"La seconda legge di Keplero mostrava che la velocità con cui i pianeti si muovono sulle proprie orbite non è costante, ma varia in funzione della distanza dal Sole. Essa è infatti maggiore quando sono più vicini alla stella, minore quando sono più lontani. Alcuni anni più tardi, nel 1618, arrivò a formulare anche una terza legge, che mette in relazione il periodo orbitale di un pianeta con la sua distanza media dal Sole."«Cosa?»
Un fischio acuto risuonò nelle mie orecchie.
Tutto si fece ovattato.
Perchè... semplicemente non era possibile.
L'errore di una serata – per quanto grave possa essere – non può provocare così tanti danni, vero?
Eppure il volto di Kaleb sembra così tormentato. Lui amava sua sorella. Jenna era tutto per lui, me l'aveva fatto capire più volte. Come può... come poteva averla messa in pericolo?
Ma soprattutto, chi avrebbe mai potuto fare del male a Jenna?
Anche con quel suo carattere spigoloso e schivo, era una ragazza dolcissima. Aveva decorato il muro della sua stanza dipingendolo come se fosse un bosco, amava stare con il suo cane, aveva una passione folle per i film romantici... Aveva quattordici anni.
Chi mai potrebbe avere il coraggio di torcere anche solo un capello a quella meravigliosa ragazzina?
«Loro hanno... le vogliono fare del male, Star».
La sua voce s'incrinò. L'espressione del suo volto s'infranse.
Se fosse scoppiato a piangere non avrei saputo come fare.
Non ero brava a consolare le persone. Non sapevo nemmeno da che parte iniziare.
Era Ness quella esperta in questo genere di cose. Io non...
Gli posai una mano sulla spalla.
«Raccontami» gli suggerii. Magari questo lo avrebbe distratto.
Kaleb trasse un profondo respiro. I suoi muscoli si rilassarono. Io lo strinsi un po' di più a me, nella speranza che fosse una persona che con il contatto fisico era a suo agio.
Poi, ricominciò a parlare: «Ero ubriaco marcio, quella sera. A malapena ricordavo come mi chiamassi. Vomitai tutto quello che avevo ingerito in sedici anni di vita. Passai ore davanti al cesso dell'Imperial, sembravo un morto vivente. Tutti i miei amici erano lì a divertirsi e io... io stavo una merda. Quando fui abbastanza stabile da alzarmi in piedi, uscii dal locale. Stetti lì per un'eternità. L'aria fredda di novembre mi risvegliò. Ero abbastanza in me quando, non so quanto tempo dopo, vidi avvicinarsi un tipo vestito completamente di nero».
L'Ombra? Possibile che fosse lui?
«Si mise al mio fianco. Mi chiese come stessi. Gli risposi biascicando qualcosa di incomprensibile. Non seppi perchè, ma iniziai a raccontargli... cose. Avevo bisogno di sfogarmi e parlare con uno sconosciuto mi sembrava la cosa migliore che potessi fare. Gli dissi del divorzio dei miei, di come ci stessi ancora di merda, di come odiassi quella giornata. Il mio cazzo di compleanno».
STAI LEGGENDO
Under the Stars
Teen Fiction/stél·la/ sostantivo femminile Corpo celeste dotato, a differenza dei pianeti, di luce propria. In una piccola cittadina del Vermont - così insignificante che a volte non viene nemmeno riportata sulle mappe - esiste una villa gigantesca. Viene chia...