Capitolo 19

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Erano passati giorni dalla seduta con la dottoressa Parisi e Giulia era in ansia per i risultati che sarebbero usciti a gennaio. Era sicura che l'attesa l'avrebbe divorata viva, amava il suo lavoro si era impegnata tanto e temeva di perderlo per sempre. Cosa avrebbe fatto se li psicologi l'avessero ritenuta non idonea? Sarebbe tornata a fare la cameriera nel locale di Giovanni? O sarebbe diventata una casalinga depressa? Sbuffò sonoramente, chinando il capo in avanti in una smorfia di disperazione.

- Smettila di pensarci! – le disse Niccolò intuendo il motivo di tanto sconforto. Giulia si buttò a peso morto sul letto coprendosi gli occhi con un braccio.

- È più forte di me. Sono sicura che non mi riabiliteranno e finirò... non so nemmeno che fine farò. Non posso perdere il mio lavoro! – piagnucolò ad occhi chiusi. Niccolò si lasciò sfuggire uno sbuffò divertito, sembrava proprio una bambina quando faceva così. Assomigliava molto a sua nipote Azzurra.

- Non ridere è una questione importante! – borbottò scoprendosi gli occhi e lanciandogli un'occhiataccia. Niccolò si tolse il computer dalle gambe e la tirò a sé, lasciando che la ragazza gli si accoccolasse fra le braccia.

- Ho tanta paura di quello che può accadere! – bofonchiò con la testa nascosta sul suo petto.

- Ti dico io cosa accadrà. A gennaio ti diranno che sarai riabilitata e ritornerai al tuo magnifico lavoro! – le disse chinandosi sul suo orecchio.

- Come puoi esserne sicuro? – domandò Giulia, con lo sguardo da cucciolo bastonato.

- Perché tu sei la migliore infermiera che conosca e sarebbero stupidi a non riabilitarti! – sorrise, facendole roteare gli occhi.

- Ma se non accadesse, cosa farò? – tornò a nascondersi.

- Beh, potrai sempre essere la mia infermiera personale! – si lascò sfuggire Niccolò con fare malizioso, prendendo a baciarle il collo. Giulia rise, cercando di nascondere di più la testa, arrendendosi poi ai baci del ragazzo. Si voltò completamente a pancia in su, Niccolò le si mise sopra iniziando a baciarla dolcemente, mentre con la mano tirava su i bordi del maglione. La ragazza gli tirò via la felpa lasciandolo a petto nudo, iniziando ad accarezzargli le spalle. Il cellulare nella tasca prese a vibrare e Niccolò imprecò mentre si allontanava svogliatamente dalle labbra di Giulia per vedere chi lo disturbasse in un momento così cruciale. Lesse il mittente e il suo sguardo si rabbuiò.

- Chi è? – domandò Giulia curiosa. Niccolò la guardò e sorrise, per poi rifiutare la telefonata e spegnere il telefono.

- La compagnia telefonica! – inventò, prima di ritornare a chinarsi sulle labbra di Giulia. La ragazza lo fermò, accortasi dello sguardo di Nic, quando aveva visto il cellulare e qualcosa non andava. Erano giorni che lo vedeva rifiutare le chiamate.

- Nic, chi era? – chiese seria, in uno sguardo che non ammetteva repliche.

- Va bene, era mia madre! – rispose.

- E perché le hai chiuso la chiamata? – domandò Giulia poco convinta.

- Non mi sembrava il caso di rispondere in questo momento! – disse lui indicandosi. Giulia si morse il labbro imbarazzata, effettivamente non era il momento adatto per parlare con la mamma, però era pur sempre sua madre.

- Magari aveva qualcosa d'importante da dirti! – lo rimbeccò.

- So già cosa voleva! – rispose il moro, mordendosi il labbro. Giulia lo guardò curiosa attenendo risposta.

- Eh va bene, tanto il momento è sfumato! – borbottò, togliendosi da sopra la fidanzata e mettendosi a sedere, recuperando la felpa per rivestirsi. Giulia si tirò su a sedere sistemandosi il maglione, attendendo una risposta.

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