-Capitolo 45-

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-Ascoltate la canzone-
<< S-scusami>> Fu l'unica parola che uscì dalle sottili labbra della minore.
<<Scusami un corno Camila!!! Quando pensavi di dirmelo?>> Dopo questo cambiamento di tono, alquanto alto, la quindicenne tentó si avvicinarsi a
Lauren, ma quest'ultima prese un po' le distanze dalla ragazza, trascinando i piedi atterra senza mai staccare lo sguardo da quegli occhi marroni che stavano iniziando a riempirsi di lacrime.
<<E-e-era questa la cosa che ti volevo dire ieri Lo...>> Disse la mora nell'intento di sfiorare almeno le mani della maggiore, facendo di nuovo dei passi verso di lei, ma la maggiore tese il braccio mostrandole la mano aperta in segno di fermarsi e mantenere quella distanza.
<<Ieri!>> Puntualizzó alzando leggermente un sopracciglio <<Dopo tutti questi mesi Camila! Tu hai avuto il buon senso di pensare di dirmi questa cosa SOLO IERI! Mi hai mentito per tutto questo tempo! Sulla tua età e chissà su che altro!!>>
La piccola cubana abbassó semplicemente lo sguardo, notando come quelle gocce piene di colpevolezza iniziarono a cadere sul pavimento, senza che le dita della maggiore le catturassero per evitare quel contatto vertiginoso.
<<Io...io volevo solo...>> Tentó di spiegare tutto ciò che in realtà si teneva dentro, aveva preparato quel discorso, ma ora le parole era come se fossero bloccate in gola e sicuramente la rabbia di Lauren non aiutava, in quanto non ricevendo le risposte chiare che desiderava, lasciava che i suoi pensieri prendessero il sopravvento senza neanche ragionare affondo su quelle parole che avrebbero sicuramente colpito nel segno quel piccolo cuoricino adolescenziale.
<<Camila vattene...>> Esordí Lauren, con tono fermo. La sua voce era fredda e distaccata, la corvina non sembrava più come piccoli fiocchi di neve che si scioglievano delicatamente sulla pelle calda, bensì si era trasformata in una quelle sculture di ghiaccio, così gelide ed impostate, all'apparenza resistenti; ma infondo si sa che a quelle sculture basta poco per infrangerle.
<<No Lo ti prego>> Rispose Camila, incontrando quegli occhi vuoti ed inespressivi nonostante quelle lacrime che continuavano a svendere nonostante l'espressione non cambiasse di una virgola e quella mandibola restava serrata.
<<Sono Lauren, mi chiamo Lauren Camila, sempre se questo è il tuo vero nome. Quali erano le tue intenzioni? Prendermi per il culo con questo teatrino solo per poi vantarti della bella vita a Miami una volta tornata dalle tue amichette? Oppure semplicemente venire a letto con me? Perché cazzo mi sento usata Camila capisci?!>>
La corvina gesticolava velocemente, muovendo quelle mani con fare irritato ed esasperato, come se fosse l'attrice principale davanti ad un teatro pieno di milioni di persone; il corpo spesso in circostanze come queste, quando si lascia sopraffare dalle emozioni non riesce più a controllare effettivamente ogni piccolo gesto, le braccia sono tutto ciò che dà l'opportunità di esprimere quello che c'è dentro di noi, senza dover parlare chissà quanto. Lauren rimase con le braccia tese per qualche istante, indicando costantemente la porta, poi portó una mano al cuore, notando come la minore fosse solo in grado di osservarla piangendo senza aggiungere altro.
<<Mi sento una pedofila Camila! Tu hai quindici anni... dios mio...sei una ragazzina!! E ti ho scopato nel mio letto! Cazzo... sai che cosa significa? Potrei andare in carcere! Potrei... fuck! Ho scopato con una bambina!! Abbiamo 7 anni di differenza, 7 fottuti anni di differenza!!! >>
Lauren alzó gli occhi al cielo cercando di trattenere quelle lacrime che continuavano a scorrere senza sosta.
Altro che mare in tempesta, dentro di lei c'era un maremoto, tutta questa rabbia, delusione addirittura quel senso di colpa che le faceva ancora più male... Camila era una quindicenne.
<<Mi sento come se avessi abusato di una ragazzina incapace di capire tutto questo...Ti rendi conto di quanto sia grave quello che abbiamo fatto? Ho passato ogni giorno con te negli ultimi 9 mesi... perché hai aspettato tutto questo tempo? Io non riesco a concepirlo! Voglio sapere cos'altro mi hai nascosto! Che cazzo ti è saltato in mente quando mi hai detto che hai 20 anni... per quale cazzo di motivo ti sei presa gioco di me!?>>
Quegli occhi infuocati continuavano ad osservare la ragazza di fronte, non era lo stesso fuoco della sera prima... quel calore era rimasto tra quelle lenzuola, ed ora solo la sensazione di bruciore era in grado di incenerire il cuore sofferente di Camila, la quale per l'ennesima volta abbassó lo sguardo senza smettere di piangere.
Lauren sospiró rumorosamente, passandosi la manica della felpa sul viso per asciugarsi il volto umido, non le capotava da così tanto... poco a poco il tono tornó alquanto basso, questa volta la furia lasció spazio ad altro; la scultura in ghiaccio era in bilico.
<<Io mi sono aperta con te, sotto ogni punto di vista... ti ho fatto leggere la mia anima, nonostante fosse stata nascosta per anni a te te l'ho mostrata. Ti ho messo il mio cuore frantumato in mano, sapevi che era pieno di lame, perché mi hai fatto questo? Sai che io non riesco ad andare oltre alle bugie... mi divorano. Io mi sono fidata ciecamente di te, tu mi hai visto piangere e per le vuol dire tanto; ti ho parlato di Lucy, dei miei sentimenti, le mie paure... perché hai dovuto riempirmi di menzogne? Cos'ho sbagliato? Ma la cosa più importante è cos'abbiamo vissuto veramente? Io... >> La ragazza dagli occhi verdi sospiró di nuovo, alzando lo sguardo per qualche secondo guardando il soffitto, poi tornó ad osservare il capo chino della minore <<Io credo che non abbassare completamene ogni mia difesa sia stata l'unica cosa giusta che abbia fatto nei tuoi confronti... non riesco a distinguere che cosa ci sia stato di reale in tutti questi mesi... non voglio più vederti Camila, perché io non merito questo, Lucy mi ha distrutto, ma tu hai completamente incenerito quei pezzi che piano piano stavano tornando a posto, ora non esistono neanche più...>>
La quindicenne non si mosse, continuava ad ascoltare tutte quelle parole che provenivano da una persona ferita e scossa, non erano ragionate, ma solo istintive... Lauren era assai impulsiva eppure facevano male, non era il solito dolore di stomaco quello che provava Camila, non si stava riempiendo di sentimenti per la maggiore fino a scoppiare, ma si stava contorcendo su se stesso, nella consapevolezza di quell'enorme errore>>
La ragazza dagli occhi verdi si avvicinò alla porta aprendola con abbastanza rabbia, facendo risuonare in quella stanza il tumore della maniglia arrugginita abbassata con foga.
<<Vattene, non voglio più vederti...>> Furono le ultime parole che uscirono dalla sua bocca.
Camila alzó lo sguardo da terra, vedendo la porta ed il vento gelido che era in grado di spostare alcune palme all'esterno; si chinó leggermente prendendo il suo zaino e si diresse verso quell'uscita, sapendo che il calore di quell'abitazione una volta varcata la porta sarebbe stato solo un lontano ricordo.
Prima di oltrepassare la sogna si voltó, i suoi occhi incontrarono quelli verdi, l'unica cosa che si riusciva a vedere al loro interno era il buco nero... Lauren era stata risucchiata di nuovo, chissà se la luce sarebbe stata visibile una seconda volta. Camila tentó di sfiorare la guancia della maggiore, ma questa si protrasse
<<Non mi toccare>> Disse solo e la minore si immobilizzó, fece per andarsene ma il suo cuore urlava che non poteva finire così; si bloccó di nuovo nel bel mezzo di quel portone che si si sarebbe chiuso alle sue spalle da lì a poco... all'interno la porta era bianca eppure avrebbe visto solo il marrone all'esterno d'ora in poi, ne era consapevole. Le bastava un passo prima di levarsi da quella posizione centrale, si trovava tra quel freddo atroce che le colpiva le gambe ancora nude, ed il panorama gelido e spento, con solo le sue adorate scarpe da ginnastica che la attendevano affianco allo zerbino... e tra l'interno di quella casa, calda ed accogliente, dove sicuramente ci avrebbe lasciato il cuore e non solo.
Continua...
-Arianna

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