Irene si aggirava furibonda, una tigre nella gabbia del dolore, della rabbia, infestata dal risentimento e dall'odio. Si dilaniava, più per la figuraccia davanti a tutti che per la perdita di Andrea.
La visione distorta e frammentaria che balzava dal suo sguardo allucinato, esangue, dalla mente ridotta allo stremo, la face- va ripiombare nell'inquietudine, affannata. Appena la stanchezza prendeva il sopravvento, anelava il ristoro e, lasciandosi trascinare dall'impulso, ricadeva nell'assillo di uno sciame impazzito di idee che l'assaliva, fino a farla vacillare. Si ritrovava in paesaggi assolati, riarsi e deserti, nei quali si perdeva consumata dalla sete, inseguita da segrete visioni balenanti fra gli strappi del cielo mentre cercava disperatamente una direzione, una prospettiva, un'alternativa. Gli stridenti cigolii della mente si decantavano nel miraggio dello smarrimento. Non poteva darsi per vinta. Avrebbe escogitato qualcosa. Noncurante degli spasmi che le contraevano il petto, accantonò la tattica della difesa per passare nuovamente all'attacco.
Con il cuore in gola, cercò nella rubrica telefonica. Enrico... devo chiamare Enrico. Lui ci sarà, sarà pronto a consolarmi. Deve esserci. Compose il numero convulsamente, come il condannato a morte nel suo ultimo desiderio. Era tardi, sentì il tono assonnato della voce che ben conosceva.
«Enrico, sono io»
«Io chi, scusa?»
«Io: Irene. Non mi riconosci più?»
«Sì, è che stavo sonnecchiando sul divano... ma tu non dovresti essere al tuo ricevimento di nozze?» il tono divenne sarcastico.
«Niente matrimonio» rispose laconicamente Irene dietro la sua maschera.
«Niente matrimonio! Che sorpresa. E ora la piccolina vorrebbe essere coccolata dal paparino?»
«Sì» rispose con un sospiro speranzoso da maliarda.
«Be', mia cara, te lo puoi scordare»
«Ma cosa dici, Enrico, hai dimenticato tutto quello che c'è stato tra noi?»
«Veramente lo hai dimenticato tu quando mi hai cacciato via de- ridendomi. Ricordi?»
«Ma dai...»
«Ma dai un corno! Ne ho abbastanza di te!».
E chiuse la comunicazione interrompendo definitivamente quel- la ridicola messinscena. Puttanella da quattro soldi, e pensare che ti ho voluto davvero bene.
Non si può fare quello che si vuole, non si può spingere l'acceleratore, qui si può solo perdere,
e alla fine non si perde neanche più.
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Scritto nell'acqua
Romance"Scritto nell'acqua" è un romanzo d'amore il cui filo conduttore è la poesia di John Keats, che ci porta lungo la colonna sonora della vita, a Roma, nei luoghi simbolo di un percorso interiore o viaggio dell'anima: la scuola di danza del ventre, la...