02. È sconsigliabile cenare di fianco a delle persone che tentano di ucciderti

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"L'osservazione del cielo ha da sempre influenzato le antiche civiltà di tutto il mondo – dai babilonesi agli egizi, dai greci ai celti, dai romani agli aztechi

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"L'osservazione del cielo ha da sempre influenzato le antiche civiltà di tutto il mondo – dai babilonesi agli egizi, dai greci ai celti, dai romani agli aztechi. Questo proiettare gli occhi verso il cielo ha dato origine alla cosmologia. I babilonesi, a partire dal 1200 a.C., furono tra i primi popoli a scandagliare il cielo notturno alla ricerca di astri da osservare. Eruditi e sacerdoti capirono ben presto che il Sole e la Luna non erano i soli globi luminosi ad abitare il grande blu sopra di loro. Il cielo notturno nascondeva migliaia di altri giganti, alcuni anche ben visibili a occhio nudo. Attribuendo significati mistici ai pianeti che osservavano con tanta attenzione, le caste sacerdotali diffusero le loro teorie e idee in merito alla loro presunta natura. Nacquero così le storie di quei misteriosi corpi luminosi, ritenuti divinità, e i loro nomi, che ben presto finirono per influenzare le culture del loro popolo e di tanti altri in tutto il continente euro-asiatico."











Non avevo la minima intenzione di trovarmi lì. Nemmeno una.

La verità era che non trovavo una singola motivazione per la quale dovessi essere seduta a quel tavolo, circondata da persone che non conoscevo e che non mi conoscevano. Mi sentivo in completo difetto.

Quando Victor era venuto a bussare alla porta della mia nuova camera, per un momento mi era sembrato di svenire. Non ero pronta e lui era così... così simile a me che mi era parso tutto terribilmente sbagliato. Ma lui mi aveva semplicemente detto che la cena sarebbe stata alle otto e di non fare tardi, altrimenti il cibo si sarebbe raffreddato. Erano diciassette anni che non mi vedeva e le prime parole che mi rivolgeva erano semplicemente un avvertimento per non fare tardi.

Ecco, ora si poteva facilmente intuire perchè non ero voluta uscire dalla mia stanza per le tre ore successive.

Io e Ness ci eravamo messe a chiacchierare su quell'enorme letto del quale ero improvvisamente munita. Avevamo parlato di tutto, di ogni genere di cosa non riguardasse Archie o Victor. Avevamo parlato della mia cotta platonica per Kaleb Lost, l'avevo innervosita accennando a Ray, il migliore amico di suo fratello che era il punto debole della mia migliore amica e della gita che il coach Russell organizzava tutti gli anni prima dell'inizio della scuola.

Poi era venuto il momento per Ness di andare a casa. Non avevo tutta quella confidenza con mio padre per chiedergli se lei potesse restare e la mia amica aveva capito. Lei capiva sempre.

Mi aveva aiutata a scegliere che vestiti indossare per la mia prima cena con Victor Bennett, il mio personalissimo donatore di sperma. Avevo tentato di convincerla a lasciarmi indossare i miei soliti jeans, ma Ness non aveva voluto sentire ragioni. Mi aveva buttato in faccia una gonna nera che non utilizzavo dall'avanti Cristo e una camicetta bianca. Non credevo nemmeno di avere quel genere di vestiti nel mio armadio, anzi, ero piuttosto sicura che fossero indumenti della mia amica.

Dopo una ventina di minuti di proteste, Ness era riuscita nel suo intento e, mentre mi stava piastrando i capelli, io mi ero infilata l'unico paio di stivali di pelle che possedessi. Almeno sul trucco non avevo ceduto e il mio viso non era stato per nulla deturpato da prodotti estetici di bassa qualità. Una vittoria per me.

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