E gira tutto intorno alla stanza, mentre si danza, danza...

13 0 0
                                    

La festa era un tripudio di colori, suoni e divertimento. Connie e Guglielmo non avevano badato a spese.

Avevano optato per un'unica torta, una gigantesca millefoglie alla crema pasticciera. Sembrava un quadro la fotografia che ave- vano scelto e che, riprodotta con glassa di zucchero variopinto, la ricopriva interamente. Li raffigurava abbracciati dopo le nozze: un modo per condividere con gli amici il loro recente matrimonio.

Che bella coppia!, pensò fra sé Alex Forte. Si sentiva decisamente in forma. La scaletta era stata creata in onore dei festeggiati, ad ogni pezzo un'ovazione, una sequenza incessante di ricordi che legava tutti gli invitati. Il tema scelto erano gli anni Settanta, così per la sala impazzavano pantaloni a zampa di elefante, tuniche a fiori e zeppe modello trampolino. Alex per l'occasione aveva resuscitato i suoi cari vecchi Levi's e la camicia bianca di lino con il collo alla coreana. Il capello ingellato, la morbida barbetta, e la solita voce accattivante che era stata la sua fortuna.

«Forza gente, mica sarete già stanchi? Qui si va avanti fino all'al- ba! E poi tra poco ci sarà una sorpresa per tutti. Dopo potrete fermarvi e accedere alle meraviglie culinarie che vi aspettano nella sala adiacente. Ma solo per poco, non illudetevi!».

Connie gli aveva anticipato che ci sarebbe stata una performance di ballo. Allora pensò di approfittarne per andare a rinfrescarsi, perché, nonostante l'aria condizionata, sudava molto quando stava dietro una consolle e la sua passione ardeva come il fuoco.

La bevanda che preferiva era la Red Bull e, quando esagerava con le quantità, sentiva la caffeina che gli pulsava dentro. Se il suo cre- atore arrivava a dieci al giorno, non doveva di certo preoccuparsi


lui. Caffeina, aminoacidi, zuccheri e carboidrati: et voilà la pozione magica! Alex Forte aveva un'etica personale e se ne faceva porta- bandiera fra i giovani: niente droghe, né eccesso di alcol.

Appena Guglielmo gli diede il segnale, annunciò lo spettacolo, leggendo il testo in scaletta.

«Ecco a voi il Trio Aegyptian, accompagnato dal gruppo di percus- sionisti Magic Sound».

Le luci sfumarono lentamente e, quando la musica cominciò a vibrare, si riaccesero seguendo l'onda dei tamburi. Inizialmente dolce, poi sempre più incalzante. Una nuvola variopinta, un arcobaleno di veli fece il suo ingresso nella notte del Piper, posizionandosi al centro della sala più grande del locale. Junah era vestita di nero, Silvia di turchese e Caterina di rosso corallo. Gli abiti, semplicemente preziosi, erano di Junah, tutti provenienti dall'Egitto. I corpetti aderenti disegnavano i seni sodi e compatti, le gonne leggere come il vento lasciavano nudi i ventri e i fianchi torniti, che cominciarono a muoversi in un amplesso amoroso. Alle caviglie, braccialetti tintinnanti, campanelli da sogno abbi- nati agli orecchini in tinta con il colore delle vesti. Il viso era velato e gli occhi truccati con il kajal per dare profondità allo sguardo che risultava magnetico anche nella semioscurità.

L'egiziana dettava il tempo e le altre la seguivano docilmente, nel percorso sinuoso della danza dei veli che, attorcigliati alla vita, venivano sciolti e fatti svolazzare prima di cadere a terra, accompagnando la sensualità dei movimenti. Era una sinfonia che penetrava nel profondo di chi assisteva, un'esaltazione della femminilità nella sobrietà del flusso di emozioni. Eleganti, altere seppure ammalianti, le tre ballerine avevano calamitato tutta l'attenzione del pubblico, dagli invitati ai camerieri, al barman, perfino i buttafuori. Tutti seguivano il morbido ancheggiare delle armoniose forme carnali che si offrivano nel loro fulgore. Alex era rimasto affascinato. Non era estraneo a spettacoli del ge- nere ma quelle tre ragazze avevano un qualcosa di magico: l'intesa comune confluiva nell'armonia, nell'intima connessione dei gesti che rendeva fluida la sequenza, dolce come il miele che scivola sulla pelle. Rimase lì in piedi, appoggiato al bancone del bar. Ordinò un'altra Red Bull in attesa che l'incantesimo finisse e, cessato il canto dellesirene, potesse raggiungere finalmente la toilette.

Scritto nell'acquaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora