Ognuno è un cantastorie, tante facce nella memoria...

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Alessio e Caterina sedevano sulla panchina davanti alla tomba di John Keats, nella zona antica del Cimitero acattolico, sulla quale dava il lato segreto della Piramide Caestia. La giornata avrebbe lascia- to su di loro tracce incancellabili. Si abbandonavano a un caldo e inesplicabile impulso di piacere. La visita alla casa in Piazza di Spagna ne era stata il preludio. Si erano aggirati fra i muri testimoni della vicenda dolorosa del poeta. Lo studio luminoso con il rosso dei tendaggi, nonostante le alte scaffalature zeppe di libri dei poeti romantici, li aveva spinti in un ineffabile stato interiore. Un alfabeto misterioso. Avevano sentito alitare la fugacità dell'esistenza della quale, tuttavia, avrebbero conservato l'impronta indelebile: la camera da letto, i manoscritti, le fotografie, l'atmosfera avvolgente, che avevano fatto da filtro fra il poeta e la vita; e la realtà a lui più vicina nella fase della malattia, ma la più lontana dai suoi affetti, dalla sua terra.

Penetrava nel cuore un languore, una tenerezza provenienti dalla membrana fragile ma intensa di tutto l'ambiente. Una luce interiore custodita dalla magica cornice. Un filo mai interrotto col passato, una sensazione di antica memoria: il ritratto di un'epoca davanti agli oc- chi rapiti di Caterina e a quelli curiosi di Alex, che, assorti, scrutavano il paesaggio misterioso di un mondo che si apre ad un altro, veicolato dalla poesia. Che ti fa accedere al paradiso in terra.

Perché siamo due destini che si uniscono stretti in un istante solo,

che segnano un percorso profondissimo dentro di loro,

superando quegli ostacoli che la vita non ci insegna, per cercare di essere più veri, per non sentirsi soli.

Il percorso tracciato dal tempo della promessa e della conoscenza stava giungendo al termine. La frontiera si rendeva visibile.

Nel silenzio della natura, potevano vigilare all'ombra dei due maestosi pini, sul riposo del poeta. Niente margherite purtroppo, disse Cate. Portare fiori era vietato, ma ve n'erano già in abbondanza. Si guardava intorno fra i rampicanti che ricoprivano il ritratto del poeta alla sua sinistra, poi andò a leggere ad alta voce la dedica, per permettere ad Alex di ascoltarla:

«Keats! Se il tuo caro nome fu scritto nell'acqua, ogni goccia è caduta dal volto di chi ti piange».

Si risedette. Alti cipressi più in là, alberelli di oleandri, ortensie,

fiori colorati, perfino una pianticella di melograno.

Sembra quasi un mare l'erba...

Un bagno di luce, un luogo di pace nel quale trovava senso l'armonia dei versi. Nella fusione con la bellezza che si nutre di se stessa. Nella visione celestiale della vita che incontra la morte. In cui perfino l'oscurità diventa dolce.

Keats giaceva addormentato nella fragranza del miele delle Muse che diffondeva l'aroma caldo del tempo passato. Vissuto, perduto. Nel tepore carezzevole di un'estate alle porte che scioglieva la durezza di una vita.

Scritto nell'acquaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora