Le discese ardite e le risalite su nel cielo aperto...

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Alex era stato una testa calda, un ribelle. Un cane sciolto. La sua idiosincrasia per la nobiltà si era alimentata nell'ostentazione di un anticonformismo che rasentava il fanatismo. Anarchico, chiuso nel suo mondo. Nel silenzio.

Enrico aveva assecondato ogni suo capriccio, ogni richiesta, ogni pretesa e, certo, in questo aveva sbagliato. Pensava a sua moglie, a cosa avrebbe deciso insieme a lei, e mentre Renata si teneva dignitosamente in disparte rispetto alle beghe tra padre e figlio, lui finiva per soccombere a quella furia scatenata. Aveva cercato, vanamente, con tutte le forze di fare il padre-padre, con la presenza non asfissiante. Severo ma giusto, non delegando mai il ruolo ad altri.

Sapeva bene quanto per il figlio pesasse la perdita della madre. Si era illuso di costruire un rapporto che potesse favorire l'emancipa- zione di Alessio, ma questo benedetto ragazzo aveva esorbitato dal- la sua sfera di autorevolezza non riconoscendola affatto: contrasta- va il suo ruolo di padre e ne contestava i metodi. Così Enrico aveva finito per rinunciare. Cercava di comunicare col figlio, di trovare la strada per incontrarlo, ma negli anni aveva abdicato. Piuttosto che il danno e la violenza reciproca, meglio stare lontani.

Se Alex Forte – come si era ribattezzato – non aveva bisogno di un padre, lui avrebbe fatto a meno del figlio. A costo di soffrire an- cora.

E Alex, a sua volta? Cosa poteva averlo salvato dalla follia, concesso che fosse realmente riuscito nell'impresa?

Come tutte le mattine, all'insegna di un sano benessere psicofi- sico, Alex Forte si svegliava verso le sei e trenta e con tutta la calma necessaria faceva colazione. Di solito si trattava di una spremuta di arance rosse e biscotti ai cereali, accompagnati da un caffè nero for- te, rigorosamente senza zucchero.

Le aree cerebrali legate alla produzione di dopamina, l'ormone della soddisfazione, e quelle di serotonina, l'ormone del buonumore, avrebbero dovuto attivarsi rapidamente. Cos'era allora quel senso di soffocamento? Anche la vicinanza di Lupin, il suo amato cagnone, avrebbe dovuto aiutarlo attivando ossitocina, che migliora e regola la pressione sanguigna.

Tutti questi buoni consigli erano di Rebecca, la fidata assistente radiofonica, che puntualmente tirava fuori dal pozzo delle informa- zioni, sulla scorta delle ricerche più recenti sulla qualità della vita.

«Alex, non ridere, ma vivere con cani e gatti allunga la vita» gli aveva detto proprio il giorno prima.

«E tu, allora, perché non hai un animale in casa?»

«Non sopporterei la sua scomparsa, quindi preferisco non aver- lo» rispose candidamente Rebecca, lasciandolo come un allocco.

E se Lupin si ammalasse? Se morisse? Se si perdesse?

Con questi pensieri negativi, non poteva cominciare la giornata. Guardò il cane con affetto in quegli occhi profondi e gli disse, cercando una rassicurazione:

«Vero, campione? Forza, andiamo!».

A chi è solo, Dio dona un cane.

Scritto nell'acquaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora