08. We've been doin' all this late night talking

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"C'era un tempo in cui il cielo era molto diverso da come appare oggi

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"C'era un tempo in cui il cielo era molto diverso da come appare oggi. C'erano meno stelle, meno pianeti e meno galassie. Ma ogni notte, spariva qualcosa. C'era un tempo in cui le stelle venivano rubate. Gli astri decisero allora di convocare un consiglio e, su ordine della Luna, tutto il cielo si mise in ascolto di Marta, la stella più anziana dell'Universo. «Sembrerebbe... che un piccolo essere umano riesca a catturare le stelle». Tutti gli astri si allarmarono. «Un ladro di stelle!» esclamò qualcuno. «Così sembra», continuò Marta. «Ma noi apparteniamo al cielo!» protestò Mirian, la stella più piccola di tutte. Però, in effetti, qualcuno le stava rubando tutte, mettendo a repentaglio l'Universo. Marta la ignorò: «Dobbiamo trovare questo ladro!». Tutti d'accordo, decisero che il compito di cercare questo umano e spiegar lui l'importanza delle stelle spettasse a Mirian. La stella, senza pensarci due volte, si diresse sulla Terra. Quando giunse sul piccolo pianeta era molto tardi e il ladro di stelle stava dormendo. Mirian trovò, chiuse in un barattolo, tutte le stelle che aveva rubato e le liberò. Poi prese il bimbo con grande delicatezza e lo trascinò nel cielo. Lui si ridestò, leggermente assonnato, e quando di rese conto di star danzando tra le stelle, spalancò occhi e bocca e rimase incantato da tanta bellezza. Miarian mostrò al piccolo ladro l'Universo meraviglioso, con tutte quelle luci e quei colori e poi lo portò in un luogo buio, un luogo senza stelle e, tristemente, gli disse: «Ladro, questo è quello che accade al cielo quando tu rubi le stelle. Una volta questo posto era luminoso e felice, pieno di vita. Ma tu, rubandone la luce, hai obbligato tutti quanti a rinunciare alla bellezza che ti ho appena mostrato». Il ladro era molto dispiaciuto e giurò a se stesso e alla piccola stella che non avrebbe mai più rubato. Mirian, felice, gli sorrise. «Bene, piccolo ladro, ora puoi tornare sulla Terra e vivere la tua vita. Io ti starò accanto e ti illuminerò il cammino»."





Ho sempre pensato che la mia generazione fosse destinata a morire sulla Terra. Non c'è possibilità per noi di vedere altro, di scoprire i segreti dell'Universo. È una cosa che mi ha sempre fatta arrabbiare perchè io volevo, io desideravo con tutta me stessa, viaggiare tra gli infiniti spazi che ci circondano e trovare le chiavi della vita. Era un pensiero ambizioso, me ne rendo conto, ma non m'importava un granchè. Volevo solo fare quello che mi piaceva di più: scoprire, conoscere e studiare.

Le stelle, i pianeti, le comete. Sono tutti soggetti di cui sappiamo spaventosamente poco. Possiamo fare tutti gli studi che vogliamo, elaborare le teorie più complesse, mandare sonde su Marte... ma, alla fine, siamo limitati a questo. Non sapremo mai cosa si trova veramente là fuori, e la cosa mi distrugge.

La prima volta in cui l'ho realizzato è stato a tredici anni.

Dicono che gli attacchi di panico avvengono per colpa dell'ansia, ma io so la verità. Gli attacchi – in special modo i primi – arrivano quando non puoi più farcela, quando il tuo corpo, per dirti di fermarti un attimo e riprendere fiato, ti fa smettere di respirare.

È quello che era accaduto a me e la cosa peggiore era che non avevo potuto far niente per impedirlo. Nei film spesso si vede che durante un attacco di panico si deve respirare con il sacchetto per non avere troppa aria in circolo. Non è vero. Un attacco non lo puoi controllare, non puoi far niente per fermarlo. Arriva e basta e tu sei obbligato a farti travolgere, a farti portare con sè ovunque il tuo corpo abbia deciso di andare.

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