Capitolo 32

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- Cosa.... Cosa ha detto tua figlia? – domandò Anna con un filo di voce dopo svariati minuti di quiete apparente. Grazia restava immobile dando le spalle a tutti, continuava a stringere convulsamente i pugni.

- Me la pagherà, me la pagherà.... – ripeteva sommessamente. Anna fece un passo nella sua direzione, con sguardo misto tra lo spaventato ed il confuso, quando poi la donna si mosse di scatto in avanti.

- Me la pagherà! – urlò buttando le mani al cielo per poi portarsele ai lunghi capelli biondi scompigliandoseli. Si voltò con sguardo rabbioso verso i presenti e si diresse verso Niccolò, il quale non dava cenni. La donna lo guardò furente, mentre il ragazzo restava immobile a fissare le porte dietro quali erano scomparse le due ragazze.

- Grazia! – la chiamò in tono grave Anna ma la donna non la degnò di uno sguardo, diede una spallata a Niccolò e corse letteralmente via.

- Quella è matta da legare! – esordì Adriano scambiandosi un sguardo d'intesa con Sandro, il padre di Niccolò. Anna guardò brevemente i due uomini per poi concentrarsi su suoi figlio, il quale restava fermo lì, non dando modo a nessuno di capire cosa gli passasse per la testa.

- Niccolò! – lo chiamò la donna allungando una mano verso la spalla del ragazzo. Iniziò a scuoterlo dapprima piano e poi sempre più violentemente per cercare di scatenare una reazione nel figlio, palesemente sotto shock.

- Niccolò guardami! – gridò prendendogli il viso fra le mani e togliendogli quei dannati occhiali da sole neri. – Guardami! – incastrò i suoi occhi con quelli del figlio, che solo allora sembrò ridestarsi.

- Cosa ti ha detto Federica? – domandò sperando che quel che aveva udito fosse frutto della sua immaginazione.

- No... non è... - provò a dire Niccolò il quale si scoprì avere la bocca completamente asciutta. Strinse gli occhi e deglutì a fatica provando ad elaborare bene ciò che Federica gli aveva rivelato qualche minuto prima.

- Non è mio figlio! – disse poi con gli occhi ancora chiusi, mentre qualche lacrima gli rigava la guancia. Anche Sandro e Adriano si avvicinarono al moro, notando gli sguardi indiscreti delle persone presenti nel pronto soccorso che avevano assistito a tutto.

- So che non è il momento ma credo sia meglio cercare un posto un po' più appartato dove parlare! – sussurrò Adriano.

- Sono d'accordo! – intervenne Sandro. Anna annuì portando poi un braccio ad avvolgere le spalle larghe del figlio e scortandolo fuori, cercando un posto un po' più discreto. Fuori dal pronto soccorso, cercarono una panchina un po' più distante e coperta da un lato da un degli alberi ornamentali. I due si accomodarono, mentre Adriano e Sandro si pararono davanti a mo di scudo.

- Ma te sei sicuro de avè sentito bene? – domandò Anna preoccupata.

- A Anna, l'avemo sentita tutti! – rispose esasperato Sandro.

- Ma perché sta cosa? – si chiese incredula, mentre Niccolò si piegava sulle ginocchia e si copriva il viso con le mani scuotendo la testa incredulo anche lui.

- Io non ho capito Giulia! – disse poi Adriano, dando voce al pensiero di tutti – Nun me pareva tanto sconvolta e poi perché è entrata co Federica!? – aggiunse guardando Niccolò il quale scoprì il volto pieno di lacrime per guardare l'amico.

- Quando mi l'ho chiamata mi ha detto che Federica si era presentata a casa e le aveva rivelato delle cose, ma che ne avremmo parlato dopo! Una era sicuramente il fatto del bambino, il resto non lo so! – spiegò quel poco che sapeva.

- Deve sicuramente avecce a che fa co la madre! Avete visto che scenata? – commentò Sandro guardando i presenti scioccato.

- Pareva na matta! – disse Adriano – Mo chissà andò sarà annata!? – aggiunse pensieroso e anche un po' preoccupato.

- Sinceramente nun m'enteressa, voglio solo sapè che cazzo sta a succede! – asserì Niccolò calciando una pietra davanti ai suoi piedi, mentre Anna preoccupata tornava ad accarezzargli la schiena.

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Grazia aprì la porta di casa furente come non mai, l'aspetto esteriore descriveva alla perfezione la sua salute mentale. I capelli scompigliati, gli occhi che strabuzzavano fuori dalle orbite, il respiro affannoso ed il cappotto che le cadeva dalla spalla destra. La domestica per poco non cacciò un urlo alla sua vista. La donna la spinse malamente da un lato mentre attraversava a grandi falcate il corridoio per dirigersi verso lo studio del marito. Spalancò la porta con un tonfo e si diresse alla scrivania mettendola a soqquadro alla ricerca di qualcosa.

- Dov'è, dove diavolo l'ha messa! – urlava mentre lanciava i fogli per aria. Per le mani le capitò un cofanetto in mogano, lo guardò per bene, per ricordare se fosse quello che cercava. Lo rigirò alla ricerca dell'apertura, troppo agitata per vederla subito. Sorrise quando trovò quello che tanto le serviva. Una piccola chiave d'argento. La domestica era nascosta dietro la trave della porta osservandola terrorizzata. Grazia s'inginocchiò ai piedi della scrivania, dove a lato c'erano i cassetti, li svuotò tutti, cercando quello con il doppio fondo, dove sapeva bene che suo marito aveva nascosto la cosa a cui lei tanto ambiva in quel momento. Tirò fuori il cassetto e sotto il doppio fondo trovò una cassetta in metallo. Con sguardo malefico inserì la piccola chiave nella serratura della cassetta, allargando il suo sorriso alla vista del contenuto. Si alzò in piedi tenendo ben salda fra le mani quella che era una Beretta calibro 9 mm ben custodita dal marito fino a quel momento.

- Me la pagheranno! Me la pagheranno tutti! – sussurrò tagliente rigirandosi la pistola fra le mani con sguardo psicotico. 

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Angolo autrice

Avevo detto che mancavano uno o due capitoli alla fine, ma come al solito mi sono lasciata trasportare dall'immaginazione hahahahha ma tranquilli non vi lascio con l'amaro in bocca la conclusione si avvicina ahahhahaha 

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