VENTISETTE

835 67 14
                                    

« Signorina Cabello? »

Quella voce sembrava sempre più vicina, Lauren sorrise guardando la piccola cubana, le accarezzò la guancia e disse

« Camz, svegliati »

Pochi istanti dopo la visuale di Camila era tutt'altro che quella desiderata. Miss Dolman la osservava con fare autoritario ed infastidito, si avvicinò a lei e le lasció un foglietto giallo sul banco, non era il permesso per uscire come sperava la minore; l'unica scritta presente in quel cartellino era "After School Detention".

- Di bene in meglio - Pensó, sospirando e prendendo quel pezzo di carta tra le mani. La Camila Cabello di ogni giorno avrebbe accettato quella punizione, rimanendo in silenzio, invece si alzó in piedi ed inizió ad urlare

« È possibile che un alunna sta male, attraversa un momento difficile e l'unica cosa che voi professori siete in grado di fare è punirla? Odio questa scuola, odio essere qui e d'ora in poi odierò anche le fotografie perché ti fanno solo ricordare cose che non torneranno mai più! »

La voce della piccola cubana era altissima e piena di singhiozzi, tutti la osservarono allibiti, persino l'insegnante era a bocca aperta, non si sarebbe mai aspettata una reazione del genere dato che il giorno prima era stata molto posata e pareva alquanto timida. La signorina Dolman subito scosse la testa, capendo che non poteva affatto passare sopra ad un comportamento del genere, così iniziò ad inveire contro la ragazza, ma quelle parole non riuscirono neanche a raggiungere la quindicenne perchè stava già correndo via dallo stabile.

Esattamente come nel suo sogno poteva sentire il dolore alle gambe a causa dello sforzo, gli insulti delle persone contro le quali andava pur di arrivare il prima possibile a casa... ma accade qualcosa di diverso, la pioggia. Appena Camila raggiunse la caffetteria Moon, il vento inizió ad alzarsi, le palme oscillavano da un lato all'altro e piccole goccioline iniziarono a colpirle il viso sempre più forte.

Ormai era incomprensibile dove iniziassero le lacrime della quindicenne lasciando spazio a quelle del cielo grigio.

La ragazza continuava a correre sempre più forte fino a che non si sentii cedere e si dovette appoggiare su quegli scalini.

Le scale della Moon non erano più piene di gente, solo Camila si trovava lì, da sola, mentre il suo corpo iniziava a tremare per il freddo.

Chi l'avrebbe mai detto che Miami potesse arrivare a quelle temperature solo con un semplice diluvio... quella città stupiva sempre di più la piccola cubana, era connessa al suo cuore ora pieno di gelo e caos.

Il telefono della quindicenne inizió a squillare interrompendo il frastuono di quello sfogo del cielo.

-Phone On-

« Honey mi ha chiamato la scuola cos'è successo? » La voce di Katharine dall'altro capo della cornetta era tutt'altro che severa, sembrava solo preoccupata.

« Kath...» La ragazza non riusciva neanche a parlare, le sue labbra stavano diventando sempre più viola, il vento inizió a farsi spazio tra i suoi capelli ormai bagnati.

« Piccola... la scuola mi ha chiamato... non sono arrabbiata, davvero. Avevo capito che non stessi bene, ti vengo a prendere, dimmi solo dove ti trovi, mi hanno detto che sei corsa via »

Prima che la piccola cubana potesse rispondere un tuono ed il successivo fulmine la fecero spaventare a tal punto da emettere un urlo di terrore.

« Mila! » Gridó la donna al telefono, il suo tono era agitato, non capiva cosa stesse succedendo, ma non chiuse la telefonata tentando di farsi sentire di nuovo dalla minore continuando a chiamarla incessantemente.

Camila d'altro canto osservava il cielo, paralizzata per la paura. I suoi vestiti ormai erano fradici e le si stavano appiccicando alla pelle provocandole ancora più freddo; voleva alzarsi da quegli scalini che si stavano riempiendo d'acqua, ma era come se non riuscisse a controllare il suo corpo. Era tutto grigio, una piccola nuvola piano piano si abbassó provocando una leggera nebbia.

La host mom continuava a chiamarla disperata, riuscendo a sentire ancora il pianto della minore senza capire perché non le rispondesse, ne cosa stesse accadendo.

Poi d'un tratto in mezzo a quella nebbia apparve una figura che appariva sempre più vicina e nitida, Camila non si accorse di quella presenza fino a che non si ritrovò due occhi verdi che la osservavano ad un millimetro di distanza e delle mani calde che tentavano di scaldarle le braccia con movimenti dall'alto verso il basso.

« Camz che ci fai qui? » La voce della corvina fece uscire dalla trans la minore, la quale fece cadere atterra il suo cellulare e si tuffó tra quelle braccia in cui aveva tanto sperato di tornare.

« Shhh va tutto bene » Disse la maggiore accarezzando la schiena di Camila.

« Lauren... » La voce della piccola cubana era rotta dal pianto, continuava a singhiozzare per la paura e la preoccupazione.

« Ti accompagno a casa »

Lauren tentó di alzarsi, essendosi appoggiata sulle ginocchia per essere all'altezza della minore, ma si accorse come quest'ultima non avesse affatto intenzione di interrompere quel contatto.

« Ehi non vado da nessuna parte, andiamocene prima che questa pioggia faccia ammalare entrambe » Il suo tono era così tenero, come se stesse parlando con una dolce bambina e le sue mani affusolate non avevano smesso di accarezzare il corpo congelato della piccola cubana.

« Non voglio andare a casa, v-v-voglio stare con te Lo » A quel punto la minore alzó il viso che era nascosto nel petto della corvina e la osservó, con tutto quel trucco colato, facendo sì che la maggiore potesse osservare ogni dettaglio di quel viso addolorato, in quando quegli occhiali da sole scuri che erano riusciti a proteggerla quella stessa mattina, nel frattempo aveva perso per il tanto correre.

« Che che che ti è successo Camz? » Lauren ormai non faceva più caso a quel diluvio che continuava ad infrangersi su di loro sempre più forte, così rumoroso quasi in grado di sovrastare le loro parole.

« Ho pianto Lo...» Ed ecco di nuovo quel tuffo al cuore, lo stesso che Camila aveva visto nel suo sogno; gli occhi di Lauren iniziarono a riempirsi di dispiacere e dolore. Delicatamente inizió a delineare i tratti somatici della piccola cubana, focalizzandosi soprattutto su quegli occhi gonfi e rossi, per poi sfiorare appena le macchie che si erano formate sulle sue guance notando come un'espressione di dolore comparve su quel viso addolorato.

Un altro fulmine fece sobbalzare entrambe, Lauren rapidamente osservó quel cielo tenebroso poi disse « Vieni con me, non ti lascerei mai qui da sola »

Camila annuì debolmente « Lo io non riesco ad alzarmi, mi fanno troppo male le gambe...»

La corvina sorrise, per poi osservare la minore in quel mare color nocciola « Dammi la mano e corriamo come ieri sera insieme, ci sono io, You Aren't Alone » Dopo queste parole posizionó le sue labbra leggermente tremanti per il freddo sulla fronte della minore.

Continua...

-Arianna

You Aren't AloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora