"Nell'antichità si credeva che la luce di Venere provenisse da due pianeti distinti. A essi, infatti, ci si riferiva con due nomi differenti: Vespertina – il pianeta serale – e Lucifero – quello mattutino. Fu Pitagora a scoprire che, in realtà, i due erano uno che si disponeva prima o dopo il Sole, apparendo all'alba o al tramonto a seconda della sua posizione momentanea rispetto alla nostra stella. Proprio per questo continuo apparire e scomparire con la notte valse a Venere la nomea di stella complice dell'amore e degli amanti."Non riuscivo a dormire.
La sveglia sul comodino segnava l'una e un quarto di notte e io tenevo le palpebre spalancate, come se si rifiutassero di concedermi un po' di pace.
La casa era immersa nel silenzio. L'unico rumore presente tra quelle pareti era il fruscio delle coperte ogni volta che mi muovevo.
Mi rigiravo e rigiravo in un letto non mio perchè, a meno di dieci metri da me, c'era Kaleb. Il proprietario di quel maledetto letto nel quale ero sdraiata.
Non facevo altro che pensare a lui. Alle sue mani che mi toccavano. Ai suoi occhi gentili e pieni di mute promesse. Al suo respiro che mi accarezzava la pelle.
La mia mente era sua.
E non facevo altro che desiderare di più.
Volevo di più. Lo necessitavo.
Avevo bisogno che mi guardasse. Che mi toccasse. Che mi baciasse.
Volevo le sue mani su ogni angolo del mio corpo.
Volevo sentire i brividi scorrermi lungo la schiena per la sua vicinanza.
Volevo immergere le dita nei suoi capelli e sentire se fossero davvero setosi come m'immaginavo.
Volevo toccarlo, passare le dita sui suoi muscoli scolpiti, rifugiarmi nel suo abbraccio.
Volevo le sue labbra sulle mie.
E non riuscivo a smettere di pensarci. Mi chiesi quando fosse iniziato, quando mi ero resa conto che io, Kaleb, lo desideravo ardentemente. Non era più una semplice cotta, ma una vera e propria infatuazione. Era stata quella sera? O forse a casa di Ness? Oppure quella volta nello sgabuzzino...
Non sapevo che cosa volesse dire essere attratti da qualcuno. Lui mi era sempre piaciuto in quell'unico modo. Non ero a conoscenza del fatto che potessero esisterne altri. Era così, quindi? Lo desideravo?
Era la prima volta in vita mia che facevo pensieri del genere.
Certo, avevo immaginato più volte come sarebbe stato baciarlo, ma mi ero sempre fermata lì. Il resto era un confine invalicabile che la mia testa si rifiutava di sorpassare. Ma ora l'avevo fatto e mi domandai, per la prima volta, come sarebbe stato sentirlo dentro di me.
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Under the Stars
Подростковая литература/stél·la/ sostantivo femminile Corpo celeste dotato, a differenza dei pianeti, di luce propria. In una piccola cittadina del Vermont - così insignificante che a volte non viene nemmeno riportata sulle mappe - esiste una villa gigantesca. Viene chia...