Un viaggio ha senso solo senza ritorno se non in volo...

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Fu un viaggio diverso quello del ritorno.

Il malessere del padre di Caterina, definitivamente superato, era stata l'occasione per i due giovani di avvicinarsi in maniera sempre più intima.

Chissà perché la paura, spesso, rendendo fragili e vulnerabili, permette una conoscenza che altrimenti rimarrebbe inaccessibile nelle profondità dell'anima. L'ansia dei giorni precedenti lasciava posto a un sentimento di accorata mestizia che, mescolandosi a tin- te più forti nell'intesa raggiunta, si manifestava nella complicità de- gli sguardi e delle carezze. Tocchi leggeri. Che nascondevano l'alta tensione di cavi elettrici sotto pelle.

Il paesaggio mattutino lasciava all'occhio dei due viaggiatori il compito di ricomporre i colori e le forme, nel momento stesso in cui si lasciavano alle spalle, sulla strada comune, le pennellate dell'aria di mare, le virgole di luce proiettate sull'acqua che si allontanava lentamente. Insieme alle case stagliate fra gli squarci di azzurro nel rincorrersi delle nuvole.

L'ultima visione di Pizzo Calabro si era dissolta sullo sfondo, nel- la consonanza del paesaggio naturale con quello umano. Il palpito del mare. Il potere suggestivo dell'immagine nel suo dileguarsi si imprimeva nel riverbero cangiante, sulle pupille stanche e, attraverso il guizzo di un pensiero, ricomponeva ogni contraddizione, fino a vibrare nel segreto del cuore.

La luce di quel lunedì, filtrata dal fogliame, creava un senso di movimento, lasciando intravedere, attraverso spiragli, occhi invisibili, la via della liberazione spirituale. Un ritorno all'armonia.

Ambedue, e ne parlarono sinceramente, non possedevano un senso religioso che connotasse l'esistenza. Alex per le sue vicissitudini familiari. Caterina per convinzioni personali, maturate fin da bambina. Convennero che non è necessario essere religiosi, ma che è indispensabile coltivare la spiritualità.

Quel viaggio aveva stimolato la tensione che spinge da sempre a cercare un significato. Tensione non mistica ma verso la vita.

L'aldiquà.

Alex Forte da sempre aveva ritenuto il corpo della donna un semplice oggetto nella disponibilità del proprietario (uomo). Tornava a Roma con una nuova concezione. La donna non era più solo un corpo (per quanto desiderabile potesse essere, come quello di Caterina) ma molto di più. Questo significava rompere vecchie abitudini di pensiero e riuscire a vedere l'altro (la donna, in questo caso Caterina) in modo nuovo in ragione di un'attenzione consapevole. L'avevano attratto, di lei, l'amabilità, la generosità, il modo di manifestare candidamente la propria concezione della vita. Quella crea- tura sembrava possedere un'anima fiore o farfalla. Ogni sguardo, un bagliore di cristallo. Granelli di luce i suoi capelli.

L'odio per suo padre si mitigava nel nuovo legame spirituale instaurato con la madre.

Caterina ripartiva leggera come mai dalla casa paterna, dal paese natio. La predisposizione genetica a trascendere il terreno incontrava, finalmente, la realtà delle emozioni. Il bisogno innato di superamento, che a volte rasentava il sovrannaturale e che aveva assimilato dalla poesia, si era modellato nello specchio deformante di un mondo parallelo al reale. Andava via serena. L'espressione immediata delle emozioni si rivelava attraverso i sentimenti, nelle immagini che si staccavano dalla mente, separandosi dall'eccesso di razionalità che l'aveva frenata. La necessità interiore dell'artista, nel dinamismo degli eventi che si erano susseguiti dalla telefonata a sua madre, rendeva possibile un misterioso accordo di voci interne. Di stupefacente bellezza. Tutto questo processo assorbiva l'attenzione di Caterina che sedeva silenziosa al fianco di Alex, nel viaggio di ritorno a Roma.

«Ehi, piccola, che pensi? Hai solo sonno o sei ancora preoccupata?»

«Direi di no... anzi, penso di essere stata veramente bene con te»

«Anch'io... non so dirti quanto».

Durante il viaggio, Alex riuscì a raccontare la sua nascita cosparsa di morte. Il principio della sua esistenza com'era stato? Un imprinting di lutto, di perdita. Aveva lottato contro il senso di smarrimento. Un sibilo costante sul viso, sul collo, sul corpo, sull'anima straziata. Di una durata illimitata. La disfatta dell'angoscia fa errare sulla terra l'ombra apparente della morte. Un mare vuoto, prosciugato. Un significato ignoto. Adesso la schiarita, ecco le nuvole in fuga, verso l'orizzonte. Un nuovo cielo.

In lontananza, l'arcobaleno.

Imprimere un corso diverso alle proprie idee, alle altrui idee. Un posto al sicuro dalla crudeltà del mondo. Dopo essere rimasti fermi – agli occhi degli altri – al centro di un vortice.

Tirò fuori dal profondo dati conservati nell'archivio della memoria, rimasto chiuso a doppia mandata per anni e anni. Alex apriva una parte di sé a Caterina, senza pudore. Il cammino faticoso che aveva attraversato da adolescente, perfino le tappe della sua passione per la radio, Radio Freccia, i primi passi; il rapporto conflittuale con il padre e con Renata.

Caterina ascoltava, attenta. Non aveva bisogno di risposte, Alex Forte. Semplicemente di essere ascoltato.

L'unica cosa che le chiese e che la fece sorridere fu la domanda su Pietro.

«... non mi hai mai detto come lo hai conosciuto, come è andata a finire, come mai non lo hai più visto»

«È importante, adesso?»

«No, dicevo per dire»

«La gelosia retroattiva è inutile e dannosa» lo canzonò Cate, sorridendo.

Il terreno interiore era sgombro come la statale prima dell'imbocco dell'autostrada all'alba di quel lunedì di giugno. Il vento si era alzato con più forza e arruffava le chiome degli alberi.

Alex Forte cercava rifugio dalle forti emozioni in una stazione radio senza interferenze. Ma la cosa che più desiderava in quell'istante era entrare nella mente di Caterina cancellandone i confini. Sentiva ancora la voce lontana del mare. Un richiamo silente si rifrange contro la bianca spuma, perdendosi.

Roma li aspettava, con la sua aria ridente, a volte beffarda, di gran donna di mondo. Sicura di sé e della propria storia. Grandi piazze colme di memoria, vie che formicolano di gente, fontanelle sempre fresche, resti di una vita anteriore.

Dopo la pace del paesello, dopo l'estasi marina e il raccoglimento dell'anima, il rischio di perdersi nell'immensità.

E tu seduta lì al mio fianco mi dirai:

Destinazione Paradiso... Paradiso città...

Scritto nell'acquaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora