"Come tutti sanno, l'eroe greco Ercole dovette affrontare dodici fatiche per espiare il fatto di essersi reso colpevole della morte della sua famiglia. La seconda impresa è una delle più famose: lo scontro con l'Idra, un drago gigantesco dalle molte teste, capaci di rinascere doppie una volta tagliate. La creatura era accudita dalla dea Era, che voleva uccidere Ercole perchè frutto del tradimento di suo marito Zeus con Alcmena. Per battere la creatura, l'eroe si fece aiutare da suo nipote Iolao: ogni volta che Ercole tagliava una testa, il ragazzo si affrettava a bruciarle il collo così che non potessero ricrescere. Era, capendo che la sua Idra era in svantaggio, mandò il grande granchio Carcino, che si attaccò al piede di Ercole per distrarlo, eppure l'eroe riuscì a schiacciare il granchio e a vincere contro l'Idra. Dopo la vittoria, Era, impietosita dalle morti delle sue creature, le trasferì in cielo, rendendo il granchio Carcino il segno zodiacale del Cancro e l'Idra nella sua medesima costellazione."Ero riuscita a evitare tutti per due settimane. E per tutti, ovviamente, intendevo Kaleb. Non lo vedevo da quel lunedì, nel quale eravamo rimasti chiusi in uno sgabuzzino e ci eravamo abbracciati.
Abbracciati.
Non ci eravamo baciati.
Da un certo punto di vista era meglio così. Lui aveva reagito a quella... cosa... in modo allarmante, come se fosse stata la fine del mondo. Non osavo pensare che cosa avrebbe fatto se ci fossimo spinti oltre.
Quindi, per preservare la mia sanità mentale e la sua, gli ero stata alla larga più di quanto non avessi mai fatto. Avevo passato le settimane precedenti a studiare, studiare e studiare. Avevo recuperato letteratura – dopo quello che era successo con la professoressa Flix non volevo rischiare di trovarmi impreparata – e iniziato a rivedere il programma sia di matematica che di scienze. Mi ero tenuta la testa occupata abbastanza a lungo da smettere di pensare a Kaleb. Più o meno. Era costantemente nella mia mente, come un dannatissimo tarlo. Mi appariva tutto alla memoria nei momenti peggiori e non riuscivo a scacciarlo. Il peggio, però, avveniva la notte quando ero sola nel mio letto. Continuavo a sentire le sue parole, come un delizioso mantra che mi si era incollato nei ricordi.
«Tu nel buio vivi di luce e risplendi di ombre. La notte vede la vera te come il giorno non potrà mai fare. Tu sei oscurità e luce, tutto e niente. Tu sei la notte rivestita di stelle».
Non riuscivo a togliermelo dalla testa, per quanto ci provassi.
A quel punto era subentrata Ness.
Aveva capito che c'era qualcosa che non andasse per il verso giusto. Pensava fosse colpa di Archie o di Victor – magari addirittura di mia mamma – ma non mi aveva chiesto spiegazioni. Semplicemente mi aveva distratta per giorni, portando la mia mente da tutt'altra parte.
Come in quel momento.
«Guarda!»
Sbuffai. «Se tenessi ferma la mano vedrei».
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Under the Stars
Teen Fiction/stél·la/ sostantivo femminile Corpo celeste dotato, a differenza dei pianeti, di luce propria. In una piccola cittadina del Vermont - così insignificante che a volte non viene nemmeno riportata sulle mappe - esiste una villa gigantesca. Viene chia...