19. A pair of star crossed lovers

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"La collisione di due stelle è un evento ricco di energia che però non è possibile osservare a occhio nudo

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"La collisione di due stelle è un evento ricco di energia che però non è possibile osservare a occhio nudo. Due stelle di neutroni si attraggono reciprocamente orbitando una intorno all'altra, disturbando lo spazio-tempo che le circonda ed emettendo onde di energia. Rallentano, si avvicinano e, quando sono molto vicine, iniziano a ruotare da centinaia a migliaia di volte al secondo. Quando si scontrano si muovono quasi alla velocità della luce e, anche se la collisione finale avviene dopo circa tre orbite in una frazione di secondo, sprigionerà più energia di quanta il Sole ne produrrà durante il suo intero ciclo vitale. Alla fine si formerà un buco nero."


Sapevo perfettamente dove stessimo andando.

Non dissi nulla e mi lasciai condurre dalla mano di Kaleb. Dita intrecciate tra loro come steli d'erba in un prato.

Sorrisi. Non credevo che lui sapesse che io, quella strada, l'avevo già percorsa un milione di volte. Sapevo a memoria quel percorso, gli alberi che ci circondavano, i fiori che potevi trovare sul sentiero. E, soprattutto, nessuno meglio di me conosceva bene la nostra destinazione.

«Ti piace qui?» mi domandò.

Se mi piaceva? Era il mio posto preferito nell'intero mondo.

«Molto, sì».

Kaleb mi strinse di più la mano.

Continuammo a camminare. Il buio intorno a noi non mi faceva paura. Conoscevo abbastanza bene quel bosco da sapere che, molto presto, saremmo arrivati.

Sentivo la natura che mi chiamava. Gli uccellini che davano la buonanotte all'Universo. Le prime stelle che spuntavano in cielo. I rumori della foresta che andava a dormire. La notte che calava sul mondo.

Un posto così magico. Un mondo tutto per noi.

Quando arrivammo alla radura, il cielo veniva illuminato solo dalla luce della Luna. Il Sole era calato e tutte le altre stelle avevano preso il suo posto, risplendendo nel firmamento con la loro bianca figura. Sembravano quasi danzare apposta per noi.

«Ti ricordi?» chiese Kaleb, alzando gli occhi al cielo. Io avevo già da tempo il naso all'insù. «Ricordi quando ci siamo incontrati qui la prima volta?»

«Sì,» annuii. «è stato un bel pomeriggio».

Kaleb si voltò verso di me. Impiegai tutta la mia forza di volontà per non fare altrettanto. I miei occhi rimasero fissi sul cielo.

«È un problema, però» continuò lui.

Troppo confusa, portai i miei occhi nei suoi. La luce lunare gli faceva risplendere il volto. Le sue iridi sembravano urlare di un fuoco incandescente. Tutto, in lui, stava cercando di uscire. Di dire qualcosa. Di farsi sentire.

«Un problema?»

Kaleb annuì. Riportò poi gli occhi verso il cielo e chiuse le palpebre. Prese un profondo respiro e la notte entrò in lui. Ora erano una cosa sola.

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