Ci vuole pioggia, vento e sangue nelle vene, e una ragione per vivere...

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Quella mattina Virginia si svegliò di soprassalto. Era tardi: tutta la notte si era rivoltata nel letto. Un'insonnia per nulla creativa ma semplicemente devastante. In prima serata, aveva ascoltato Alex Forte nel programma Incontriamoci. Lo faceva spesso, da quando aveva scoperto la curiosa coincidenza del nome della trasmissione radiofonica con quello della sua libreria, che aveva scelto personal- mente. Quello speaker era davvero coinvolgente. Le piaceva la voce, le canzoni che sceglieva, e anche i temi che poi venivano dibattuti dagli ascoltatori con le telefonate in diretta. Gente sola.

Era stata tentata di chiamare, ma aveva desistito; chissà, magari, in una delle prossime l'avrebbe fatto, visto il malessere che si profilava all'orizzonte. Una voce amica può solo aiutare, soprattutto se è estranea ai fatti e quindi imparziale.

Ma sei diventata scema? Raccontare, pure tu, i fatti tuoi in pubblico.

Alla radio! E che fatti? Ma pensa ad andare al lavoro che è tardissimo.

Si calò sotto il getto rigenerante della doccia calda e si vestì velocemente: solo un filo di trucco e una spazzolata ai capelli. Via. Il caffè spargeva il suo aroma lungo tutto il corridoio: lo trangugiò bruciandosi la lingua e ripromettendosi una pausa consolatoria. Recupererò strada facendo. Si precipitò fuori di casa.

Per tutta la mattinata, rimase sonnecchiante. Poi, poco prima della chiusura, entrò un giovane, alto e prestante, che attirò la sua attenzione – cosa inusuale: non che non entrassero bei giovanotti, ma che questi le trasmettesse qualcosa – e, spedito, le chiese:

«Ha le poesie di John Keats?». Virginia trasalì.

«Allora? Le ha, signora?»

«Sì. Le indico subito gli scaffali della poesia. Ecco, Keats si trova al secondo livello; quale volume cerca? Abbiamo la raccolta completa. O desidera un testo singolo?»

Prendo questo, grazie, poi anche quest'altro; uno è per me. Dell'altro, può farmi una confezione regalo? Anzi, un attimo. Scrivo una breve dedica».

A Caterina da Alex.

Pagò velocemente e salutò.

«Mamma», esclamò Sibilla, entrando nel locale, «ma che ci faceva Alex Forte nella nostra libreria?»

«Ma dai, quello della radio?»

«E chi se non lui! Conosci altri Alex Forte?»

«No, mia cara, io conosco solo la sua voce, anche se vendo il suo libro. Pensa che proprio ieri l'ho ascoltato e volevo pure chiamare in trasmissione...»

«Ma davvero? E che dovevi dire alla radio?!» si stupì Sibilla, incalzandola ironicamente.

Da quando avevano visto quel film, sua madre era stranita. Eppure era convinta di aver scelto bene, dato che amava tanto la poesia. Ricordava che su quel poeta, tempo addietro, avevano anche organizzato un incontro pomeridiano con i lettori. Valla a capire...

«Lasciamo perdere che è meglio. Ma sai che libri ha comprato? Non immaginerai mai! Le poesie di Keats! Pensa te, proprio del nostro poeta... chi l'avrebbe mai detto!».

Sibilla rimase sorpresa:

«Ma guarda che combinazione!»

«Magari li ha comprati per la misteriosa ascoltatrice a cui ha de- dicato una canzone ieri»

«Dai, lui non accetta né fa mai dediche. Io poi mi sono addormentata»

«Ma ieri, sì, l'ho sentita io, con Bella, la canzone di Jovanotti. La conosci, no?»

Scritto nell'acquaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora