18. Mani fredde, cuore caldo

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"Alcuni scienziati della Nasa del team della Wise hanno scoperto sei nane Y, stelle così fredde da avere temperature superficiali non più alte di quelle del corpo umano

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"Alcuni scienziati della Nasa del team della Wise hanno scoperto sei nane Y, stelle così fredde da avere temperature superficiali non più alte di quelle del corpo umano. Queste stelle sono le più fredde tra le nane brune, oggetti di massa troppo piccola per accendere le reazioni di fusione nucleare che consentono alle stelle di splendere ed irradiare energia: si devono quindi limitare a una debole emissione nell'infrarosso. Possiedono atmosfere simili a quelle dei pianeti giganti gassosi ma sono più facili da rilevare perchè sono isolate nello spazio e non confuse nell'alone luminoso di una stella parente. Sono, quindi, stelle fredde come la nostra pelle."


«Devi fare una disequazione per verificare secondo quali valori la K è secante o esterna. Se invece è tangente devi fare una semplice equazione».

«'Semplice' lo dici a tua sorella».

«Lo sto facendo».

«Mi consideri tua sorella?»

Finsi di pensarci un po' su. «Ogni tanto. Non quando mi chiedi di spiegarti matematica».

Ness sbuffò infastidita, lanciando la penna sul tavolo. «In realtà» mi contraddisse, puntandomi un dito contro, «ti ho chiesto se mi potessi fare i compiti, non di spiegarmeli».

«Senti-» iniziai, ma venni interrotta dal campanello che squillò. 

Ness schizzò in piedi. «Vado io!»

Da brava padrona di casa qual era, si allontanò in gran fretta – per sfuggire alla maledizione delle parabole, poco ma sicuro. Era sabato pomeriggio ed eravamo nel salotto di casa Delorence a studiare. Non ero tornata alla Tenuta dopo giovedì, non dopo l'incontro con Victor. Mi ero rifiutata. Sarei stata con la mia migliore amica finchè non mi avesse cacciata a calci in culo. 

Stavo ricontrollando i calcoli successivi che avrei dovuto spiegare a Ness quando lei tornò. Sollevai la testa ma, qualunque cosa volessi dire, morì sulle mie labbra. Era raggiante, con un sorriso che le partiva da un occhio e finiva nell'altro. 

«Che cosa succede?» mi azzardai a chiedere. 

Lei mi si avvicinò e afferrò il mio braccio, tirandomi in piedi. «È per te».

Sollevai le sopracciglia. «Per me?»

Ness annuì, trascinandomi all'ingresso. Saltellava come una bambina. 

Stavo per chiederle cosa diavolo le prendesse quando lo vidi. 

Kaleb era in piedi davanti alla porta. Indossava una semplice felpa, come se fosse immune al freddo esterno, un paio di jeans e un cappellino nero da cui fuoriuscivano dei ciuffi scuri di capelli. Al collo portava il borsone degli allenamenti che gli ciondolava sul fianco. 

Appena mi vide mi sorrise e mi sentii arrossire sotto i suoi occhi color nocciola. 

«Eccola qui!» mi annunciò Ness. 

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