Tristi sono le rondini nel cielo, mentre vanno verso il mare...

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Enrico Orsini aveva ordinato un'insalata nizzarda e ora la guardava nel piatto davanti a sé mentre attraversava la solitudine crescente nella sterminata prateria della sua anima.

Lessare le patate e i fagiolini, affettare i peperoni, i pomodori, e le uova sode; unire il tonno, l'insalata, le olive e le acciughe; condire il tutto e bon apetit!

Circa quarant'anni prima. Rivedeva il sorriso di Blanche mentre elencava gli ingredienti della sua insalata preferita. La stavano gustando all'aperto, sotto il gazebo del Cafè de Paris, nell'aria accesa dal sole di Montecarlo. Era primavera inoltrata, e quel sentimento che ancora ricordava lo aveva riscattato dal mondo opaco e grigio che si era portato con sé, nell'elegante valigia. Può una nevicata, di notte, ricoprire il paesaggio e trasformarlo?

Blanche era lì, davanti a lui. Enrico non aveva avuto bisogno di sapere altro, null'altro di lei, che non avesse colto nei suoi occhi di luce. Il passato mi ha condotto fin qui, sembravano sussurrare.

Enrico era l'architetto, aveva una brillante carriera davanti a sé, e amava l'arte, la forma, la bellezza.

Lo sguardo di lei dava voce al dolore, alla gioia. Assottigliava il filo, lo spazio dell'esistenza travagliata. Il faro che riusciva a illuminare, con l'intermittenza del fascio di luce, nel fluire ininterrotto della vita, la scissione radicale della coscienza, vinta dall'oscurità. Dava impulso alla misteriosa infinità del destino che si accingeva ad avvolgerli.

«Che ne dici, ti piace?»

«Buona, fresca e profumata... come te! Verrai con me in Italia, anima mia?»

«Ma se nemmeno mi conosci!»

«Ti conosco già abbastanza»

«Tu devi essere pazzo!»

«No, lo sono diventato appena ti ho incontrato!».

Enrico sorrise al ricordo della prima schermaglia amorosa. Blanche si delineava in una nuova forma, gli permetteva di riappropriarsi della propria anima. Per lo spirito di Enrico Orsini, si preannunciava una nuova epoca. Una connotazione ambivalente aveva caratterizzato la sua esistenza, sfumata fra i richiami della vita e le ragioni dell'arte, fra attrazione fisica e passione spirituale. Il gioco dei contrari aveva confuso i confini fra peso e leggerezza, fra la realtà delle cose e il nulla che le aveva nascoste. Erano ambedue così concentrati sulle parole da dimenticare che il nostro corpo parla per noi e dice la verità.

Blanche aveva assaporato con Enrico l'innocenza poetica dell'unico contatto umano, nella sua inarrestabile giovinezza. Nel calderone ribollente degli antichi dissapori con la realtà, a capo dell'esercito ribelle, la recondita speranza dell'amore. L'ingenua dedizione all'inguaribile romanticismo. La sacralità negli affetti del cuore poteva ancora esistere? Era scappata di casa appena maggiorenne e aveva cercato invano un posto nel mondo che potesse accoglierla senza farle domande. Enrico Orsini la voleva così come era. Anche per lei era stato così. Ne aveva incontrati di uomini fino ad allora. Avrebbe saputo della ricchezza che l'aspettava solo a Roma, ma a lei sarebbe bastata quella del cuore. Lui la amava con gli occhi, guardandola semplicemente.

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