Aldebaran... andare andare andare lontano...

15 0 0
                                    


Virginia era rimasta un po' scossa dal film che sua figlia aveva scelto; aveva voluto dedicare una serata a Sibilla, con la quale non riusciva mai a stare veramente tranquilla. Sibilla le aveva detto: «Ma', stasera non prendere impegni. Ordiniamo una bella pizza e ci vediamo un bel film sul divano, come facevamo una volta. Ti va?». Ultimamente usciva con Fabrizio, il tanguero, e fra la stanchezza del lavoro e gli impegni di sua figlia, si vedevano perlopiù in libreria; ma lì non c'era mai tempo per le chiacchiere, si lavorava a pieno ritmo. Anche se le cose andavano benino, non poteva di certo permettersi altro personale e il signor Giovanni doveva bastare.

«Bella mia, certo che mi va! Come la vuoi, la pizza? Hai già scelto il film?»

«Penso a tutto io, mamy. Ci vediamo a casa dopo la chiusura.

Aspettami. Arriverò in un battibaleno».

E chi avrebbe mai immaginato tanti ricordi? Bright star: stella lucente, fulgente! La vita, l'amore, la poesia e poi la morte del poeta Keats in quel bellissimo film. Aveva pianto a dirotto, fra un boccone e l'altro, sbocconcellando la pizza alle verdure che adorava, bianca, senza pomodoro. Accompagnata naturalmente da una birretta, come la chiamava scherzosamente sua figlia.

«Ma', lo so che ti piace la birretta, dai, anche il vino rosso».

Quel film la riportava a Ottavio; non che avesse bisogno di spunti per pensare a lui, visto cha abitava a due passi dalla sua porta. Ma tutto ritornava: l'incontro ravvicinato, la raccolta di poesie, la richiesta dell'Angolo del poeta, perfino il baciamano. Quante emozioni, che batticuore! Quanta passione e piacere, e desiderio e ancora piacere, su quel letto, il letto che era stato dei suoi genitori; dove certamente i suoi, dopo l'esaurimento della madre, non furono mai felici come lei e Ottavio. Stella, stellina mia. Quanti baci, quante carezze, quanto stordimento nell'estasi dell'amore, nell'amplesso che la riempiva fino all'orlo del suo ritrovato piacere.

Non erano mai riusciti a recarsi alla casa, né al cimitero, a far visita al poeta. Ottavio glielo aveva proposto più volte e lei lo deside- rava ardentemente, ma aveva troppa paura delle malelingue.

«Si sa, quelle non mancano mai, figuriamoci se offri loro su un

piatto d'argento pure le occasioni!»

«Andiamo almeno a visitare la casa di Thomas Mann, a Palestrina: sono due passi»

«Nemmeno a parlarne, in paese tutti mi conoscono».

Ottavio ribadiva allora che Roma è tanto grande, ma lei sosteneva che una città non lo è mai abbastanza per gli amanti!

In sei anni d'amore, erano partiti una sola volta: per il compleanno di Virginia, i suoi cinquant'anni. Ottavio l'aveva veramente sor- presa. Non avrebbe mai immaginato che si potesse organizzare per la notte con la badante. Non lo aveva mai fatto, non lasciava mai, di notte, la moglie Dora. Eppure quel weekend lo fece e fu il regalo più bello della sua vita. Non badò a spese, anzi esagerò. La portò a Venezia, sul Canal Grande, in un albergo da sogno.

A parte il fatto che Virginia, con il marito, escluso il viaggio di nozze in Germania, peraltro dai parenti di lui, non aveva più viaggiato, Venezia era stata sempre nei suoi pensieri. Gliene aveva par- lato spesso sua madre quando ancora era in grado di farlo lucida- mente, ma, per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare come e perché. Molte cose della sua infanzia erano come sfocate, alcune cancellate completamente. Di fronte alla Chiesa di Santa Maria della Salute, il Gritti Palace si affaccia sul Canale con la sua suggestiva terrazza. Pensare che era stata la residenza dei Dogi, poi degli ambasciatori del Vaticano, prima di diventare albergo di gran lusso. Ottavio aveva voluto esagerare per quella notte. Voleva festeggiarla come non mai, forse per recuperare tutti i compleanni che non ave- va mai condiviso.

Scritto nell'acquaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora