco che devo seguire l'ambulanza! – Giulia chiuse frettolosamente la telefonata, non dando modo a Niccolò di replicare. S'infilò di corsa in auto e senza allacciarsi la cintura accese il motore iniziando a seguire l'ambulanza, cercando di non soffermarsi troppo su quello che la bionda le aveva rivelato quella mattina.

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Niccolò entrò di corsa nel pronto soccorso dell'Umberto I spintonando la gente che trovava davanti. Per strada non aveva avuto modo di riflettere e realizzare quanto stesse per accadere, aveva solo ascoltato le parole di Giulia che gli dicevano di andare in ospedale. Aveva bruciato la strada e saltato non sapeva nemmeno lui quanti semafori rossi, mettendosi a repentaglio pur di arrivare in tempo.

- Castoldi, Federica Castoldi, è incinta! – disse in maniera confusa all'infermiera dell'accettazione che lo guardava disorientata. Dietro di lui comparvero Adriano con il fiatone che lo aveva seguito, Anna sua madre che era stata avvisata dal ragazzo e poi la madre di Federica a cui Niccolò aveva fatto una breve telefonata.

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